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giovedì 17 dicembre 2009

E allora Santa Giulia ?

Cari Amici de La Nazione,

da laico e credente , non essendo le due cose in contrasto ,anzi,trovo
tristi le diatribe assai terrene e spesso politicamente strumentali che
coinvolgono simboli religiosi.
Così è anche per la versione labronica che "f.c." ha commentato
(17.12.09) nel pezzo dal titolo "E allora Santa Giulia?".
Permettetemi però di osservare che la frase finale di quel commento ben
oltrepassa la vicenda locale e ci riporta ad un concetto di Stato assai
poco laico, quale la Costituzione invece lo vuole,e liberale:
"noi siamo a casa nostra e ospitiamo volentieri tutti: che s'adattino,però".
Se "casa nostra" ,appunto come da articolato costituzionale, (articoli
3,7,8 ) è laica e considera uguali tutte le fedi,chi si deve "adattare"
in tema di religione visto che di simboli religiosi si parla?!
Per quanto mi riguarda, da italiano acattolico e senza voler sviscerare
il concetto di "casa nostra" che ci porterebbe assai lontano richiedendo
molto spazio, francamente non credo di dovermi "adattare" e non mi sento
"ospite", alla pari di quanti altri cattolici, credenti vari e non
credenti che ritengono essere la società aperta la migliore soluzione
per garantire a tutti, in reciproco rispetto e libertà, anche
l'espressione della propria religiosità.
Non sarebbe quindi più utile affrontare la questione in positivo,
evitando inutili contrapposizioni,adoperandosi tutti in armonia per
realizzare sempre più quanto previsto dalla nostra Carta fondamentale?
Insomma, come direbbe oggi il buon Cavour, "libere religioni in libero
stato"!
Cordialmente e con i migliori auguri per quanti, vari in questi e nei
prossimi giorni hanno ed avranno ricorrenze religiose da festeggiare,

Gadi Polacco

martedì 15 dicembre 2009

Il conflitto liberale per risolvere e regolare le contrapposizioni politiche.

La violenza sul Presidente del Consiglio ha drammaticamente esemplificato la sostanza del clima politico italiano. Non è un caso che il gesto sia stato compiuto materialmente da un disturbato mentale in cura da anni. Le persone più disagiate sono gli anelli più deboli della convivenza proprio perché , insieme all'aria, respirano nell'ambiente i fumi dell'incapacità a discutere e dell'odio sottilmente instillato verso chi, pensandola in altro modo, è considerato un nemico. E non riescono a metabolizzare criticamente.

Questo problema non si risolve con la opportuna  solidarietà umana e civile alla vittima data dopo dalla maggioranza e da buona parte dell'opposizione ( Bersani in testa). La chiave risolutiva è che tutta l'opposizione parlamentare ( a cominciare da Bindi e Di Pietro) arrivi a capire concetto ben più profondo di tardive lacrime di coccodrillo, che le proposte del Presidente del Consiglio sono sempre legittime anche se assolutamente non condivise e non condivisibili. E che a proposte non condivise è indispensabile opporre altre proposte che si condividono, non giudizi morali sul come ci si dovrebbe comportare e ancor peggio sul come si dovrebbe pensarla. Che sono inefficaci e controproducenti.

Il conflitto democratico secondo le regole è fisiologico per noi liberali, proprio perché resta un conflitto di idee e di progetti, e non diventa mai uno scontro di puro potere o  di anatemi o di grida al lupo al lupo né di istigazione a non sopportare l'avversario visto come nemico. Protestare perché le proposte del centro destra eliminerebbero i contrappesi democratici e poi non opporre alcuna proposta positiva pretendendo di congelare l'esistente, è il vero modo di fuoriuscire dalla logica dei contrappesi e di cercare di imporre la conformistica adesione alle proprie idee.  Le idee politiche non condivise devono viceversa portare a costruire idee e concreti progetti alternativi. Incluso sulle ipotesi di modifica della Costituzione. Altrimenti,  ci se ne renda conto o no, si contribuisce a creare le condizioni dell'odio per il nemico , non del conflitto liberale. E con ciò svanisce l'impegno ad occuparsi  della libertà del cittadino.

Il dramma vero, tuttavia, non è solo che esistano persone che non se ne rendono conto ( la vita è bella perché è varia ). Oggi, il dramma vero è che queste persone finiscono per zavorrare chi si sforza di sconfiggere al voto il Popolo della Libertà e facilitano per reazione il diffondersi di quelle stesse idee che proclamano ( a parole) di voler avversare. La loro logica pare quella del tanto peggio, tanto meglio. E' un condensato contro la possibilità di dare regole aggiornate alla  libera convivenza.

Federazione dei Liberali

venerdì 11 dicembre 2009

Raffaello Morelli, per i LIberali, scrive al Sindaco di Livorno sulla TIA

Egregio Signor Sindaco,

il  più diffuso quotidiano cittadino pubblica con grande rilievo in prima pagina che l'AAMPS avrebbe deciso di continuare ad applicare l'IVA sulla TIA. E ciò nonostante che la sentenza della Corte Costituzionale ( la 238/2009 del luglio scorso) abbia sancito la non applicabilità poiché la TIA è un tributo sostanziale e non un prezzo privatistico per un servizio liberamente contrattato dalle parti.

Lo stesso quotidiano, in apertura della Cronaca, cita poi una Sua dichiarazione in cui Lei dice di essere "contrario all'ipotesi di applicare l'IVA sulle bollette del prossimo anno". Confortato da questa Sua dichiarazione, Le scrivo per chiederLe di prendere in mano tempestivamente tutta la vicenda TIA-IVA, che un'azienda controllata dal Comune di Livorno al 100% vorrebbe trattare in modo giuridicamente assurdo e inaccettabile per una convivenza democratica.

La tesi fatta circolare dall'AAMPS per cui ci sarebbe un vuoto legislativo, è aberrante e costituisce un inganno al cittadino. Una sentenza della Corte Costituzionale, che sia o no condivisa, deve essere sempre applicata, come è stato giustamente ribadito anche in occasione di recenti e note polemiche nazionali. Che un'azienda titolare di pubblico servizio, posseduta interamente dal Comune, sostenga l'opposto contro il parere del legittimo proprietario, è cosa ai limiti del ribellismo impossibile da lasciar correre. Farlo, sarebbe avallare una pura tracotanza verso il normale cittadino. L'AAMPS deve attuare quanto prescritto dalla Corte Costituzionale e che corrisponde alla legge vigente: e cioè non applicare l'IVA alla TIA d'ora in poi e per il pregresso avviare le pratiche di rimborso a chi lo ha richiesto o lo richiederà. 

Mi auguro che con il Suo intervento Lei sappia dissolvere ogni dubbio ed impedisca che le burocrazie cui è affidata la gestione di un servizio pubblico agiscano secondo una concezione dirigista in cui il cittadino è una pecora da tosare. 

I migliori saluti

Raffaello Morelli
Liberali

lunedì 7 dicembre 2009

LIBERALI E RIFORMATORI ALLE PROSSIME ELEZIONI REGIONALI

COMUNICATO STAMPA
Alle prossime elezioni di fine marzo, nel quadro della  convergenza operativa dei liberali organizzati e coerentemente impegnati in politica , saranno presentate nelle varie regioni ove si voterà le liste autonome dei LIBERALI e RIFORMATORI. 

Saranno imperniate sulla collaborazione tra Federazione dei Liberali e Partito Liberale Italiano ed aperte ai gruppi regionali che puntano ad una proposta nuova fatta di progetti concreti, dinamici e attenti alle esigenze dei giovani, per costruire il pluralismo in alternativa alla logica populista del malgoverno della destra berlusconiana e della sinistra antiberlusconiana senza idee.

Stefano DE LUCA, Segretario PLI
Raffaello MORELLI, Presidente FdL



venerdì 27 novembre 2009

Un richiamo fermo e tempestivo

COMUNICATO STAMPA"Al termine dell'udienza ai Mutilati e Invalidi del Lavoro, il Presidente della Repubblica ha fatto una dichiarazione tanto sintetica quanto di importanza decisiva per la libera convivenza. Ha semplicemente detto, prima "nulla può abbattere un governo che abbia la fiducia della maggioranza del Parlamento",  poi "quanti appartengono alla istituzione preposta all'esercizio della giurisdizione, si attengano rigorosamente allo svolgimento di tale funzione". e infine "spetta al Parlamento esaminare, in un clima più costruttivo, misure di riforma volte a definire corretti equilibri tra politica e giustizia".  Da molti anni, un Presidente non esprimeva con tale ferma chiarezza un richiamo così tempestivo ai fondamenti della Repubblica e del dibattito politico. I liberali concordano senza riserve. Ancora una volta   questo Presidente prova che le differenti origini culturali non sono un ostacolo tra i cittadini con una sincera passione democratica".

