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mercoledì 21 dicembre 2016

lunedì 5 dicembre 2016

Un NO costituzionale che non autorizza scorciatoie







I liberali sono molto lieti che i cittadini italiani abbiano partecipato in grande numero al voto referendario ed abbiano espresso la chiara volontà di voler riappropriarsi della sovranità che la proposta di riforma Renzi Boschi voleva ridurre stabilmente.
Questo giudizio assai positivo dei liberali sull'esito del referendum non consente peraltro di attribuire a quest'esito un significato che non ha e non può avere. E' invalicabile la differenza costituzionale tra il referendum (che attiene solo a un quesito relativo ad una legge votata in parlamento) e le elezioni politiche (che consentono attraverso il voto sulle liste di formare la rappresentanza parlamentare dei cittadini). Pertanto è inaccettabile far derivare dal NO la scelta di governi tecnici, dei M5S, della Lega o di altre cose analoghe. Per riportare il cittadino al centro della politica è indispensabile costruirla confrontandosi sui problemi reali. Del resto, il fatto che Renzi abbia aperto un'altra crisi extraparlamentare, non esclude affatto il rinvio al Parlamento, dove il PD e Renzi hanno ancora la maggioranza e dovranno dire cosa sono disposti a fare insieme agli altri (e non attraverso gli strappi per loro finora abituali). La scorciatoia dell'agitare bandiere senza preoccuparsi di definire le cose da fare aavvero, non è utile alla libera convivenza.

lunedì 28 novembre 2016

Comune di Livorno e registro condoglianze per il dittatore Castro : al ridicolo non c'è mai fine...

Il Comune di Livorno ha comunicato di aver istituito un "registro delle condoglianze per la morte del Comandante Fidel Alejandro Castro Ruz.".
Se non si trattasse di un dittatore protagonista di tragici decenni della storia recente l'iniziativa sarebbe anche simpatica.
Purtroppo però è, ci sia permesso il gioco di parole, tristemente ridicola.
Il vezzo di occuparsi dei fatti del mondo, occorre dirlo sinceramente, pare essere un complesso assai diffuso,non da oggi, negli enti locali che si sentono evidentemente "grandi" occupandosi di politica estera.
A Livorno, infatti, si ricorda ancora quella Circoscrizione che dalla sede di Corso Amedeo ebbe a "intimare", con nulli risultati,alla Tatcher il ritiro dalle Isole Falkland o Malvinas che dir si voglia.
Oggi si replica, sulla scia di iniziative che sembrano anche indirizzate a distrarre, seppur anche per poco, l'opinione pubblica dai grandi problemi della città dinanzi ai quali anche l'Amministrazione corrente arranca.

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Federazione dei Liberali - Livorno
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mercoledì 26 ottobre 2016

Referendum : le quattro ragioni del NO

Si riporta l'articolo di Raffaello Morelli pubblicato domenica 23 ottobre  da IL TIRRENO.


Desidero accogliere l'auspicio del primo fondo del Direttore: il Tirreno vuol fornire strumenti di analisi e di comprensione sul referendum.  Perciò ricordo che da oltre quattro mesi il nostro Comitato (sito www.perlelibertanoalpeggio.it ) ha lanciato  il manifesto "Per le libertà dei cittadini NO AL PEGGIO" e che è giorno per giorno confermato dai  comportamenti dai sostenitori del Sì. Innanzitutto, il NO alla proposta di riforma costituzionale è un giudizio nel merito di una riforma pericolosamente negativa. Non c'entrano niente renzismo ed antirenzismo. La Costituzione deve essere adeguata per dare più poteri ai cittadini e non stravolta con piglio autoritario per diminuirli.

Abbiamo indicato quattro ragioni generali di merito. Primo, la proposta di riforma cancella il bilanciamento dei poteri, accentrando  tutto nel Governo e nella figura del suo Capo, con un sistema autoritario senza contrappesi. Secondo, la proposta di riforma non supera affatto il bicameralismo, ma lo manipola in modo confuso, contorto e contradittorio, sottraendo sovranità al cittadino, affidando le nomine dei senatori alle Regioni, pur esse fonte di malgoverno e corruzione, senza permettere di dare indirizzi ai nominati, dunque il Senato neppure rappresenterà le Regioni. Terzo, la proposta di riforma è stata approvata da un Parlamento eletto con una legge dichiarata incostituzionale e riproduce, aggravandole, quelle stesse ragioni di incostituzionalità, cioè parlamentari scelti dai padroni dei partiti anziché dai cittadini. Quarto, la proposta di riforma peggiora la Costituzione vigente, perché diminuisce la capacità di rispondere ai bisogni di libertà del cittadino e complica le istituzioni.  Tali quattro ragioni generali di merito derivano da un confronto comma per comma tra la Costituzione vigente e la proposta di riforma, accompagnato da specifiche valutazioni, che è reperibile sul sito con un pdf da scaricare. Ogni cittadino può leggerlo da sé.

Insomma, riformare la Costituzione non significa cambiarla tanto per cambiarla, come vorrebbero i sostenitori del Sì. I quali enunciano solo le intenzioni mirabolanti  sulle cose che dicono di voler fare, non entrano mai nel merito della loro proposta di riforma e, disperati,  favoleggiano che la vittoria del No farebbe perdere all'Italia credibilità internazionale. A parte che, nelle ultime settimane, anche i quotidiani internazionali, in testa il Financial Times, danno giudizi negativi sulla proposta Renzi Boschi, la questione essenziale è che la credibilità deriva dalla capacità effettiva e non parolaia di affrontare i problemi reali. Cosa impossibile concependo la Costituzione come un'insalata di  formule magiche per drogare i cittadini con le speranze. La Costituzione deve essere un insieme coerente di regole per costruire il quadro del relazionarsi  tra cittadini sovrani. Le intenzioni,  praticando le formule magiche, eludono il come costruire davvero tali regole e, intanto, peggiorano nel profondo quelle   esistenti, rendendo così più difficile relazionarsi.

E' ridicolo preoccuparsi dei destini di Renzi, quando sono in ballo  quelli dei cittadini.


lunedì 19 settembre 2016

20 Settembre 1870 / 20 Settembre 2016 : una corona celebrativa della laicità civile









Martedì 20 settembre 2016,anniversario della Breccia di Porta Pia, in Piazza XX Settembre alle ore 11,00, quattro associazioni livornesi – Circolo Einaudi, Circolo Modigliani, Livorno delle Diversità e UAAR – deporranno una corona ai piedi della targa celebrativa per confermare che i  valori della laicità civile, alla prova dell'esperienza storica,  sono il sistema più efficace per far evolvere le condizioni di vita dei diversi cittadini nel convivere. 

 

Laicità civile  è affidarsi alla libertà dei singoli cittadini che scelgono confliggendo democraticamente sui fatti. Ciò costituisce l'alternativa più profonda al far dipendere iniziative e modifiche alle regole istituzionali  da un'autorità sovrastante a vario titolo  la libertà del cittadino. Per governare e convivere occorrono istituzioni e politiche tolleranti, rispettose, non rigide, dedite a ridurre le sacche di illibertà. Perciò, per evolvere con rapidità ed efficacia restando alla realtà dei fatti, va evitata ogni commistione tra lo Stato che struttura la convivenza e religioni. Le istituzioni vanno improntate alla neutralità, anche rispetto alle ideologie, alle elites, ai tecnocrati, e conservate efficienti nel tempo. Per riuscirvi non basta sviluppare in ogni  individuo la mentalità improntata al dubbio come strumento per esercitare il proprio spirito critico. Occorre altresì impegnarsi per far sì che le strutture istituzionali consentano e favoriscano di continuo la pratica di quella mentalità, evitando di affidarsi all'autorità o alla misericordia al di fuori della sfera religiosa. 

Lo scopo della laicità civile non è il proselitismo (massificante in sé) né l'opporsi alla propensione religiosa bensì il potenziare la pratica della libertà dei rapporti interpersonali tra diversi accrescendo il peso della politica delle idee nel dibattito pubblico, oggi ridotto a scontri tra gruppi di potere. 





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Federazione dei Liberali - Livorno
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lunedì 5 settembre 2016

L'apocalisse evocata dai disperati del Sì - di Raffaello Morelli

La disperazione per  la proposta di revisione costituzionale che avrebbe dovuto essere una cavalcata trionfale ed invece  trova ostacoli sempre più   insuperabili, ha indotto i fautori del Sì ad inventarsi uno scenario apocalittico innescato dalla vittoria del NO al referendum. L'Italia perderebbe la sua credibilità internazionale perché  incapace di fare le riforme  in campo istituzionale ed economico.  Certo, la disperazione  è cattiva consigliera, ma questa invenzione  tocca l'assurdo, andando perfino oltre il solito manipolare governativo via TV e stampa.  In un colpo solo  trascura l'essenziale ( che, al referendum d'autunno, è discutere nel merito del quesito) e imbastisce una favola priva di riscontri,  che  ridicolizza l'Italia.

E' una favole perché a livello internazionale chiedono  da molti anni all'Italia non coreografie e cortine fumogene bensì cambiamenti reali  di struttura che assicurino il rilancio dei servizi pubblici e dell'economia (cose che la proposta non affronta,   per affidarsi solo al governo ed escludere i cittadini). Questo se,  per livello internazionale, i disperati del Sì  intendessero le organizzazioni tipo UE, BCE, FMI. Se poi volessero riferirsi alle borse e alla finanza di speculazione computerizzata influente sugli organi di stampa, allora renderebbero esplicito l'intento di favorire manovre poco chiare drogando il funzionamento dei mercati a vantaggio delle grandi multinazionali finanziarie che prosperano sulle bolle speculative (cioè farebbero una pura e semplice operazione di potere). In ambo le ipotesi , peraltro, vogliono far credere agli italiani, che contano solo le intenzioni legislative dichiarate e sono irrilevanti gli effetti concreti  provocati dalle leggi approvate. Ciò è un grave errore  di principio e di pratica, dato che non migliorare le regole di continuo imbriglia in modo crescente lo sviluppo reale del paese. Appunto per questo occorre evitare l'approvazione della proposta di riforma costituzionale che ­– come prova l'esame del testo  – peggiorerebbe l'impianto istituzionale, non toccherebbe la struttura della spesa pubblica, accentrerebbe lo Stato umiliando la sovranità del cittadino. Il contrario del rilancio dei servizi pubblici e dell'economia. Restando per ora alla Costituzione vigente, si eviterebbe il peggio, si sconfiggerebbe la linea delle riforme a casaccio e si rafforzerebbe l'esigenza di riforme fondate sul confronto del merito dei problemi e non sullo spettacolo.

In sostanza, il ricorrere agli scenari apocalittici corrisponde all'idea che illudere pesi di più del costruire e che il clima dell'illusione si crei con gli effetti immaginifici a prescindere dal merito della proposta di revisione costituzionale. I disperati del Sì vorrebbero greggi da comandare e non cittadini sovrani da rappresentare.

Raffaello Morelli  -  Comitato NO al peggio

MI
Italia

lunedì 29 agosto 2016

La gabella (retroattiva) sui contrassegni, ultimo esempio della mancata "rivoluzione grillina" livornese

Dunque entro fine mese chi ha un contrassegno in deroga per le zone ZTL/ZSC è chiamato a pagare una gabella aggiuntiva e pure retroattiva.

Per carità, l'illegalità delle leggi tributarie retroattive sancita dallo Statuto del Contribuente è disinvoltamente violata periodicamente e indipendentemente dal colore del governante di turno, e anche se la gabella sui contrassegni non è ufficialmente tributo, ma in pratica lo è, il principio è comunque sano e rispettoso dei diritti del cittadino anche esulando dai meri rapporti tributari.

Quindi il grillismo livornese, con buona pace delle declamate istanze "rivoluzionarie", ripercorre almeno  in questo frangente vecchie vie della da lui vituperata vecchia politica.