venerdì 6 novembre 2009

Il sondaggio "orientato" de Il Tempo

Egregio Direttore,in genere Lei dirige il quotidiano facendo attenzione ai dati di fatto come premessa alle Sue valutazioni. Mi permetta  invece di rilevare una  stecca  nel sondaggio che Il Tempo ha promosso  su "Crocifisso a scuola, sì o no?".Noi liberali – che ovviamente, essendo a favore della separazione tra Stato e Chiesa , abbiamo apprezzato la sentenza della Corte Europea – non ci scandalizziamo affatto delle accese contrarietà a quella stessa sentenza, in larga parte dovute al desiderio contrapposto di non separare cose religiose e cose civili. Anche se riteniamo che questo desiderio sia fisiologico per gli appartenenti alla gerarchia cattolica e viceversa una grave sottovalutazione dell'esperienza storica da parte dei politici e del mondo teocon. Tuttavia, in questo caso, la formulazione del sondaggio è obiettivamente depistante. Il Sì è motivato con chiarezza, mentre il testo della domanda e il No violano il principio di un sondaggio che voglia esser tale. Il fine non è conoscere i pareri ma influenzare le risposte. In tre sensi. Primo, la domanda, omettendo l'aggettivo pubblica (scuola pubblica) elimina la differenza di ruolo educativo con la privata e fa balenare la presunta impossibilità, per chi lo voglia, di manifestare la libertà di insegnare la propria religione. Secondo, il concetto di offesa è una pura invenzione di comodo, non fa parte della sentenza né appartiene alla logica liberale della convivenza secondo il principio del separatismo. Terzo, il legare il No al non esser credente suggerisce implicitamente che possa essere per il No solo chi non è credente, mentre Lei sa bene  che una miriade di credenti, cattolici e non cattolici, preferirebbe la mancanza di simboli religiosi nelle scuole pubbliche e nei pubblici uffici. In questo modo, il sondaggio non è più un sondaggio, ma propaganda e il richiamo al crocifisso finisce per essere strumentale. Di fatti, con questa formulazione del sondaggio, si dividono i cittadini solo tra quelli che vogliono il crocifisso a scuola e quelli che lo ritengono offensivo. Viene esclusa in partenza la posizione dei moltissimi d'accordo con la sentenza della Corte Europea, basata sul diritto, a proposito della scuola pubblica oppure non a quella posizione non viene data  altra scelta dell'etichettare il crocifisso come "offensivo". Ed invece il dato di fatto reale da approfondire è un altro. La disparità di trattamento con le varie fedi e verso chi non crede. Insomma, proprio per restare all'esigenza di capire i problemi della convivenza libera, non mi paiono adatti i sondaggi crociata.I migliori salutiRaffaello Morelli

LA CROCIATA PRO CROCIFISSO CHE,A NOSTRO AVVISO, OFFENDE I CREDENTI IN QUEL SIMBOLO

"Il Tempo" si è dedicato ad una sorta di crociata pro Crocifisso che,a nostro avviso, è offensiva proprio per i credenti in quel simbolo che viene strumentalizzato,sempre a nostro parere,per fini assai terreni.
Il "sondaggio" che il giornale romano propone,tanto per dare un esempio,è così impostato:

Crocifisso a scuola, sì o no?

Evidente la forzatura insita nella risposta "no" : chi dunque fosse d'accordo con la sentenza della Corte di Strasburgo, basata sul diritto, non ha altra scelta che "dichiarare" che il crocifisso è "offensivo", snaturando palesemente i termini del dibattito che sono ben altri,ovvero la disparità di trattamento con le altre fedi e verso chi non crede. Roba da non credere!

mercoledì 4 novembre 2009

La sentenza di Strasburgo e la Laicita' dello Stato

COMUNICATO STAMPA" La sentenza della Corte Europea di Strasburgo che ha accolto il ricorso di una cittadina italiana a proposito dell'imposizione del crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche, è una sentenza di grande importanza perché riafferma in modo argomentato il carattere laico e pluralista delle istituzioni europee e della  Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo sottoscritta anche dall'Italia. Le reazioni scomposte e fuori contesto giuridico da parte del centro destra, dimostrano una volta di più che esso è afflitto da una insopprimibile vocazione ad una politica muscolare incapace di discutere ragionevolmente le idee politiche sulla convivenza e di rafforzare la laicità delle istituzioni, la sola che, in quanto tale, è in grado di consentire la libertà di ciascuno nel rispetto reciproco e del dettato costituzionale.Si può iniziare dal Presidente della Camera Fini, anche se, peraltro, egli critica una cosa che la sentenza non afferma, cioè la negazione del ruolo del Cristianesimo nella società Italiana ( e infatti la sentenza ha condannato non il Cristianesimo bensì la pretesa di imporre la presenza del crocifisso nelle aule in quanto capace di dare indirizzi confessionali anche a figli di famiglie che non desiderano siano dati tali indirizzi).  Sono invece del tutto inaccettabili le reazioni  dell'avvocato del governo presso al Corte Europea, e dei Ministri Gelmini e Calderoli . L'avvocato gioca sulle parole in modo indegno, dato che sa bene che l'art.7 nel Concordato oggi vigente non si riferisce ad una religione di Stato  non più esistente bensì al criterio di reciproca indipendenza tra Stato e Chiesa, per cui un simbolo di una religione non può essere imposto alle strutture dello Stato. Quanto al Ministro Gelmini gioca incredibilmente sui concetti e cerca di asserire, in pura trance teocon, che la sentenza, dichiarando illegittima la presenza obbligata del crocifisso, cancellerebbe un simbolo di italianità. Addirittura arriva a supporre che la Convenzione Europea dei Diritti sarebbe in contrasto con il dettato costituzionale italiano, mentre sa benissimo che da tempo la presenza obbligatoria del crocifisso è messa in dubbio proprio da sentenze di Corti italiane. Infine il ministro Calderoli usa un linguaggio barricadiero da sollevazione civile , anche se non suscita stupore perché lui è uso fare leggi importanti e poi definirle una porcata. I Ministri si occupino piuttosto di proporre le realistiche riforme indispensabili nei loro settori senza andare demagogicamente a caccia di applausi da parte della parte più conservatrice ed oscurantista della politica italiana."

martedì 3 novembre 2009

La Corte Europea dice no al crocifisso in classe

La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha dunque sentenziato contro la
presenza del simbolo religioso cattolico nelle classi della scuola
pubblica .Ci sarà tempo per dibattere la questione ma, di primo acchito,
non può passare inosservato che mentre dal Vaticano il direttore della
sala stampa, comprensibilmente ,dichiara " dobbiamo ancora valutare la
cosa,dobbiamo almeno leggere la sentenza", il Ministro Gelmini è già
all'attacco, lancia in resta e verrebbe da dire più realista del re,per
esorcizzare la cosa,condannarla e fieramente affermare una sorta di "no
pasaràn" all'insegna della "nostra tradizione" , richiamando anche i
simboli (ma tanti allora ve ne sarebbero da citare) correlati alla
storia d'Italia.
Se questa sarà la linea seguita dalla politica,senza meraviglia se
analoghe posizioni si evidenzieranno anche in diversi schieramenti,ci
troveremo davanti all'ennesima occasione persa di affrontare,nel suo
insieme,la necessità di rafforzare invece uno Stato Laico che,in quanto
tale,è in grado di consentire la libertà di ciascuno nel rispetto
reciproco e del dettato costituzionale.
Gadi Polacco


Livorno, 3.11.09

mercoledì 28 ottobre 2009

Sui 23 cattolici impegnati in politica: due proposte

La lettera scritta da 23 cattolici livornesi impegnati in politica ( tra cui consiglieri comunali PD) in replica alle note della Curia avverse all'istituzione del Registro per il Testamento Biologico, ha nella forma un tono tranquillo e ragionevole ma nella sostanza costituisce l'esempio della distanza di un certo mondo da una positiva concezione di laicità delle Istituzioni. La lettera scrive di "non condividere il biasimo che il Vescovo ci ha fatto nell'esercizio delle nostre funzioni politiche e in rappresentanza di tutta la comunità cattolica" . Tali parole sono un concentrato di illibertà civile, anche se implicita. Perché, in una democrazia libera, l'esercizio della funzione politica non interloquisce con la Curia su quali regole civili adottare (se lo fa, scade nel clericalismo). E perché, in una democrazia libera, nessuno si arroga la rappresentanza civile  di tutta una comunità religiosa ( se lo fa, ne elimina le identità plurali e la strumentalizza).La Federazione dei Liberali ha proposto fin dallo scorso aprile di istituire il Registro per il Testamento Biologico ed apprezza che il Consiglio Comunale abbia fatto il primo passo per istituirlo e per favorire credenti e non credenti, senza danneggiare nessuno. Invece i politici della lettera, per non condividere il biasimo della Curia impegnata nel suo apostolato, accettano che il dibattito sul piano religioso faccia parte dei criteri normativi civili. Questa è una concezione davvero illiberale. Il punto è che la Curia ha ogni diritto di esprimere i suoi valori e i propri precetti. Ai politici spetta di scegliere le norme per la convivenza rispettando la lezione della storia. Per cui, la religione è certo un atteggiamento connaturato in ciascun cittadino. Sarebbe irresponsabile volerlo soffocare o illiberale volerne ridurre l'esercizio privato e pubblico. Ma, qualora sia adoperato per modellare le regole civili della società, finisce in un modo o nell'altro con il provocare guasti gravi per la libera convivenza tra soggetti diversi come cultura e credenze. Da qui l'importanza della separazione tra Stato e Chiesa. Quindi quando noi liberali auspichiamo il  ritorno alla politica, ci riferiamo ai progetti per migliorare la convivenza, non alle dispute tipo guerra di religione. Coerentemente a ciò, auspichiamo che gli Enti Locali di Livorno adottino due linee.  Una è contribuire alla celebrazione del 150 anniversario della  Unità d'Italia promuovendo un grande convegno per affermare la necessità di attuare il principio cavourriano (Libera Chiesa in Libero Stato) decisivo per affrontare le sfide più avanzate della scienza, dell'etica e della convivenza tra diverse culture. L'altra linea è che , in materia di Testamento Biologico, la delibera del Consiglio Comunale venga eseguita dalla Giunta in tempi rapidi e superando le ambiguità non secondarie ad oggi riscontrabili (a causa della distorta concezione di laicità delle Istituzioni in alcuni consiglieri del PD). Il Registro deve arricchire credenti e non credenti, non è solo un atto di strumentalismo tattico.