Immaginiamo cosa sarebbe accaduto se un'Amministrazione di colore diverso avesse stabilito,come fatto a Livorno, un aumento secco, mediamente di 92,00€, come questo : probabilmente si sarebbe scomodato Grillo stesso con occhi strabuzzanti e bava alla bocca gridando, motivamente, allo scandalo.

Dirà il solerte funzionario, quello che sembra governare veramente Livorno in questi anni di disarmante debolezza della politica,che l'aumento è stato deliberato l'8 marzo 2016 (quindi prima del termine per pagare il rinnovo dei contrassegni posto a fine marzo) ma ciò non toglie che all'anno già iniziato ci si riferisca e che vi sia chi ha pagato anche prima della data della fatidica delibera.

Arzigogoli burocratici a parte viene comunque messo in discussione quel rapporto di rispetto dovuto al cittadino e che dovrebbe anche agevolare una certa fiducia in chi Amministra : a partita in corso,invece, si cambiano retroattivamente e a proprio vantaggio le regole pattuite, come se fosse lecito affittare una casa a qualcuno per un anno e poi,verso marzo, stabilire che si vuole l'aumento del canone ed esigerlo retroattivamente e per il resto del periodo per il quale si era pattuito diversamente (concedendo,nel caso dei contrassegni,al suddito-cittadino la facoltà,bontà loro,di restituire il tagliando ricevendo una quota di rimborso).

In perfetta linea di continuità con le precedenti Amministrazioni,poi, si continua a usare ipocritamente la definizione di "rimborso" applicata alla gabella sui tagliandi .

Treccani così spiega il verbo rimborsare: "il fatto di venire rimborsato di quanto si è speso".

Se nessuno in passato si è degnato di spiegare quali voci determinassero i costi dei tagliandi (ovviamente,essendo semplicemente un corrispettivo ) , come spiega questa Amministrazione,per vocazione politica teoricamente dedita alla massima trasparenza, questa voce e più che altro l'enorme aumento a freddo praticato?

Ovvero,quali aumenti hanno inciso così drammaticamente e repentinamente sui già misteriosi costi da "rimborsare" da portare, in media, da 58,00€ a150,00€ il costo?!

E' chiaro che non vi è risposta al quesito perchè si tratta semplicemente di manovre di cassa e di corrispettivi richiesti : a Lucca  schiettamente definiti  "tariffe" e a Pisa,tanto per fare due esempi vicini,altrettanto chiaramente  "acquisto".

Chissà, forse i sudditi avrebbero preferito essere trattati come cittadini,sentendosi dire schiettamente che da qualche i soldi vanno presi e che,come storicamente avviene (anche in questo caso senza discontinuità con vecchie logiche) , è più facile farlo sulla massa che non può scappare o nascondersi.

E questo è solo il primo tempo,in attesa della "grande riforma" che non sembra contenere un progetto politico ma,ancora una volta,una pura e semplice logica ragionieristica.

Gadi Polacco*

* cittadino, liberale e imprenditore



giovedì 4 agosto 2016

L’IMBROGLIO DEL SI dei SEDICENTI MODERATI







Nella prima settimana di agosto si agita molto la galassia dei parlamentari di area popolare e verdiniana,  eletti contro il  PD, passati ad appoggiare il PD, oggi decisivi per la maggioranza di Renzi. Dichiarano a gran voce di sostenere il SI alla proposta di riforma costituzionale, in modo da far vedere a Renzi che senza il loro voto perderebbe il referendum. Pertanto esigono un ulteriore riconoscimento del rilievo governativo dei moderati.
Siamo rocciosi sostenitori del NO ma non ci turbiamo del diverso parere di altri (è il bello della convivenza civile). A patto però che siano convinti della validità della proposta nel merito (contenti loro…) . Invece l'area popolare e verdiniana neppure ci pensa alla questione del merito della proposta e  senza infingimenti l'appoggia per una pura convenienze di potere. Così il loro comportamento è un inganno per i cittadini. L'inganno sta nel fatto che, per norma legale e per logica del vivere insieme, il referendum  del prossimo autunno è esclusivamente un quesito per scegliere se respingere od accettare la proposta di revisione costituzionale, non è un'elezione politica. Quindi non c'entrano nulla le convenienze politiche di potere, tanto più se espresse in nome dei moderati.
Una politica moderata lo è nelle idee e nei comportamenti. Nelle idee perché rifugge gli eccessi ideologici, statalisti, comunitari e privilegia il quieto vivere senza escludere il cambiare con cautela. E nei comportamenti perché non usa le imposizioni, non ama il leader sul cavallo bianco, evita i colpi di testa, esclude l'arbitrio fatto sistema, non cerca i meccanismi istituzionali confusi governati da burocrazie e clan. Tutti questi equilibri sono violati dal mischiare il referendum costituzionale di autunno con una sorta di elezione per il potere politico. Per il semplice motivo che nel referendum costituzionale il metro è il testo della proposta su cui si vota e non contano le intenzioni dichiarate di chi ha deciso il testo in Parlamento. Certo, il miscuglio sta bene a questi sedicenti moderati. Perché se ci si basa sul merito del testo, è impossibile negare il forte peggioramento della Costituzione indotto dalla proposta; mentre basandosi sulle intenzioni dichiarate, sparisce il significato del referendum come puntuale mezzo di scelta dato ai cittadini e si può usare la selva delle promesse di governo annunciate con enfasi e concepite in chiave plebiscitaria.
Mischiare referendum ed elezioni politiche non è un errore per specialisti, è un grave danno alla sovranità dei cittadini. Perciò i motivi del SI addotti dai sedicenti moderati di area popolare e di Verdini sono un imbroglio politico. Tutti i cittadini (liberali, conservatori, progressisti e anche i moderati) hanno interesse a che il conflitto politico democratico  per convivere si svolga sempre nel rispetto delle norme  vigenti. E il referendum secondo l'art. 138 riguarda solo il merito della proposta, non le intenzioni.
Raffaello MORELLI
Comitato NO AL PEGGIO

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venerdì 29 luglio 2016

Al Sindaco Nogarin la solidarieta' dei Liberali livornesi

‎La speranza e' ovviamente quella che si tratti di un gesto sconsiderato ma, comunque sia, e' inaccettabile l'uso della tentata intimidazione nel dibattito politico.
Non vi possono essere quindi tentennamenti, pur nella diversita' delle opinioni su tanti argomenti,nel porgere al Sindaco la nostra solidarieta' a fronte della minacciosa lettera anonima pervenutagli.
Liberali Livorno

mercoledì 27 luglio 2016

Sui contrassegni, nonostante i tanti discorsi,il Comune passa meramente alla cassa....

Molti discorsi, ipotesi, incontri, valutazioni,ipotesi di slittamento, un certo silenzio e  poi eccoci all'epilogo più scontato e tipico,magari anche confidando nel rilassamento della calura estiva : la gabella da pagarsi sui contrassegni in deroga entro fine mese.
Che si trattasse di una pura e semplice manovra di cassa, con tanti saluti alla nuova politica che il M5S urla di voler interpretare, era chiaro sin dall'inizio.
Provvedimento peraltro raffazzonato, con quella ridicola previsione di esporre la ricevuta della gabella accanto al contrassegno, ben al sole.....
Provvedimento che suscita una domanda :
- è lecito, in itinere, chiedere pagamenti aggiuntivi a chi,a suo tempo, ha ottemperato a quanto richiesto confidando ( confidare, ovvero avere piena fiducia....) nel fatto che la controparte rispetti quanto pattuito sino a scadenza? Cui auguriamo che chi di dovere vagli,da un punto di vista legale, la questione;
Sicuramente un modo di fare che qualcuno potrebbe definire da "vecchia politica" e che marca ulteriormente la sfiducia del cittadino nei confronti dell'ente locale che cambia le regole,a suo favore, a gioco iniziato.
Se questo è il nuovo che avanza......
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Federazione dei Liberali - Livorno
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domenica 17 luglio 2016

IL LIBERALISMO E LE CRISI DEL CAMBIARE , di Raffaello Morelli



L'articolo dell'economista della sinistra cattolica Grassini  "Il liberalismo scaricato dai liberali",  è l'ennesimo grido di dolore di chi non riesce a capacitarsi dell'inesistenza di terapie fisse per affrontare le cose del mondo. L'occasione è constatare che molti chiedono interventi per ridurre le diseguaglianze nelle retribuzioni: dal giornale di matrice liberale The Economist (non si è fatto abbastanza per aiutare quelli restati indietro con la globalizzazione), ai programmi esposti sia dalla progressista Clinton che dalla conservatrice May (ambedue critiche del capitalismo finanziario).

Grassini dubita molto che ridurre la forbice tra le retribuzioni tra i massimi dirigenti e i dipendenti al 10-15% di quella attuale, possa ridurre i rischi dei meno abbienti. E ciò perché restano comunque aperte questioni  operative di rilievo ed in particolare le due principali, i valori e la solidarietà, che, secondo il professore, ci sarebbero tra la gente ma non tra i dirigenti, che si dilaniano con gli avversari. Così Grassini conclude "non è vero quel che diceva il padre intellettuale del liberalismo Adamo Smith, che la ricerca dell'interesse personale porta al bene collettivo".

Il nodo sta qui. Tre secoli dopo Adam Smith, l'esperienza ha confermato in pieno la sua indicazione e mostrato che adottandola l'umanità ha compiuto passi avanti notevoli. Insomma,  a portare il bene collettivo  non è il potere (che all'epoca di Smith era l'unico sistema di convivere) bensì la ricerca dell'interesse personale di ciascun convivente. Attenzione, assumere tale criterio equivale ad abbandonare ogni aspirazione a modelli sganciati dai fatti e definitivi ed inoltre a dedicare molte energie ad escogitare le regole  di vario genere più funzionali a consentire che quegli interessi (dato che gli individui sono diversi e moltissimi) possano al meglio esprimersi, relazionarsi ed anche essere soggetti alle valutazioni  altrui circa i loro effetti.

Dunque, i non liberali non devono preoccuparsi che i liberali scarichino il liberalismo. Preoccuparsi sarebbe giustificato se non valesse il principio di Adam Smith e anche i liberali ricercassero  un modello sicuro e definitivo. Ma i liberali sono ben consapevoli che un modello di questo tipo non può esistere e che gli interessi individuali sono connaturati con la crisi dell'incessante cambiare al passar del tempo. Per i liberali, ogni struttura – istituzionale, economico finanziaria, sociale, formativa dei singoli cittadini – è soggetta ad evolvere. Il problema civile è accompagnare questo evolvere in modo che restino sempre rispettate le condizioni libere di relazionarsi e di effettuare le scelte con un voto a testa valutando i risultati. In ciò sta il valore del conflitto democratico e il senso della solidarietà.

Non a caso il non liberale prof. Guazzini, nella chiusura, ventila che il problema è degli altri. "In tanti hanno cercato, senza riuscirci, vie alternative (ad Adamo Smith, ndr). Molti, vedi Marx, hanno prodotto solo disastri. Speriamo che questa volta vada meglio". Appunto. Non può andare meglio se non si accetta il criterio del metodo liberale della convivenza governata dalle iniziative e dalle scelte individuali.




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martedì 10 maggio 2016

Unione Europea e radici cristiane



Si trasmette un articolo di Raffaello Morelli che replica a chi sostiene tesi contrarie alla separazione Stato religioni.

L'articolo del Prof. Emanuele Rossi "Il Papa, l'UE e le radici cristiane"  è un esempio di scuola del come spingere la commistione Stato religioni. L'autore prende spunto dal discorso di Francesco  quando gli è stato consegnato il premio Carlo Magno, per sostenere che la società europea deve avere interesse ai valori delle radici cristiane dei sogni religiosi di Francesco per realizzarli negli ordinamenti civili.