venerdì 9 ottobre 2009

APPRODA IN CONSIGLIO COMUNALE IL REGISTRO ANAGRAFICO PER IL TESTAMENTO BIOLOGICO,INIZIATIVA DA TEMPO PROPOSTA DAI LIBERALI LIVORNESI E SULLA QUALE E' AUSPICABILE LA MASSIMA CONVERGENZA

APPRODA IN CONSIGLIO COMUNALE IL REGISTRO ANAGRAFICO PER IL TESTAMENTO BIOLOGICO, INIZIATIVA DA TEMPO PROPOSTA DAI LIBERALI LIVORNESI E SULLA QUALE E' AUSPICABILE LA MASSIMA CONVERGENZA
All'ordine del giorno del Consiglio Comunale di lunedì prossimo figura , come riporta il sito del Comune, una mozione che impegna la Giunta Municipale ad istituire il Registro Anagrafico per il Testamento Biologico dei cittadini. E' una iniziativa significativa che riprende la specifica proposta programmatica fatta da noi liberali  all'inizio primavera in vista delle elezioni e poi rivolta ai candidati sindaco quale misura di confronto politico, e che va ad incidere su un aspetto reale della convivenza democratica. Ed è anche significativo che l'iniziativa consiliare sia stata adottata, su impulso dei Consiglieri dell' "Italia dei Valori " Romano e Del Lucchese, da gruppi diversi  di maggioranza e di opposizione,, vale a dire da Città Diversa, Partito Democratico, Rifondazione Comunista, Sinistra e Libertà.

Ci auguriamo che questa iniziativa arrivi presto a compimento come già è stato in altre realtà comunali toscane Occorre infatti  dotare anche Livorno di questo strumento di libertà dei singoli prima che eventuali interventi legislativi, stando ai testi finora votati, possano minacciare la libera espressione oggi possibile delle proprie volontà sul fine vita. 

In più questo tipo di iniziativa, mostra che gli atti per governare la convivenza non richiedono l'indistinzione dei soggetti partitici. Basta che il confronto politico abbandoni le sceneggiate e si ponga l'obiettivo di introdurre strumenti che non vogliano imporre ma  anzi dare a chiunque la possibilità di manifestare le proprie scelte sul fine vita. In questa direzione e nella stessa logica, ci auguriamo che in Consiglio diano il loro sostegno all'iniziativa anche consiglieri di altri gruppi che notoriamente, per la loro storia personale e per le loro recenti dichiarazioni, dovrebbero condividere l'istituzione del Registro Anagrafico per il Testamento Biologico.

Federazione dei Liberali
     Livorno, 9 ottobre 2009

martedì 6 ottobre 2009

ESSELUNGA SI, ESSELUNGA NO : MA I PROBLEMI DEL COMMERCIO DI VICINATO SONO MOLTI.

Non mi appassiona,modesta opinione personale,il dibattito sintetizzabile
in "Esselunga si,Esselunga no" : il suo rinvigorirsi a supermercato
aperto,poi, induce ad un duplice dubbio, ovvero se si tratti di
manifesta impotenza dei contendenti che da entrambe le sponde non hanno
in realtà influenzato i fatti,oppure se si assista a dichiarazioni di
circostanza a commento dell'ovvio,sia da parte dei "vincitori" che degli
"oppositori sconfitti"
L'ovvio e ben noto , infatti,è che un operatore commerciale ha aperto
(seppur tecnicamente di ampliamento si tratti), come suo diritto, un
proprio punto vendita anche se ridimensionato rispetto alle intenzioni .
Mi sfugge poi l'enfasi che si cerca di dare all'oggetto "misterioso"
Esselunga,quasi che i livornesi non abbiano avuto modo di saggiarne la
consistenza nel punto vendita di Pisa ormai da tempo operante.
Vedo riproporsi,seppur con scambio di posizioni politiche, il dibattito
che precedette l'apertura di Porta a Terra.: i commercianti ricevettero
attento quanto platonico ascolto e la signora Maria,per giunta, non ha
poi trovato riparo sotto le insegne Ipercoop!
Perchè allora l'apertura della simil Esselunga dovrebbe costituire un
tremendo evento, peraltro seguendo a tante altre aperture di medie e
grandi superfici ,dinamica certamente non solo livornese,avvenute negli
anni (vorrei ricoredare che vi sono esperti che valutano in cento
chilometri il raggio d'influenza di un grande centro commerciale...).?!
Non vorrei che agitando il dibattito verso la "cattiva" Esselunga si
eludessero invece le vere istanze del commercio di vicinato, o almeno
quelle sulle quali è possibile intervenire,augurandomi che
l'Amministrazione voglia e sappia dare concreto riscontro al riguardo e
pur non dimenticando come il mercato abbia le sue regole:.
Mi chiedo quindi nuovamente quali filtri verranno adottati,se verranno
adottati, per inserire nella Porta a Mare nuove attività commerciali che
andrebbero a gravare ulteriormente un'area nella quale già si trova
quasi la metà del commercio cittadino?
Analogamente, mentre vi è chi si preoccupa di Crespina ma sembra non
guardare troppo attentamente dentro casa, come si procederà con il
Nuovo Centro?
Quali strumenti è pronta a porre in campo l'Amministrazione Comunale per
aiutare il commercio di vicinato,quello che combatte la
"desertificazione "dei quartieri e sostiene spesso anziani e cittadini
in difficoltà,oltre a svolgere funzione deterrente nei confronti della
micro criminalità, in termini di viabilità, sosta agevolata (vi sono
comuni nei quali in prossimità di vie commerciali i primi 30 minuti di
sosta sono gratis,ad esempio), compartecipazione in iniziative di
marketing e promozione del territorio (l'esperienza modenese insegna)
,servizi,ecc?
Si riuscirà a coordinare un vero pacchetto Livorno, da proporsi alla
fonte e non quando ormai i giochi sono fatti e peraltro in ordine
sparso,per cercare di accogliere adeguatamente e con soddisfazione anche
commerciale i crocieristi oggi praticamente allo sbando in città?
Credo che siano questi,insieme a tanti altri correlati,i temi sui quali
incentrare tutti, amministratori ed associazioni di categoria in primis
,gli sforzi per aiutare il tradizionale commercio cittadino.
Sarebbe troppo facile trovare nell'ennesimo supermercato l'origine del
malanno od anche la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Cordialmente,

Gadi Polacco*

*Imprenditore e Vicepresidente Confcommercio Livorno

Livorno 6 ottobre 2009

mercoledì 30 settembre 2009

DENUNCIA DEGLI INSEGNANTI EVANGELICI : LA SCUOLA PUBBLICA NON E' IN GRADO DI GARANTIRE L'ORA ALTERNATIVA A CHI NON SI AVVALE DELL'INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA. QUAL E' LA SITUAZIONE A LIVORNO?

Il Comitato degli insegnanti evangelici italiani ha diramato il seguente, preoccupante, comunicato dal contenuto totalmente condivisibile. Ancora una volta appare incomprensibile una condotta che sembra voler portare ad acuire divergenze , anzichè adoperarsi come credo appaia ovvio per garantire a tutti uguali diritti.
Viene anche da chiedersi quale sia la situazione nella nostra città e rilancio quindi la domanda a quanti, media e privati, vorranno raccoglierla per dare una risposta (speriamo in controtendenza rispetto a quanto viene denunciato).

Gadi Polacco


SI STANNO VERIFICANDO NELLA SCUOLA CASI IN CUI PRESIDI ED INSEGNANTI COMUNICANO AI GENITORI DI NON AVERE LA POSSIBILITA' DI GARANTIRE L'ATTIVITA' ALTERNATIVA A CHI NON SI AVVALE DELL'INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA, NE' LO STUDIO INDIVIDUALIZZATO ASSISTITO, PER MANCANZA DI PERSONALE DOCENTE.

PUR RICONOSCENDO CHE NON VI E' DISPONIBILITA' DI INSEGNANTI, RICORDIAMO CHE  I GENITORI NON SONO CHIAMATI A RISOLVERE QUESTO PROBLEMA, RINUNCIANDO AD UN LORO DIRITTO DI SCELTA.

COME LO STATO HA PROVVEDUTO AD ASSUMERE INSEGNANTI DI RELIGIONE CATTOLICA, PUO' SIMILMENTE PROVVEDERE A TUTELARE I DIRITTI DI FAMIGLIE CHE SCELGONO ATTIVITA' ALTERNATIVE ALLA RELIGIONE CATTOLICA.

NEL SOTTOLINEARE L'IMPORTANZA DI NON SOTTOSTARE AD ALCUNA FORMA DI DISCRIMINAZIONE, RICORDIAMO CHE LE SENTENZE DELLA CORTE COSTITUZIONALE 203\1989,13\1991 E LA CIRCOLARE 9\1991, APPLICATIVA DELLA SENTENZA 13\9, PREVEDONO 4 OPZIONI:

A) Attività didattiche e formative (cosiddette alternative)

B) Attività di studio e / o di ricerca individuali con assistenza di personale docente

C) Libera attività di studio e / o di ricerca senza assistenza di personale docente (dev’essere garantita la vigilanza)

D) Uscita dalla scuola (gli alunni minorenni devono essere prelevati dai genitori)

CONSIGLIAMO VIVAMENTE DI NON ACCETTARE PASSIVAMENTE LA MINACCIA ALLA LIBERTA' DI RELIGIONE A CUI STIAMO ASSISTENDO.