Però, la tesi della commistione Stato religioni è contraddetta da tempo dall'esperienza storica. Che prova come la commistione – vale a dire non separare Stato religioni e affidarsi all'autorità della fede anche nel civile  – porti a risultati negativi nella convivenza, rallentando moltissimo il suo migliorare, se non impedendolo. Il criterio propulsivo della convivenze è affidarsi alla libertà del cittadino, all'esercizio del suo senso critico, al suo confliggere democratico.

Il prof. Rossi richiama il Papa che  chiede all'Europa la capacità di integrare, di dialogare e di generare, (cioè cose attinenti i dettami della comunità cattolica) ma non chiede di svolgere la funzione primaria e più innovativa dell'UE (cioè la capacità di costruire attraverso le regole e le iniziative politiche le condizioni favorevoli per la convivenza tra cittadini diversi e i loro variegati apporti individuali).

Il Prof. Rossi auspica che l'Europa condivida i sogni religiosi del Papa. Così trascura che la politica non deve mai essere sogno, bensì concreta proposta operativa (valutabile) per affrontare il problema di come convivere al momento e in prospettiva. Perché i sogni rinviano sempre i problemi ad un futuro indefinito e nel frattempo privilegiano un'autorità che con quella scusa soffoca la libertà del cittadino. Per questi motivi l'Europa ha rifiutato di inserire nella propria Carta il principio delle radici cristiane, voluto dai fautori della commistione Stato religioni (ricordate le richieste dell'Italia di Fini, Giuliano Amato e Berlusconi?).  E' la fermezza dell'Europa sul volere  il separatismo Stato religioni, cioè la neutralità istituzionale, che, in occasione del premio, ha indotto Papa Francesco a non chiederla più.

Coltivare i sogni al di fuori della sfera religiosa, significa rifiutare la storia della libera convivenza nel suo manifestarsi più significativo. Che è irrobustire conoscenza e cambiamento, quali precondizione del mantenersi vitali, aperti al futuro e capaci di affrontare le sfide dei bisogni quotidiani a cominciare dai mezzi per curarsi e  lavorare. Il nucleo valoriale da rispettare sempre ed ovunque non è quello dei sogni religiosi. E' riconoscere gli apporti dei diversi cittadini individui  quale motore permanente della conoscenza e del cambiamento, e la sola possibilità di sviluppare il futuro di una convivenza. 




mercoledì 27 aprile 2016

Almeno parole coraggiose









COMUNICATO


"Il Consigliere Ruggeri, seppur sollecitato da una sua vicenda personale, ha avuto il coraggio di denunciare nell'aula consiliare l'inopportuna ingerenza del Prefetto, che  ha ritenuto di dover sollecitare per scritto al Presidente del Consiglio Comunale l'esame delle condizioni di eleggibilità di quattro consiglieri messe in dubbio da una lettere anonima. In una democrazia libera, soggetta solo alle leggi e certo non ai privilegi di partito o agli ammicchi di funzionari pubblici nell'ombra, le denunce anonime si cestinano, perché la democrazia è trasparenza civile e non intrigante delazione. Nella fattispecie con la specifica aggravante che, effettuato l'esame forzato, sono emersi tre casi sanabili  facilmente (uno meno) tutti ascrivibili alla scarsa professionalità e oscurità procedurale dell'apparato, e comunque rientranti, qualora sussistenti, nelle competenze del Consiglio Comunale per legge titolare delle eventuali decadenze. 

Pare uno scherzo della cronaca che proprio colui che era candidato Sindaco del PD si sia trovato a dover difendere l'onore del Consiglio Comunale dall'ingerenza prefettizia e dal clima ammorbato di una lotta politica che anche le minoranze consiliari non riescono a far emergere dalla palude degli anatemi conformisti di un potere ossessionato dal non esserci più.

Raffaello Morelli, Liberali"


mercoledì 6 aprile 2016

Il caso di Piombino : indagini penali e sanitarie


Il clamore mediatico sulla vicenda dei 13 pazienti morti in 18 mesi all'Ospedale di Piombino per accertate cause non naturali, ha connotati quasi esclusivamente  gialli: il killer accusato è o no il vero killer? Sta invece pressoché nel dimenticatoio il vero tema forte e preoccupante, e cioè il significato della stessa vicenda riguardo a come è organizzato il nostro convivere.

Perché la tragedia all'Ospedale di Piombino non è stata un'azione improvvisa e  imprevedibile di persone dedite a colpire  quelli da loro disprezzati. Fin dalla morte della prima vittima, il laboratorio dell'Ospedale ha scritto che nel cadavere i parametri della coagulazione erano sballati. Quindi sussisteva una grave anomalia, confermata subito dal primario del reparto. Fino a qui un caso medico da chiarire. Però un quadro identico si è ripetuto settimane dopo (e per altri 18 mesi) senza che, a parte le indagini penali, venisse mai affrontato l'irrefutabile nodo di natura sanitaria. Vale a dire che all'Ospedale di Piombino – non a quelli di Campiglia, di Cecina, di Follonica, di Massa Marittima, di Livorno, di Grosseto – si verificavano in un certo reparto decessi di pazienti non terminali in cui i cadaveri presentavano le medesime caratteristiche sballate di coagulazione.  

 Sta qui il nodo preoccupante per il nostro convivere. Di fronte ad un evidente e circoscritto problema sanitario, ci si è affidati alle indagini penali per individuare i colpevoli senza preoccuparsi nel frattempo di intervenire in modo netto sulla struttura fisica ed organizzativa del luogo di cura  ove si concentravano i decessi. Perché l'abito mentale italiano confezionato sul mito della verità e non sulla pratica di stare ai fatti, ha portato per privilegi professionali, sindacali, burocratici, in attesa delle indagini della magistratura, ad escludere ogni responsabilità degli addetti (insospettabili a prescindere) e quindi a non far nulla nel reparto.  Con questo criterio, che confonde la ricerca della verità e della responsabilità penale (magari ottenendo risultati dopo anni) con i ritmi effettivi della vita reale e i suoi potenziali pericoli (talvolta incombenti, come nel caso), si è permesso che  da una vittima si  giungesse a 13 (quelle note).

Le povere vittime di Piombino fanno suonare un campanello di allarme sul nostro convivere. Nella convivenza il rispetto delle regole è essenziale, a patto di coglierne davvero la natura.  Le regole riguardano il modo di confrontarsi tra cittadini a proposito degli effettivi problemi del vivere e non devono trasformarsi in una sovrastruttura rigida per  dare il ritmo alle cose del mondo anche a costo di staccarsi dalla realtà dei fatti e di far chiudere gli occhi su insorgenze endemiche della sanità.




martedì 5 aprile 2016

Solidali con il Sindaco Nogarin

Appreso dell'atto vandalico ‎ contro l'auto del Sindaco non possiamo,come accadde anche nei confronti del suo predecessore minacciato da anonimi,non essere solidali con Filippo Nogarin e famiglia.
Ci auguriamo che vengano esclusi , esperite le indagini, moventi di astio politico che non sarebbero comunque accettabili,anche nel quadro di dure e legittime contrapposizioni politiche.
Liberali Livorno

venerdì 18 marzo 2016

Lettera al Presidente del Consiglio Comunale di Livorno : l'importanza delle regole nella democrazia.




Caro Presidente,

alla notizia che il Ministero ha sancito la piena validità della terza votazione con cui due mesi fa il Consiglio Comunale aveva eletto il successore della Cepparello, Lei ha detto "sono sollevato che il parere sia arrivato dopo l'elezione perché così è stata la politica a decidere e non il ministero". Desideriamo segnalarLe che con questo commento Lei ha ottenuto l'effetto contrario, e cioè  discreditare la funzione politica.

Infatti Lei ricorderà che due mesi fa i Liberali  sostennero, anche sulla stampa, che, ,avendo ottenuto 16 voti ,  il Consigliere Esposito  era stato regolarmente eletto alla terza  votazione Presidente del Consiglio Comunale, in applicazione dello Statuto del Comune. Siccome il Presidente uscente Cepparello insieme alla Conferenza dei capigruppo, nonostante il parere del Segretario Generale, sostenevano invece che occorreva un'altra votazione, lo stesso consigliere interpellò formalmente il prefetto incontrandolo insieme al Presidente uscente. E il Prefetto se ne lavò le mani, lasciando fare alla Cepparello una quarta votazione ed inoltrando  al Ministero un quesito in materia.

Il Suo commento odierno, Signor Presidente, vorrebbe far credere che la politica abbia deciso. In realtà, finge di non accorgersi che l'eletto è sì lo stesso – alla terza e alla quarta votazione due settimane dopo – ma che la procedura seguita è del tutto diversa: in base allo Statuto nella terza votazione e contro lo Statuto nella quarta. Siccome quale Presidente del Consiglio  Lei ha il compito di far rispettare le regole procedurali, il suo commento significa che per Lei il rispetto delle procedure è una variabile senza importanza, come per chi l'ha preceduto. Pare apprezzate  solo le decisioni della forza numerica e non delle regole. A punto che, pur avendo interesse di persona, ha preferito soprassedere sul risultato della terza votazione, per accettare la violazione dello Statuto e affidarsi ad una prova di forza assembleare. Meglio essere eletto irregolarmente che regolarmente.

Desideriamo sottolineare che, con una simile mentalità, si accresce il discredito per una politica che non perde occasione per violare le norme della convivenza. Il che ci lascia preoccupati come cittadini.

Con i migliori saluti

LiberaliLivorno



martedì 15 marzo 2016

BALZELLO CONTRASSEGNI E DICHIARAZIONE ASSESSORE LEMMETTI

In genere l'assessore Lemmetti indica la rotta dell'Amministrazione, dunque dovrebbe essere attendibile. In questa ipotesi, la sua frase in Commissione, "la giunta ha in programma di finanziare le linee del bus gratuito attraverso l'emissione dei nuovi tagliandi ZTL" , rivela l'insano intento della Giunta di violare gli uguali diritti dei livornesi. Perché questo significa far finanziare solo ad alcuni – i residenti nelle zone a traffico limitato  e i paganti in deroga– la futura gratuità di un servizio pubblico erogato a tutti i residenti.

Un simile intento è una scelta assai preoccupante, dato che l'autonomia amministrativa del Comune va salvaguardata  all'interno  dei principi costituzionali. Quindi, i servizi pubblici che l'Amministrazione vuole erogare devono essere finanziati con l'imposizione generale e non fatti gravare solo su alcuni. Se la Giunta sceglie la strada dei trasporti gratuiti su gomma ha tutto il diritto di sceglierla (al di là della sua opportunità ), però ha l'obbligo di finanziarla con le entrate derivanti dalle tasche di tutti. Lo stesso va fatto se la Giunta vuole spingere  professionisti, imprenditori, lavoratori e commercianti  ad utilizzare meno i quartieri a traffico limitato. Le risorse necessarie non vanno chieste solo ad alcuni, per di più tartassando i cittadini colpevoli solo di risiedere in quelle zone.

Simili evidenti strafalcioni rendono chiaro che la Giunta si sta affannando a giustificare lo stravagante  gonfiaggio dei contrassegni cui è stata indotta per fare cassa da una burocrazia semplificatrice. Invece, Nogarin ed assessori , farebbero meglio a riformulare il provvedimento sui contrassegni ZTL.

Liberali Livorno


venerdì 11 marzo 2016

Balzello contrassegni,all'insegna della ragioneria.

I forti aumenti annunciati dal Sindaco per i contrassegni auto nelle zone a traffico limitato sono, nonostante lui affermi il contrario, il classico provvedimento burocratico per far cassa, non badando né a questioni di cittadinanza né all' equità nell' imporre. Se infatti la decisione fosse rientrata in un programma amministrativo del M5S, sarebbe stata di ammontare ragionevole e formulata in modo coerente seppur discutibile, del tipo  aumento generale delle imposte in città oppure imposte equilibrate riferite all'entrare dei non residenti nelle zone a traffico limitato.