RIFLETTiamo SULLA GRAVITA' DI CIO' CHE STA AVVENENDO NELLE SCUOLE, IN CUI SI E' ARRIVATI AL PUNTO DI COSTRINGERE CHI NON VUOLE AVVALERSI DELL'INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA A RIMANERE UGUALMENTE NELLE CLASSI AD ASCOLTARNE LA LEZIONE!

TUTTO QUESTO E' UN SOPRUSO, RIFIUTIAMOLO.

Il comitato insegnanti evangelici italiani

giovedì 17 settembre 2009

Rosh Hashanà 5770 e Porta Pia

La Breccia di Porta Pia, con la quale si completò l'Unità d'Italia con
Roma capitale,anticipò di qualche giorno il Capodanno ebraico : essendo
avvenuta il 24 Elul del 5630 gli ebrei italiani ,finalmente riuniti con
i fratelli romani liberati dalla costrizione del ghetto, incontrarono
quindi quale prima Solennità il Rosh Hashanà 5631.
Il calendario farà invece cadere quest'anno il 20 Settembre con il
secondo giorno del Capodanno 5770.
Alla festa solenne potremo quindi affiancare il ricordo di un evento
importante e che,alla luce di alcune discussioni ancora aperte in questo
paese, non appare ancora destinato all'archiviazione od alla mera
menzione. Auguri!
Gadi Polacco

L'UNIONE DELLE COMUNITA' EBRAICHE ITALIANE E' VICINA AI FAMILIARI DEI CADUTI DI KABUL,ALLE ISTITUZIONI ED ALLA BRIGATA FOLGORE

Con tre messaggi inviati rispettivamente al Presidente della Repubblica Napolitano, al Ministro della Difesa ed al Comandante della Brigata Folgore, l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha espresso le proprie sincere condoglianze in riferimento all'attentato di Kabul dove hanno perso la vita alcuni nostri soldati della missione di pace.

L'UCEI esprime inoltre il proprio sentito cordoglio ai familiari delle vittime ed a tutti gli appartenenti alla Brigata Folgore.


Gadi Polacco
Consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane


17.09.09

martedì 15 settembre 2009

Si alla libertà di stampa,no al ridurre il dibattito politico.

COMUNICATO STAMPA

A seguito della sottoscrizione da parte di Guy Verhostadt, capogruppo  dell'Alleanza Liberali e Democratici Europei, e di Annemie Neyts Uyttebroeck , Segretaria dei Liberali Europei, dell'Appello dei Tre giuristi pubblicato da Repubblica,  la Federazione dei Liberali Italiani conferma senza incertezze di condividere la difesa della libertà di stampa e l'avversione per quegli atti che, a prescindere dalla motivazione, riducono in campo politico i criteri espressivi delle libere opinioni .

martedì 8 settembre 2009

Raffineria ENI: passare dalle dichiarazioni alle azioni

Nel caso della vertenza sul futuro della raffineria ENI di Stagno, Livorno non può correre il rischio di rispettabili "cure palliative". Su questa azienda di indubbia rilevanza  per il nostro territorio anche in termini occupazionali, non si deve restare alla fase delle accorate dichiarazioni. E' giunto il momento di una svolta, la cui necessità si può rilevare anche in alcune prese di posizione di questi giorni e perfino in qualche silenzio...Il silenzio più pesante – speriamo duri poco – è quello della locale Camera di Commercio che , almeno pubblicamente,  ha affrontato il tema solo attraverso una dichiarazione del suo Vicepresidente, peraltro agevolata dal suo incarico nel settore energia nella Confcommercio nazionale e alla sua attività d'imprenditore.L'attivismo degli enti locali, invece, c'è stato ma ora  deve tramutarsi in una decisione concreta, ovvero quella di far uso degli strumenti e dei poteri che  le amministrazioni hanno nei confronti dei soggetti imprenditoriali per influenzare una scelta verso chi sia in grado di assicurare investimenti , sviluppo e quindi occupazione. Siccome vi sono state manifestazioni d'interesse verso la raffineria (ritirate sì, ma il "mai dire mai" si pratica anche negli affari) proprio da parte di soggetti in grado di assicurare questi obbiettivi nel settore tradizionale , è il momento di tracciare una linea d'azione  chiara. In alternativa , gli enti locali dovrebbero pensare ad una  operazione per certi versi avvincente e di grande prestigio. Ci sarebbe un'occasione irripetibile per avviare uno storico progetto di riconversione di attività nella stessa area  territoriale, che  potrebbe anch'essa portare sviluppo ed occupazione, seppure non necessariamente correlati alla sola attuale attività.Peraltro, per fare questo occorrono grandi idee, basate sulla concretezza, sulla progettualità e sulla capacità di coinvolgere , attraverso la convergenza di tutte le risorse  del panorama politico locale, le istituzioni a tutti i livelli,  non ultimo il governo che finora appare troppo impegnato a  stare alla finestra.Federazione dei LiberaliLivorno

giovedì 27 agosto 2009

Testamento biologico e Laicita' delle istituzioni

"Secondo i senatori Gasparri e Quagliarello, capogruppo e vice del Popolo della Libertà, la norma sul testamento biologico approvata lo scorso marzo dal Senato e ora in discussione alla Camera, esprime il libero convincimento dei senatori e non può esser tacciata di clericalismo. La loro è una frase senza senso. Anche i clericali hanno dei liberi convincimenti. Che restano convincimenti clericali. Nel caso, come si dovrebbe definire, se non clericale, una norma che ha denomina  testamento biologico un atto che il cittadino può fare ma di cui, ai sensi dell'art. 4 comma 6 e dell'art.7 comma 1 , il medico può tranquillamente non tener conto ? Una norma che oltretutto all'art.3 comma 5, esclude alimentazione e idratazione dal testamento biologico perché non sarebbero trattamenti medici invasivi, come viceversa ha stabilito la quasi totalità degli scienziati? Mutare alla Camera questa norma è un'esigenza di laicità valida per tutti i cittadini, credenti o non credenti.L'uscita dei sen. Gasparri e Quagliarello è l'ennesimo episodio che deve spingere a imperniare una politica per la civile convivenza sulla difesa diffusa della  laicità delle istituzioni modellata sul principio della separazione tra Stato e Chiesa. C'è un primo passo da fare. Capire che l'avversario della laicità  non sono la religione e le gerarchie religiose, cosa questa non chiarita bene neppure nelle parole del Presidente della Camera.  L'avversario sono i teo-con, vale a dire i politici e i cittadini ordinari, che cercano di soffocare le libere determinazioni di ciascuno, credente o non credente, assoggettandole al conformismo dei modi di vita di qualcuno, fosse anche la maggioranza E che spesso lo fanno neanche per  convincimento ma per  convenienza di potere."  Questo il commento di Raffaello Morelli, Presidente della Federazione dei Liberali, alla dichiarazione dei sen. Gasparri e Quagliarello.

venerdì 14 agosto 2009

Ora di religione. Una domanda al ministro dell‘Istruzione: all'asilo e' libera scelta?

Ora di religione. Una domanda al ministro dell'Istruzione: all'asilo e' libera scelta?
13 Agosto 2009

La senatrice Donatella Poretti, Radicali - Pd, e' intervenuta in merito:
Mentre non siamo ottimisti sull'intervento del Consiglio di Stato, che dovrebbe smentire se stesso e cio' che decise nel 2007 (1), ci auguriamo che il dibattito di questi giorni serva per aprire uno squarcio di informazione e magari anche un dibattito libero sull'attuale situazione. Sui paradossi dell'ora facoltativa che genera privilegi, su insegnanti scelti da vescovi ma pagati dallo Stato piu' di quelli arrivati alla scuola pubblica per concorso, su una scelta apparentemente libera che non puo' essere revocata durante l'anno scolastico (2), e su una scelta che viene imposta dai genitori e realizzata dallo Stato.
Una domanda al ministro dell'Istruzione: all'asilo e' libera scelta?
Gia' a partire dall'asilo, la scuola pubblica prevede l'insegnamento di religione cattolica, facoltativo. Forse sarebbe bene rivedere la materia alla radice, che' uno Stato laico e multiculturale dovrebbe immaginare che nella scuola pubblica si faccia catechismo di Stato, a bambini di 3 e 4 anni per due ore alla settimana.
Questo e' il programma previsto dall'Intesa del 2003, sottoscritto dall'allora ministro all'Istruzione Letizia Moratti per la scuola materna:
- Osservare il mondo che viene riconosciuto dai cristiani e da tanti uomini religiosi dono di Dio Creatore.
- Scoprire la persona di Gesu' di Nazaret come viene presentata dai Vangeli e come viene celebrata nelle feste cristiane.
- Individuare i luoghi di incontro della comunita' cristiana e le espressioni del comandamento evangelico dell'amore testimoniato dalla Chiesa.

(1) http://www.donatellaporetti.it/comu.php?id=498
(2) http://blog.donatellaporetti.it/?p=336

Da Facebook (pagina "Laicità dello Stato) una testimonianza di un insegnante di religione cattolica

Gabriele Maestri ha scrittoil 12 agosto 2009 alle 23.37
Il 30 giugno scorso si è conclusa (temporaneamente) la mia esperienza di «insegnante di Religione cattolica» in una scuola media. Era iniziata a settembre del 2008, assolutamente inaspettata: nella mia vecchia scuola media c’era uno “spezzone” di otto ore che nessuno degli abilitati aveva coperto e l’ufficio diocesano si era rivolto a me (dopo l’assenso del mio parroco) per chiedermi di assumere l’incarico. In un primo tempo ero dubbioso: è vero, avevo fatto il catechista per vari anni e tuttora svolgo altri servizi nella mia parrocchia (sono organista e conosco bene la liturgia), ma non ero certo di poter affrontare un impegno simile senza un’adeguata preparazione (gli abilitati hanno pur sempre frequentato l’Istituto superiore di scienze religiose); l’insegnamento non era nuovo per me, ma avevo tenuto dei corsi limitati e non avevo mai avuto la responsabilità di un intero anno. Alla fine, tuttavia, decisi di accettare la sfida, accogliendola – lo ammetto – come una benedizione: ero laureato da pochi mesi, speravo di essere assunto dal quotidiano con cui collaboravo (non mi chiamarono mai) e non avevo all’orizzonte possibilità immediate di lavoro. Così il 17 settembre, a 25 anni e tre mesi, mi ritrovai per la prima volta dietro una cattedra.