Invece, tentando di nascondersi dietro la foglia di fico che ci si comporterebbe così in altre città (cioè come se non esistesse l'autonomia municipale e ogni realtà fosse uguale), si sono decisi aumenti da tre a sette volte, senza fare significativa distinzione per i residenti. In questa maniera si conta di toccare un gettito intorno al milione  e mezzo di euro solo nel primo anno quando le aliquote saranno la metà. Un simile comportamento da l'impressione che gli estensori del provvedimento ritengano una sorta di peccato da sanare con una indulgenza pecuniaria il risiedere in zone regolamentate o esercitarvi attività imprenditoriali, lavorative e professionali. Del tutto disdicevole è poi il privilegio confessionale dato a tutte le autorità religiose di poter fruire di riduzioni tra il 40 % e il  60 %. Nel complesso, i contrassegni non più gratuiti e con importi gonfiati sollevano anche dubbi di legittimità per quanto attiene ai residenti, che vengono inibiti nell'uso dei loro beni attuando un'imposizione pecuniaria che li discrimina rispetto al altri cittadini residenti in altre zone, così violando criteri di equanimità civica.

Ai liberali pare opportuno che tale provvedimento venga rivisto al ribasso, almeno per le attività lavorative e per la prima auto dei residenti, per i quali non esiste possibilità di sottrarsi. Ed infine, si deve anche rilevare l'inopportunità giuridico amministrativa che si chiedano i conguagli anche per i contrassegni consegnati 2016 prima dell'arrivo di questa nuova normativa.

Nel complesso, è evidente che questo episodio del rincaro dei contrassegni sia una conferma che Il Sindaco e la Giunta non sono in grado nell'amministrazione quotidiana di controllare  i comportamenti delle strutture, che fanno il bello e cattivo tempo giungendo anche, come hanno fatto quattro alti dirigenti, ad attaccare il Sindaco sui giornali per non essersi adeguato alle loro indicazioni. 

Liberali Livorno




venerdì 26 febbraio 2016

Il NO al referendum è un NO al cesarismo

Un articolo di Raffaello MORELLI  pubblicato sulla rivista Non Credo n .41 e riportato sulla sua Biblioteca on line

 

Nel  prossimo semestre, il tema dominante nel dibattito politico – nonostante le Amministrative e salvo politiche anticipate – sarà il referendum sulla riforma Costituzionale modello Renzi. Riguarda tutti i cittadini, ma particolarmente i laici. Innanzitutto perché è una tipica manifestazione laica il partecipare civile finalizzato al decidere; e nella fattispecie perché in ballo c'è un nuovo tipo di democrazia.

Quanto alla partecipazione, non va trascurato il suo diverso significato per i laici e  nell'ambito ecclesiale. Nella Chiesa essa significa solo far parte della discussione su un certo tema, non decidere. Ad esempio, l'Università Gregoriana ha tenuto a febbraio un dibattito di livello sul celibato sacerdotale, tema assai sentito in Vaticano sulla scia delle scarse vocazioni (per cui diverse comunità di fedeli della Chiesa Latina  non dispongono di sacerdoti per celebrare i sacramenti). Vi è stato ribadito che, oltre la non rinunciabile dottrina, ogni decisione in materia compete al Papa. Solo lui può consentire eccezioni, come fu fatto qualche anno fa (per consentire l'esercizio della funzione sacerdotale agli anglicani convertiti) e poi due anni fa (per consentirla al clero Medioorientale). La partecipazione laica, viceversa, non è scindibile dal decidere  su quanto si discute.

Tale principio laico va tutelato con fermezza. E per tutelarlo non è possibile sottrarsi alla sfida del prossimo referendum popolare. Per almeno due gruppi di motivi. Uno è che è importante anche valutare il modo con cui è stato selezionato l'oggetto su cui decidere, siccome anche per il selezionare vale il principio della decisione partecipata. L'altro gruppo è il merito della riforma, vale a dire se la democrazia configurata accresce oppure diminuisce il  legame istituzionale alle decisioni dei cittadini.

Nel primo gruppo, rientra il marchio della sentenza  n.1/2014 della Corte Costituzionale sull'iter parlamentare della riforma di  Renzi. La legge elettorale con cui è stato eletto il parlamento attuale è illegittima (per cui lo è l'elezione di moltissime Idiecine di parlamentari).  A parte l'acceso dibattito sulla continuità legale del parlamento dopo la sentenza (la Costituzione non attribuisce alla Corte il potere di stabilire gli effetti delle proprie sentenze), non c'è dubbio sulla fortissima inopportunità politica che l'attuale parlamento – non rispettoso delle norme costituzionali sulla rappresentatività – addirittura legiferi nel delicatissimo campo della Costituzione, competenza spettante al Parlamento legittimamente composto. La sovranità democratica è solo del cittadino, e , non rispettando la Costituzione, si avvia la spirale del suo raggiro. In sostanza è ciò che sta facendo Renzi, varando una riforma con un parlamento politicamente non legittimato a vararla, dato che ogni sentenza di incostituzionalità vige dal giorno dopo la sua pubblicazione. Oltretutto, non è la prima volta. Un anno fa, nel caso della sentenza sul blocco incostituzionale di indicizzazione delle pensioni, il governo Renzi non ha rispettato la sentenza e non ha restituito interamente il non erogato ai pensionati. In conclusione, già dal primo gruppo di motivi per tutelare il principio del far decidere ai cittadini, consegue per i laici la necessità  del NO al referendum popolare di autunno al fine di evitare che la sovranità del cittadino venga strangolata.

Poi c'è il secondo gruppo di motivi, quello sul tipo di democrazia post riforma costituzionale modello Renzi. Adeguare le regole della convivenza, di cui la Costituzione è la più importante, è indispensabile per mantenere operativa di continuo la cultura laica migliorando i criteri di convivenza. Però non serve un adeguamento qualsiasi, che può avere esiti pericolosi quando quei criteri li peggiora in partenza. E nel progetto di riforma della Costituzione sottoposto a referendum, i contenuti di merito  negativi sono dilaganti (oltre al non sfiorare l'indecoroso art.7).