Fin dall’inizio ho avuto chiaro che dovevo svolgere la mia attività in base ai valori che cerco di coltivare: mi ritengo cattolico (e questo mi avrebbe aiutato nella conoscenza della materia che dovevo spiegare), ma anche profondamente laico. Ricordo che lo evidenziai fin dalla stesura del mio programma, in cui scrissi tra l’altro: «In costanza dell’attuale disciplina (di cui si prende semplicemente atto) che prevede espressamente che si insegni la religione cattolica, ed in assenza di previsioni (forse auspicabili) che configurino l’educazione religiosa come un insegnamento naturalmente pluralistico, senza un’attenzione prevalente ad un singolo culto, occorre trovare il giusto equilibrio tra la rispondenza ai programmi stabiliti a livello nazionale e la necessità di non far somigliare le lezioni ad una qualche forma di catechesi (ovviamente lontana dai compiti assegnati alla scuola, per di più pubblica)».
Coi miei ragazzi ho cercato di capire fin da subito quale fosse il senso di «un’ora di religione» nel percorso scolastico: abbiamo visto che comprendere il concetto di religiosità e vedere come l’hanno svolto nel tempo le varie società può aiutare a capirne particolari di assoluto rilievo. Certo, i programmi danno molta attenzione all’ebraismo e, ancor di più, al cristianesimo, di cui si cerca di passare in rassegna la storia: se questo percorso è compiuto con attenzione, però, i ragazzi possono ricevere un punto di vista ulteriore (anche se non per forza privilegiato) per analizzare le vicende storiche, per attualizzarle o, ancora, per comprendere volta per volta il contesto culturale in cui, tra l’altro, maturano arte, letteratura e persino espressioni dell’italiano corrente. Quell’ora settimanale poi, specie nelle classi terminali, poteva essere un’occasione sia per affrontare temi di seria attualità (partendo dalla visione cristiana-cattolica delle questioni, ma allargandosi a tutti i contributi meritevoli), sia per conoscere meglio le altre religioni con cui è sempre più facile venire a contatto.

Se tutte queste cose sono riuscite, non sta a me valutarlo; certo, da parte mia c’è stato tutto l’impegno possibile. Non dimenticherò facilmente alcuni ragazzini di prima media che, con il candore che i loro 12 anni permettono, mi hanno fatto domande tutt’altro che liquidabili in due parole: penso a «Come mai l’angelo più bello è finito all’inferno?» (uno dei concetti meno chiari e più affascinanti della dottrina), «Perché tanti cristiani bestemmiano il loro dio?» (me l’ha chiesto un ragazzino pakistano, senza provocazione ma con uno sguardo tenerissimo) o «È vero che nella Chiesa ci sono i pedofili?» (non è facile avere la risposta pronta per una bimba bionda e sveglissima, cui ho detto che purtroppo nella Chiesa, come in tutta la società, esiste questa orribile deviazione, ma non per questo chiunque porti un abito sacro dev’essere guardato con sospetto). Con i ragazzi più grandi è stato bello cercare di capire insieme i loro dubbi, il loro mondo e il mondo degli adulti, che loro spesso non capiscono (e non hanno torto); abbiamo analizzato insieme i punti di contatto tra vari culti, le guerre che dietro la religione nascondono ben altro, le tracce di sacro e di spirituale che sono sparse nella musica, senza nasconderci i problemi di cui i più attenti sentivano parlare ai telegiornali (abbiamo tranquillamente parlato del “caso Englaro”, di prostituzione e di ingiustizie sociali, cercando di non lasciare un millimetro di spazio a pregiudizi o a “verità” preconfezionate).

Pensandoci bene, se c’è una cosa che vorrei aver insegnato a questi ragazzi, non penso a una nozione o a un concetto: vorrei piuttosto che avessero colto l’importanza di ragionare, pensare con la loro testa, guardare il mondo per intero, informarsi, per poi farlo sempre di più con il passare del tempo. Nelle verifiche e nelle interrogazioni valutavo la conoscenza degli argomenti che avevamo trattato (non certo la loro condivisione), ma mi stava ancora di più a cuore il modo in cui i pensieri erano espressi, la capacità di analizzare ciò che si era visto insieme, senza fermarsi alle formule del libro o agli appunti presi.
Lo ammetto, per me Religione è una materia come le altre, nel senso che merita almeno la stessa attenzione che i ragazzi danno all’italiano, alla matematica o alle lingue straniere; certo, non può essere valutata come le altre (non a caso non c’è un voto, bensì un giudizio) e il voto deve riguardare le sole capacità, non certo le credenze di ognuno: sono felice di aver dato «ottimo» a una ragazzina (quella della domanda sui pedofili) che a 12 anni si proclama agnostica e ha capito e studiato più di tanti altri, presunti cattolici romani.

Un’ultima parola sulla sentenza del TAR Lazio e, in generale, sugli esami di Stato. Tra i miei difetti, oltre al mio essere estremamente laico, c’è la mia abitudine a leggere i documenti di cui si parla (sarà colpa della mia laurea in Giurisprudenza), abitudine che temo di non condividere con molti cattolici, praticanti e politicanti, e (purtroppo) anche con vari ministri di Dio. I giudici non hanno creato alcuna materia o docente di serie B: si sono limitati a far notare che, in base alla situazione attuale, far rientrare nel computo numerico del credito scolastico una materia che non tutti svolgono (quando spesso le attività alternative non esistono) e che attiene a un’area tanto delicata quanto personale non è opportuno perché rischia di creare discriminazioni. Aggiungo che quello di religione – l’ho già ricordato – non è un voto numerico e già questo rende difficile una sua corretta “traduzione”; in più, in effetti, la mia materia spesso è “di manica larga” nella valutazione dei ragazzi (per motivi la cui spiegazione sarebbe troppo lunga) e chi sceglie di non avvalersi di quell’insegnamento rischia in effetti di iniziare l’esame di Stato con un credito scolastico meno favorevole. Quanto ai «crediti formativi», l’ex ministro Fioroni ha sottolineato l’assurdità di non valutare a tal fine la partecipazione alle lezioni di Religione, mentre “fanno punteggio” i corsi di danza o le presenze nel volontariato; non è forse assurda la stessa disciplina dei crediti formativi, che fa rientrare nella valutazione elementi eterogenei e talvolta lontani da un percorso di crescita? Eppoi il credito formativo di solito vale pochissimo (spesso si tratta di un punto o al massimo due) e non viene attribuito se fa accedere a una fascia di valutazione più alta: vale la pena di stracciarsi tanto le vesti?

giovedì 13 agosto 2009

Da taluni commenti alla sentenza del TAR del Lazio emerge chiara una voglia di "laicità limitata",ovvero acattolici e non credenti si accontentino di essere "tollerati"

Ricorda un lancio dell'Agenzia ASCA del 13.8.09,con mirabile sintesi, che il giorno prima Mons. Coletti,presidente della Commissione CEI per l'educazione cattolica e la scuola,"aveva invitato le altre Chiese cristiane e le altre religioni presenti in Italia ad accettare il ruolo preminente del cattolicesimo nel nostro Paese,dettato dalla storia".
Ecco il vero punto della questione che emerge,peraltro,da altre dichiarazioni anche di politici automaticamente allineatisi alla direttiva della CEI ,con però la grande differenza che Mons. Coletti esprime legittimamente e comprensibilmente una visione di parte,come un buon avvocato cerca di fare per difendere la causa affidatagli,mentre i rappresentanti eletti del popolo dovrebbero aver ben presente che rispondono ai dettami della Costituzione che afferma la Laicità dello Stato.
Dimentico totalmente dei diritti dei non credenti dunque Mons. Coletti, con quanti si sono uniti a tali concetti,prefigura il suo stato ideale,ovvero quello nel quale chi non si riconduca alla Chiesa di Roma deve accontentarsi di essere "tollerato",diciamo eufemisticamente sottoposto ad una "laicità limitata e vigilata".
Il resto appare tattica, anche con qualche disinvolta manovra verbale.
Bizzarra la teoria secondo la quale "uno Stato davvero laico", è sempre Mons. Coletti a parlare, "dovrebbe essere preoccupato di valorizzare tutte le identità,ciascuna a seconda del proprio peso e rilevanza culturale..." : se la prima parte è un concetto che certamente può trovare posto in una società aperta,quindi laica, l'idea di una sorta di "manuale Cencelli" applicato alle religioni è decisamente e negativamente originale.
Rimane poi da capire quale "peso" assegnare ai non credenti,pure esprimenti una loro idea,poichè a seconda dei parametri utilizzabili potrebbero rivendicare una "quota" maggioritaria.
Peraltro anche nella sua originalità,la tesi sembra ignorare il fatto che ad oggi,comunque,una sola religione è insegnata nella scuola pubblica italiana ,quindi inserita nel pubblico bilancio.
Arduo da sostenere è anche il concetto, cito sempre l'intervista di Mons. Coletti,secondo il quale l'insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica "non è affatto un principio confessionale..." : sul sito della Radio Vaticana del 24 aprile 2009 però si può leggere, tra l'altro e riferendosi sempre alla questione dell'insegnamento della religione cattolica nell scuola pubblica : "il cardinale Angelo Bagnasco sottolinea che la confessionalità non è una complicanza...", mentre sempre l'ASCA ci ricorda anche come l'alto esponente della Cjhiesa,parlando proprio ad un convegno di insegnanti di religione cattolica, ebbe ad affermare che "la confessionalità non può essere vista come una complicazione o un intralcio all'esercizio della laicità,bensì essa costituisce una garanzia di identità".
Da ultimo,ma non certo ad esaurire i termini del dibattito,sarebbe bene anche approfondire correttamente (l'agenzia Ansa aveva in rete un'interessante "specchietto" al riguardo) ciò che avviene in altri paesi a noi vicini, visto che spesso si tende ad affermare genericamente che "anche all'estero..."
In un contesto che parte da simili concetti, non rimane quindi che augurarsi che la politica,trasversalmente intesa, si desti finalmente e metta in grado lo Stato di svolgere concretamente,nella salvaguardia dei diritti dei cittadini che la Costituzione vuole tutti uguali, quel ruolo regolatore e di garanzia che il concetto di società aperta ben delinea.

Gadi Polacco
Consigliere Federazione dei Liberali

13 agosto 2009

mercoledì 12 agosto 2009

LA SENTENZA DEL TAR DEL LAZIO E' ESEMPLARE PER CREDENTI E NON CREDENTI

COMUNICATO STAMPA

Non smentendo la propria secolare abilità, il Vaticano, attraverso il Presidente della Commissione Episcopale per l'Educazione Cattolica, ha commentato la sentenza del TAR del Lazio in modo inequivoco e ineccepibile : "La Chiesa non farà ricorso contro la sentenza. Il problema è  del Ministero della Pubblica istruzione". 

Su questo siamo del tutto d'accordo con il monsignore. Appunto perché la questione è cosa che riguarda le istituzioni italiane, il TAR del Lazio ha fatto benissimo a bocciare le ordinanze dell'allora Ministro margheritino Fioroni che attribuivano crediti formativi scolastici alla scelta di avvalersi dell'insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche. 

Quella del TAR è una sentenza esemplare che, riprendendo la pronuncia  della Corte Costituzionale ( 203/1989)  che ha sancito la laicità dello Stato, da concretezza al principio essenziale di uno stato liberaldemocratico, e cioè che ogni Chiesa deve avere il solo privilegio di poter esercitare liberamente il proprio ministero e nessun altro , né esplicito né implicito.  Sino a che i programmi della istruzione pubblica non prevederanno o il corso di storia delle religioni oppure la possibilità per ogni credente o per ogni non credente di ottenere crediti formativi con le proprie scelte, fino ad allora la scuola pubblica non può discriminare all'interno del pluralismo religioso, dando ad alcuni dei vantaggi nel profitto scolastico che altri non possono avere se non rinunciando alla propria libertà di coscienza. 

Ancora una volta i liberali  vedono confermato nella pratica il fatto che i veri avversari del separatismo tra Stato e Chiesa sono quei cittadini e quei politici i quali, per opportunismo  quotidiano, cercano di piegare lo spirito della Costituzione e della libertà individuale di religione a pratiche conformistiche in ossequio al comunitarismo, arrecando così un grave danno ad ogni cittadino ed aiutando irresponsabilmente le sempre presenti pulsioni fondamentaliste. Negare la centralità politica della laicità delle Istituzioni ,  è negare l'esperienza storica  confondendo le funzioni tra le leggi per una civile  convivenza e i precetti religiosi.

Federazione dei Liberali

12 agosto 2009

martedì 11 agosto 2009

"I Cavour e i Garibaldi tutti stronzi...", una controproposta al Sindaco che oppone l'anno garibaldino agli attacchi leghisti all'unità nazionale.

Caro Direttore
a rompere una certa ripetitività insita nelle tipiche notizie estive, il Sindaco Cosimi avanza una seria "provocazione" e lancia l'iniziativa di un 2010 livornese quale "anno dei garibaldini",per contrastare "l'aggressione ora aperta ora strisciante da parte della Lega alla sostanza e ai simboli dell'unità nazionale" e, per quanto non appaia poi tanto convinto del fatto che le proposte leghiste trovino realizzazione, rileva comunque l'utilità e l'importanza di riscoprire il significato e i valori appunto dell'unità nazionale.

Nobile certamente l'intento, appare però parziale la via in quanto non si può prescindere ,in tema di unità nazionale, anche dagli altri grandi ed indispensabili personaggi che contribuirono a realizzarla.

Tra questi prevalse infine la linea di Cavour che si attuò attraverso l'espansione del Regno di Sardegna ,in alternativa in particolare alla visione mazziniana,del quale entrò a far parte anche la Toscana con il plebiscito del marzo 1860 : di quel Regno facevano quindi parte i 112 livornesi che si stima parteciparono a poi alla spedizione garibaldina.

Personaggi diversi, non di rado con visioni e tattiche contrastanti , erano uniti però dal comune obbiettivo di unire l'Italia e, non a caso quindi, Cavour ispirò e finanziò tra l'altro quella "Società Nazionale" fondata nell'agosto 1857 e presieduta da Daniele Manin che tuttavia morì poco dopo. La Società, sorta appunto per unire le varie anime che si prodigavano per l'unità nazionale e sciolta nel 1862 quando il proprio programma coincideva ormai in pieno con quello del governo italiano, ebbe quale vicepresidente onorario anche Garibaldi(alcuni testi parlano invece di presidenza)

Viene quindi spontaneo controproporre , "sic et simpliciter", che questa iniziativa venga realizzata in nome del Risorgimento tutto che peraltro ha a Livorno un'ottima ed ormai articolata espressione nel Comitato per la promozione dei valori risorgimentali, operante sin dal 2000.

Se poi tutto ciò non dovesse bastare, proprio da Umberto Bossi ci proviene la prova di quanto forte sia il legame tra due personaggi ,pur tanto diversi,quali Cavour e Garibaldi: la gente del nord, "spiegava" nell'agosto 2007 il leader leghista, ha creduto «stupidamente ai Cavour e ai Garibaldi, tutti stronzi....."

Al Sindaco Cosimi credo che non serva altro.

Cordialmente,

Gadi Polacco
Consigliere Nazionale Federazione dei Liberali

sabato 1 agosto 2009

Pillola Ru486 : atteggiamenti illiberali e confusione

Il governo sta reagendo con l'abituale ipocrisia politica al via libera alla messa in vendita anche in Italia ( seppure con molto ritardo ) della Pillola Ru486.Il  Ministro Sacconi e la sottosegretaria Roccella sanno bene che il loro dispetto per la decisione dell'AIFA non ha appigli ragionevoli, né per la scienza né per le regole della libera convivenza tra diversi. Il loro dispetto avrebbe un solo appiglio possibile: esternare la loro scelta a favore  di una politica e di norme modellate sui criteri e sulle convinzioni di una fede religiosa. Che ovviamente sono l'opposto di una concezione liberale ma che hanno la dignità di dire come dovrebbe essere la società italiana secondo loro. Però, i due membri del Governo non hanno il coraggio di farla questa esternazione e allora annaspano agitando falsità giuridiche e immotivate paure. Infatti è falso far intendere che ammettere la vendita della Ru486 supererebbe la legge sull'aborto ed è falso far credere che la pillola Ru486 costituirebbe un grave pericolo per la salute della donna. Un simile atteggiamento non è solo illiberale e fa intendere un intento punitivo, inquina la trasparenza del dibattito democratico sui modi di organizzare la convivenza. E ciò è un'ulteriore riprova della inadeguatezza del centro destra circa la capacità di affrontare i problemi del paese accettando la diversità di ogni cittadino. Certo, su questo terreno il centro destra non viene incalzato dal PD. Il PD non è determinato per compiere a livello politico una scelta inequivoca a favore della laicità delle istituzioni. Basti vedere che il candidato alla Segreteria . il sen. Marino, quello che vorrebbero indicare come il sostenitore della laicità, non ha ancora capito che l'obiettivo della laicità sta nel suo metodo di affrontare la realtà e confonde la laicità del confronto tra diversi con l'interesse generale. Quando all'opposto è proprio ispirarsi a questo metodo dell'interrelazione dei singoli cittadini e non alle credenze religiose che costituisce il criterio legislativo della laicità istituzionale. Se questo è il candidato fautore del metodo laico, allora gli altri o ne sono avversari oppure fanno i pesci in barile. Il che, in un'epoca di teo-con, non è il modo migliore per sostenere una politica laica.Federazione dei LIberali1 a