Limitandomi qui a sintetizzarli, posso citare il farraginoso ed incompiuto superamento del bicameralismo perfetto, la forte riduzione delle competenze del Senato (a cominciare dal rimuoverne la rappresentanza della Nazione e dal togliere l'approvare il bilancio dello Stato) articolata  in modo assai poco funzionale e talvolta confuso, la  nuova composizione del Senato non affidata al voto diretto dei cittadini con il conseguente minor peso di quel voto anche nella scelta dei giudici della Corte Costituzionale , l'aumento delle firme per promuovere la iniziativa popolare e sul referendum abrogativo, gli accresciuti privilegi parlamentari del Governo, l'introdurre il parere preventivo (frettoloso) della Corte Costituzionale prima di emanare una nuova legge in specie sulle elezioni politiche, l'abolizione dell'organo consulente socioeconomico del parlamento, l'ammiccare al criterio di  attribuire i costi della politica solo agli eletti regionali e non al funzionamento burocratico, la minuziosità normativa inadatta in sede di Costituzione e perfino alcune stecche tecniche.

Tenuto infine conto che tutto ciò si incrocia  con il nuovo sistema elettorale maggioritario di liste con forti premi in seggi, è indubbio che la nuova riforma costituzionale configurerebbe una democrazia claudicante, imperniata su una concezione cesarista e accentratrice, lontana dal controllo partecipato del cittadino e dal criterio della rappresentanza parlamentare, attenta principalmente alle esigenze delle strutture di potere del momento.

In quadro del genere, è fisiologico che i laici si impegnino con fermezza per il No al referendum popolare e che nel farlo non cedano alle impostazioni della sinistra cattolica, secondo cui la Costituzione sarebbe intangibile perché la più bella del mondo. Anche la Costituzione in vigore ha storture che è opportuno riformare, ma solo per accrescere la libertà del cittadino nella convivenza, non per restringerla ancor più.

venerdì 8 gennaio 2016

Livorno necessita di un accordo di "salvezza cittadina"




La presa di posizione pubblica del coordinatore di Città Diversa,fissata poi dalle chiare dichiarazioni in Consiglio Comunale di Marco Cannito, ha  opportunamente tolto ogni residua prospettiva al tentativo del Sindaco: voleva allargare la maggioranza attraverso le indiscrezioni mirabolanti sui posti  senza mai  far cenno alla disponibilità di un significativo cambio nelle priorità programmatiche. Nelle medesime ore,  le defezioni politiche già avvenute nel gruppo consiliare M5S  e l'avvicendamento d'altro genere  a breve, spingono a concludere che  il Sindaco non ha più una maggioranza numerica sicura. Il che non scalfisce il ruolo istituzionale affidatogli dalla legge, ma rende ancor più precaria la sua azione fin qui conservatrice e incerta, nonostante il suo programma elettorale. Quando invece la città ha bisogno di scelte urgenti, almeno su alcuni punti, per iniziare a cavarsi dal baratro in cui le precedenti amministrazioni l'hanno fatta cadere e l'attuale non l'ha saputa sollevare. 

I liberali livornesi ritengono che sarebbero assai utili due tipi di interventi, uno sullo stato del dibattito politico nel Consiglio Comunale così come si configura oggi e l'altro nella prospettiva delle nuove elezioni che prima o dopo ci saranno. 

Il primo tipo di intervento riguarda le opposizioni consiliari, di certo  quelle con radici politiche e non condizionate da  iconoclastia personale. Le opposizioni, mettendo da parte ogni polemica su fatti antecedenti o progetti futuri, dovrebbero concordare tra loro in brevissimo tempo alcuni punti da realizzare con urgenza.  Non è facile ma  è fattibile, visti i rispettivi manifesti elettorali e tenuto  conto delle linee dell'Amministrazione M5S. Una volta fatto, dovrebbero proporre al Sindaco un preciso accordo per  realizzare almeno una parte significativa di questi punti affidandone l'attuazione ad una apposita integrazione della Giunta Municipale. Ciò consentirebbe una risposta efficace, seppure circoscritta, ai bisogni della città, che non si risolvono con le urla, le rassicurazioni e il conformismo.

Il secondo tipo di intervento riguarda i cittadini che non si riconoscono nell'attuale amministrazione e sono convinti che il fulcro della vita livornese sono le attività dei diversi cittadini e le loro proposte per l'amministrazione pubblica. Dovranno impegnarsi per  costruire una lista all'insegna della salvezza cittadina che sia centrata sull'idea secondo cui amministrare significa fare davvero ciò che si dice di voler fare  e sulla indicazione delle cose ritenute prioritarie per  mantenere  Livorno al passo con i tempi e quindi predisposta ai cambiamenti.  Una lista di salvezza cittadina che non si chiuda pregiudizialmente a nessuno ma che tenga conto con rigore della coerenza dei comportamenti effettivi di chi voglia sostenerla e comporla.  

Liberali Livorno






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Federazione dei Liberali - Livorno
www.liberalivorno.blogspot.com

giovedì 7 gennaio 2016

VALERIO ZANONE , NECROLOGIO

I Liberali Italiani ricordano   Valerio Zanone come amico e rappresentante prestigioso del liberalismo nelle istituzioni locali, in  Parlamento e nel Governo, del quale rimarrà esemplare
l'insegnamento, alto nella cultura e forte nella politica di  libertà  del cittadino cuore della convivenza democratica.


Giammarco Brenelli, Carlo Cafiero, Stanislao Cavandoli, Antonio Colantuoni, Alessandro Dalla Via, Nicola Del Basso, Sergio Del Giacco, Roberto Del Buffa, Adriana della Frattina,  Beppe Facchetti, Enrico Lecis Coccu Ortu, Raffaello Morelli, Francesco Moretto, Simona Nalin, Pietro Paganini, Tommaso Palumbo, Gennaro Papa, Gadiele Polacco, Nello Prodomo, Mino Sibilio.