martedì 28 luglio 2009

LEGGE ELETTORALE E LO SPAURACCHIO DELLA PREFERENZA

/Intervento pubblicato da IL TIRRENO in data 28.07.09
/

Egregio Direttore,
il Suo fondo di domenica 26 luglio mette il dito nella piaga,individuando nella preferenza lo spauracchio che trasversalmente nel mondo politico italiano agita ogni idea di riforma elettorale.
Mi arrabbiai molto,da amico d'Israele,quando sentii dire che per il modello elettorale privato della preferenza ci si era ispirati all'unica democrazia occidentale di stanza in Medio Oriente: la non lieve differenza.infatti e dovendosi anche tener conto di strutturali differenze tra noi ed Israele,e' il fatto che le primarie israeliane sono uno strumento serio e"spietato",viste le eccellenti "vittime" spesso mietute.
Da noi,invece,vige un patto scellerato tra opposizione e maggioranza,in alcune realta' locali ribaltandosi il ruolo (ad iniziare dalla Toscana vergognosamente prodigatasi nell'eliminare uno strumento cardine in democrazia e gia' che c'era aumentando anche il numero dei consiglieri secondo le peggiori vecchie logiche spartitorie) : all'aziendalistico PDL amministrato da un leader maximo l'assenza di preferenza facilita le decisioni del capo.mentre al PD sorto artificiosamente da una simbiosi che non appare riuscita e legato ancora a vecchie modalita" d'azione politica,la cosa appare utile per mantenere in qualche modo unite le parti,tramite una variazione ad uso interno del manuale Cencelli che rafforza nel contempo l'apparato dirigente oggi assai in crisi.
Si marca cosi' la distanza tra cittadino e politica che ha radici ormai lontane nel trasversale rifiuto di adottare il sistema a doppio turno alla francese che,evidentemente,agli occhi di questi signori ha tre grandi difetti: consentire la più' ampia partecipazione di forze politiche alle elezioni senza per questo paralizzare il quadro politico,ricollegare l'eletto al proprio collegio (cosa ormai archiviata) e rimettere appunto nelle mani dell'elettorato la scelta,costringendo peraltro le liste a candidare quanto di meglio abbiano (necessita' oggi inesistente).
Gia'.ma come scrive Lei il problema e' forse "tutto qui".
Grazie per aver risollevato la questione ed un modesto invito a perseverare,interpretando l'indignazione dei cittadini ed agevolandone,mi auguro,la reazione onde riottenere ad ogni livello l'uso della preferenza,insostituibile strumento di democrazia liberale.
Cordialmente,
Gadi Polacco

Consigliere Nazionale

Federazione dei Liberali

venerdì 17 luglio 2009

Simboli religiosi nei luoghi pubblici

Dunque la Cassazione ha rilevato,motivando l'annullamento della pena inflitta dalla Corte d'Appello dell'Aquila al magistrato Luigi Tosti, che la circolare ministeriale del periodo fescista che prevede l'esposizione del crocifisso nelle aule giudiziarie appare "in contrasto con il principio costituzionale di laicità dello Stato": trattasi,si legge tra l'altro, di un "atto amministrativo generale che appare però privo di fondamento normativo e quindi in contrasto con il principio di legalità dell'azione amministrativa".
La questione ,definita dalla Corte "di estrema delicatezza", pare riguardare genericamente "l'esposizione dei simboli religiosi nei luoghi pubblici".
In realtà in una società aperta il problema dovrebbe essere facilmente risolvibile ed anche in maniera da non sollevare polveroni,salvo tentativi di parti estreme di strumentalizzare la questione : ove il diritto alla fede sia garantito, ciascuno è libero di esporre in casa e fuori casa,in auto,portandolo addosso  o quale immagine caricata su qualsiasi supporto informatico il simbolo religioso preferito, tanto per fare solo alcuni esempi.
Nel reciproco rispetto ed in quello delle leggi alle quali tutti i cittadini sono sottoposti, si possono erigere luoghi di culto con ben evidenti i singoli simboli religiosi.
Perchè quindi dover prevedere la presenza  d'ufficio di qualsivoglia simbolo religioso nei luoghi pubblici, nei quali si incrociano i cittadini delle varie fedi alla pari di quelli non credenti?
Il problema nasce quando qualcuno ,cosa più volte affermata in Italia,vuole dare ad un simbolo religioso,nel caso il crocifisso ma il discorso varrebbe anche diversamente,un valore "universale" imponendo una sorta di primato "erga omnes" in un campo dove la singola sensibilità è invece sovrana.
In realtà è questo il punto da superare per giungere finalmente ad una condizione nella quale possano riconoscersi,uguali come la Costituzione li vuole,tutti i cittadini.


Gadi Polacco

giovedì 16 luglio 2009

ALMENO QUESTA CE LA SIAMO EVITATA.....SALTATA LA LAUREA HONORIS CAUSA A GHEDDAFI

Roma, 16 luglio 2009

Egregio professore,

il 2 luglio scorso, il Consiglio della facoltà di Architettura dell’Università di Sassari ha espresso parere negativo alla proposta della facoltà di Giurisprudenza, di conferire una laurea honoris causa, quale “esperto di diritto” (!) al dittatore libico Muhammar Gheddafi. In precedenza, il nuovo rettore dell’Università di Sassari Attilio Mastino aveva già manifestato, subito dopo l’elezione, pesanti critiche e riserve circa questa sciagurata idea.

Grazie dunque anche al nostro appello, grazie anche alla firma Sua e di altri circa 1350 docenti universitari, uno sfregio alla democrazia, al diritto e allo Stato di diritto è stato impedito.

Una volta di più, grazie di cuore.

Grazie per avere concorso, con noi, a scongiurare che si scrivesse l’ennesimo, mortificante capitolo del degrado politico e civile del nostro paese. Grazie per avere trovato, con noi, la forza di volontà necessaria per respingere questa nuova, grave offesa alla civiltà e alla cultura liberale.

Emma Bonino

IL SENATO ITALIANO PER GILAD SHALIT

*Al Senato della Repubblica una mozione
per la liberazione del caporale Gilad Shalit
*
Nella seduta del 14 luglio il Senato della Repubblica italiana ha
approvato all'unanimità la mozione 150 per la liberazione del militare
israeliano Gilad Shalit presentata dal presidente della Commissione per
i diritti umani, senatore Pietro Marcenaro . L'approvazione della
mozione 150 rappresenta la fase conclusiva di un impegno preso dalla
Commissione per i diritti umani del Senato all'inizio del mese.
Il primo di luglio, infatti, il padre di Gilad Shalit è stato ricevuto
dal Sindaco di Roma, Gianni Alemanno, per il conferimento della
cittadinanza onoraria a suo figlio, Gilad, prigioniero di Hamas da tre
lunghi anni e di cui non si hanno notizie certe. Nella stessa giornata,
Noam Shalit si è recato in visita presso il Presidente del Senato,
Renato Schifani, insieme al presidente della Commissione per i diritti
umani, senatore Pietro Marcenaro. Subito dopo è stato ascoltato in
audizione dalla Commissione per i diritti umani. Nelle due sedi è stato
preso l'impegno di coinvolgere l'Assemblea del Senato in una
dichiarazione solenne a favore della soluzione di questa drammatica vicenda.
La mozione, presentata in aula dalla Commissione per i diritti umani
nella seduta 262 del 2 luglio sostiene che "il rapimento del caporale
Shalit rappresenta un atto efferato, ingiustificabile sotto ogni punto
di vista. [...] tale atto è particolarmente odioso e inaccettabile e
contrasta con qualsiasi convenzione internazionale in materia di diritti
umani e trattamento di prigionieri [...]" e quindi "[...] impegna il
Governo a promuovere, in linea di continuità con la politica estera
italiana, ogni possibile azione perché Gilad venga liberato e perché il
processo di pace possa riprendere dall'assunto "due popoli, due Stati" e
dal riconoscimento reciproco delle sofferenze patite da ambo le parti in
tanti anni di conflitto e dagli elevatissimi costi umani".

Da L'UNIONE INFORMA
Newsletter dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

domenica 12 luglio 2009

IL TENORE CARLO BERGONZI COMPIE 85 ANNI : AUGURI AD UN'INEGUAGLIABILE ARTISTA CHE HA TANTI LEGAMI CON LIVORNO



Ho avuto il piacere di sentire il Maestro Carlo Bergonzi l'altro giorno, per fargli gli auguri in vista del suo 85° compleanno (in calendario lunedi 13 luglio 2009).
Squillante come sempre ,pur lamentandosi perchè le gambe non sono più quelle di una volta,mi ha nominato quasi uno per uno tutti gli amici livornesi che vuole salutare e rivedere presto, essendo egli legato da un grande affetto per la nostra città, risalente addirittura al 1950,quando era agli esordi e cantava ancora da baritono (proprio a Livorno si scoprirà tenore...e che tenore!).
Grande artista, grande personalità anche fuori dal palcoscenico, insomma un gran bel personaggio.
Auguri Maestro!

Gadi Polacco




CARLO BERGONZI (biografia dal sito www.carlobergonzi.it)

Carlo Bergonzi è nato il 13 luglio 1924 a Vidalenzo di Polesine Parmense, a un solo chilometro di distanza dalla Villa Verdi di Sant’Agata.
Fin da ragazzo incline alla musica, cantava nella chiesa parrocchiale.
Iscritto al
Conservatorio “Arrigo Boito” di Parma
, all’età di sedici anni i suoi maestri decisero che la sua voce era baritonale.
Dopo questo periodo la guerra interruppe i suoi studi che per ben tre lunghi anni dovette disertare in quanto prigioniero in Germania.
Terminata la guerra riprese il sogno, mai abbandonato, di studiare canto.
Debuttò come baritono nel 1947 ma, insoddisfatto, dopo due anni decise di cambiare impostazione e, dopo tre mesi di studio come autodidatta (sulle incisioni di Aureliano Pertile, dirà in una intervista), nel gennaio del 1951 si presentò come tenore nell’opera Andrea Chénier al Teatro Petruzzelli di Bari.
A coronare la gioia per la riuscita della serata, nasceva proprio in quella stessa occasione il suo primo figlio Maurizio.
Incoraggiato dal successo, decise di preparare con ferrea volontà altre opere. Ora nel suo repertorio se ne contano settantuno, dalla produzione romantica a quella verista, ma ancor più vasti sono i suoi programmi concertistici.
Nel 1951, cinquantenario della morte del Maestro, Bergonzi fu scelto dalla
RAI per eseguire una serie di opere verdiane, fra le quali “I due Foscari”.
Il titolo di quest’opera rimase a lui particolarmente caro, tanto che negli anni successivi lo scelse quale nome per il suo albergo ristorante sito in Busseto.
I primi passi sul palcoscenico dei teatri di provincia gli avevano procurato quella grande e proficua esperienza, che gli consentì di varcare successivamente la soglia dei più famosi teatri del mondo.
Il suo vero lancio internazionale avvenne al
Metropolitan di New York con Aida nella stagione 1956/57.
Da allora ben trentatre stagioni in quel meraviglioso teatro (vecchio e nuovo) lo hanno visto protagonista con anche varie inaugurazioni.
La direzione del Metropolitan, unitamente a colleghi, fans e amici, volle nel dicembre 1981, con un Gala entusiasmante e commovente, festeggiarlo per il 25esimo anniversario di carriera in quel teatro.
Altri prestigiosi teatri lo videro innumerevoli volte calcare il palcoscenico, tra cui la
Scala di Milano, dove per nove stagioni ha cantato le migliori opere del suo repertorio, inaugurando una stagione con La Forza del Destino nel lontano 1965. Del 1993 è l’addio definitivo alla Scala con un grande trionfo.
Molti altri teatri importanti hanno applaudito le sue esibizioni nelle città di
Buenos Aires, Chicago, San Francisco, Vienna, Londra, Barcellona, Madrid, Berlino, Salisburgo, Tokio, Roma, Napoli, Torino, Genova, Bologna, Parma, Venezia e Trieste...
E fra i più importanti teatri estivi l’
Arena di Verona (21 stagioni con un solo anno d’interruzione), Terme di Caracalla, lo Sferisterio di Macerata ed altri ancora.

 

Le incisioni di Bergonzi sono innumerevoli, 25 opere complete ed in aggiunta diversi recitals e duetti con i più importanti Maestri e colleghi. Maestri come Bruno Walter, Tullio Serafin, Herbert von Karajan, Carlo Maria Giulini, Antonino Votto, Gianandrea Gavazzeni, Solti, Mitropoulos, Schippers, Pretre, Cleva, Patané, Santi, Molinari Pradelli, Bernstein... Colleghi come Tebaldi, Callas, Price, Stella, Kabaivanska, Cossotto, Sutherland, Verrett, Scotto, Simionato, Caballé, Nilsson, Arroyo, Deutekom, Sills, Moffo, Bumbry, Rysanek...

 




CARLO BERGONZI E LIVORNO
1950 (cantando da baritono)
«Un giorno, nell'autunno del 1950, ero a Livorno e cantavo Butterfly con Galliano Masini. Dopo il primo atto, durante il quale la voce aveva fatto qualche capriccio, tornai in camerino e provai a fare degli esercizi prendendo delle note alte. Con stupore, mi accorsi che arrivavo con facilità al do. "Ma io sono tenore" mi dissi. "Quello che ho fatto finora è tutto sbagliato, devo cambiare." Terminata la recita, tornai a casa deciso a tentare una nuova strada. ( dal sito www.carlobergonzi.it)

Da tenore:
1953, protagonista in RIGOLETTO al Teatro Goldoni
1956, protagonista in ANDREA CHENIER al Teatro Goldoni
1980, protagonista in CAVALLERIA RUSTICANA al teatro Goldoni

Come spesso egli ricorda, cosa che lo lega particolarmente  a Livorno (oltre alla stima ed al ricordo per Galliano Masini) , proprio al Teatro Goldoni venne ascoltato dall'emissario del prestigioso MET di New York, venendo ingaggiato nella nostra città,dove avrebbe poi cantato con enormi successi per decenni.

2004, presiede il concorso internazionale lirico intitolato al compianto Maestro Antonio Bacchelli
2005, ospite d'onore per LA GIOCONDA, Teatro Goldoni.

lunedì 6 luglio 2009

IL DOPPIONE DEL POPOLO DELLA LIBERTA' AL COMUNE DI LIVORNO

Un commento dei liberali sui due gruppi del Popolo della Libertà al Comune di Livorno (  www.liberalivorno.blogspot.com   ). 

La valutazione del Coordinatore provinciale del Popolo della Libertà sulla costituzione di due gruppi consiliari in Comune da parte della coalizione Taradash, è una cosa di rilievo per tutti i livornesi.

Non solo perché è insostenibile secondo le norme vigenti (il Presidente Bianchi ha detto la parola definitiva e non per cavilli burocratici), ma soprattutto perché mette in discussione la trasparenza nel rapporto tra cittadini e partiti, forse senza neppure rendersene conto.

Lo dimostrano i fatti. Il Popolo della Libertà prima ha voluto la coalizione con candidato Sindaco Taradash, poi , avendo capito che la lista Popolo della Libertà non poteva scalzare Cosimi, all'ultimo le ha affiancato una distinta lista civetta, Governare Livorno. Un numero non insignificante di livornesi si è riconosciuto in Governare Livorno e ha fatto penare il consenso al Popolo della Libertà. A questo punto i responsabili del Popolo della Libertà volevano dichiarata finita la ricreazione e far confluire tutti gli eletti in un solo gruppo consiliare. Anzi hanno indotto il Coordinatore regionale allo sprezzo delle regole, ottenendo da lui il riconoscimento , come gruppo del Popolo della Libertà, del gruppo costituito dalla minoranza degli eletti della lista Popolo della Libertà. 

Ora, è davvero singolare che chi parla di continuo di rappresentare gli italiani, non voglia riconoscere che la maggioranza dei consiglieri eletti nella sua lista con il voto dei cittadini ( purtroppo non è riuscito per tempo a togliere le preferenze in Comune ) si è opposta formalmente alla fusione tra gli eletti delle due liste. Ed è ancor più singolare che chi attacca di continuo la vecchia partitocrazia, cerchi poi di adottarne le peggiori pratiche, pretendendo di far comporre i gruppi consiliari non dagli eletti ma dai coordinatori di partito.

Non potevano pensare ai problemi degli equilibri interni al momento di comporre la coalizione e di fare le liste? La consigliera Amadio, non era il numero uno della lista Popolo della Libertà e non è risultata la  prima per numero di preferenze? E se hanno avuto un'amnesia, perché insistono su un rimedio che è anche peggio? Per parte nostra, non avremmo pensato di dover dar ragione  alla consigliera Amadio, dalla quale siamo assai distanti in termini politici. Ma quando leggiamo che chi non si attiene a quanto deciso dal Popolo della Libertà, se ne dissocia e avalla l'uso improprio di simboli e sigle "in questo caso legalizzando anche la contraffazione di marchi politici" , non crediamo più possibile far finta di nulla. Trasparenza e coerenza nel dibattito e nei comportamenti è il cuore della democrazia. Almeno per noi.

mercoledì 24 giugno 2009

Meno male che Paolo c'è.....

Meno male che Paolo c'è 


Su Livorno, la ricetta politica del fratello "discolo" di  Marco Taradash, Paolo, è: "se vogliamo creare una reale alternativa all'attuale potere, fare cinque anni di costruttiva opposizione e poi tentare il colpaccio, restiamo lontani dal Pdl". Lo diciamo anche noi da tempo, prima che le truppe del candidato Taradash (Marco) pensassero  al gruppo unico in Comune. Naturalmente per loro non sarebbe una scelta indolore. Se dovesse proseguire l'immobilismo della prima giunta Cosimi (il che non è scontato), fare un'opposizione del genere significa fatica, sudore, rinuncia al sogno del partito solo al comando e ricondurre il centro della politica a Livorno invece che a Palazzo Grazioli. Se invece Cosimi si decidesse a dar segni di vitalità politica, occorrerebbero queste stesse cose più la capacità di stare al passo con i cambiamenti. In ogni caso, a Livorno la strada dell'opposizione non può che essere  questa. Meno male che Paolo c'è . .....

Cantieri deserti ma posti auto occupati





LIBERALIVORNO , il blog dei liberali livornesi www.liberalivorno.blogspot.com Piazza Barontini, via Piave e Largo E.Filiberto (ma non sarebbe difficile trovare altri esempi) oggi dopo le 10.00 (quindi non proprio all'alba) , ma similmente succede anche in altri giorni altrove se non negli stessi luoghi, vedevano i cantieri ripresi nelle foto allegate deserti : intanto però i posti auto non sono utilizzabili e la zona, siamo in pieno centro, non pullula certo di parcheggi nonostante la ZTL. Abbiamo già avuto modo,in passato, di esternare notevoli perplessità circa i cantieri che sorgono e che hanno confini assai elastici e mobili, ovvero i cartelli si spostano (dubitiamo fortemente che lo facciano pubblici ufficiali) ed il cittadino non ha certezza di come stiano le cose,essendo spesso assai carenti le informazioni esposte, mentre riteniamo invece che dovrebbe essere rigorosamente posta in vista (come talvolta avviene) la delibera con la quale si concede l'occupazione del suolo publico e tutte le relative indicazioni,sia temporali che riguardanti esattamente gli spazi impegnati. Dinanzi invece ai cantieri deserti ci chiediamo se non sia il caso di ponderare più rigorosamente i tempi di esecuzione concessi,evidentemente calcolati da taluni operatori "ad abundantiam", esercitando anche una sorveglianza sullo svolgimento ei lavori riservandosi anche di intervenire con sanzioni quando ne ricorrano gli estremi. Altrimenti,come spesso accade,ci rimette solo il cittadino.
Federazione dei Liberali - Livorno
Gadi Polacco 24 giugno 2009