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martedì 28 aprile 2009

La "Melody" ed il pirata commentatore

Confesso che desta una certa simpatia Mohammed Muse, definito il "capo
dei pirati", intervistato sulla vicenda del mancato arrembaggio della
MSC Melody, la bella nave da crociera (tante volte ormeggiata nel porto
di Livorno) difesa con successo dalla sicurezza israeliana che ha bordo
e dal sangue freddo del comandante e del suo equipaggio.
"France Presse" l'ha raggiunto telefonicamente, si apprende, nel suo
rifugio di Ely, a circa 800 chilometri da Mogadiscio.
Parla come l'allenatore,anzi "il mister", di una squadra di calcio che
perso un importante incontro non invoca la solita sfortuna, il terreno
duro, il maltempo od altro ma,anzi, rende onore all'avversario più
bravo, analizza tecnicamente lo scontro (è il caso di dirlo) e prende i
suoi bravi appunti, stile Mourinho.
E' su tutti i giornali, o comunque su molti, con foto : è stato
raggiunto evidentemente ad un suo numero di telefono qualcuno noto e
pare che se ne conosca,forse più o meno, anche la residenza.
Sembra quasi un Bandito d'altri tempi, con la B maiuscola : qualcuno
potrebbe magari scambiarlo per un novello Robin Hood, ma non lo è.
E' un pirata,seppur in versione moderna ,con tanto di vittime innocenti
causate senza tanti scrupoli.
E allora, com'è che c'è chi riesce a telefonargli a casa, ma non viene
preso, e perchè gli viene dedicato tanto spazio sui media?
Misteri moderni....

sabato 18 aprile 2009

ELEZIONI COMUNALI 2009 A LIVORNO - Le indicazioni liberali per innescare il rinnovamento possibile

*FEDERAZIONE dei LIBERALI *

* PARTITO DELLA LIBERTA'*

* *

*Indicazioni liberali per innescare a Livorno *

*il rinnovamento possibile*

L'immobilismo praticato dalla Giunta Cosimi ha aggiunto una specifica
crisi livornese alle crisi diffuse nel mondo. Per affrontare questa
crisi che ormai si sente, Livorno ha bisogno di una forte ripresa . Per
crearne le condizioni, occorre che l'Amministrazione corregga la
concezione, sempre più evidente, di affidarsi soprattutto alle nuove
edificazioni. A parte la loro ubicazione e regolamentazione, sulle quali
sono legittimi dissensi motivati, la questione principale è che da un
lato la indubbia diminuzione degli abitanti della città e dall'altro il
rilevante numero di appartamenti inutilizzati. mostra che incentivare
l'accumulo di nuovi metri cubi al di fuori delle effettive richieste dei
cittadini, corrisponde ad una visione superata e statica della funzione
pubblica. Per di più favorisce il perdurare di intrecci
politico-economico-categoriali non positivi. Anche quando mascherata dal
dichiarato intento di realizzare nuove strutture per pubblici servizi
già esistenti. Nel settore edilizio, caso mai, si deve attivare una
forte riqualificazione immobiliare nelle zone edificate, puntando
sull'aumento delle volumetrie solo quando effettivamente utile al
rispettivo nucleo familiare ( e valutando prima le conseguenze di un
aumento di abitanti sui posti auto disponibiii nella zona),
sull'adozione di ritrovati per il risparmio termico e per l'introduzione
dell'uso di energie alternative, e su un sempre più attento adeguamento
delle strutture alle norme sismiche, che riguardano Livorno da vicino
(ad esempio l'intero comparto delle vecchie case popolari).

Una forte attenzione e un corrispondente impegno di investimenti devono
invece essere spostati su aspetti di più rapido impatto e che richiedono
all'inizio un minor ammontare di risorse e ne movimentano dopo tante di
più. E' perciò indispensabile , sancendolo espressamente, impegnarsi sul
come migliorare la partecipazione dei cittadini alle istituzioni, sul
come innescare un rilancio del commercio nelle zone storiche centrali di
Livorno, sul come innovare ed ampliare le pratiche turistiche con
particolare attenzione a quelle dei crocieristi, sul come rispettare gli
obblighi pubblici e non distruggere le attività di riparazione navale
tra l'altro essenziale per un porto, sul come riqualificare il traffico
urbano nei suoi strumenti e nelle sue direzioni ed esercitare meglio il
controllo sulla sicurezza della vita nei quartieri .

*_A) Rinnovo delle istituzioni_**.* Due linee di intervento. A livello
di Comune riconoscimento alle coppie di fatto, etero e omo sessuali
conviventi di un'effettiva equiparazione amministrativa, quali il
diritto all'edilizia popolare. Ed inoltre impegni concreti per
potenziare il rilevamento e la pubblicità integrale degli oneri
sostenuti dal Comune per tutti gli organi politici e per il personale in
modo da procedere poi ad una effettiva ragionata riduzione dei costi
complessivi della macchina comunale; dunque censire compensi,
retribuzioni e rimborsi spese ai componenti dei vari organi
istituzionali, delle società pubbliche e di quelle partecipate, e
confrontare il funzionamento e l'assenteismo al lavoro quotidiani dei
dipendenti dell'area comunale con altre realtà anche contigue; definire
un albo per l'assegnazione degli incarichi pubblici,da variare in via
periodica predefinita, insieme al relativo regolamento . A livello di
Circoscrizioni, affidar loro una serie di effettive deleghe operative
che diano concretezza al loro ruolo di valutazione e controllo
all'interno dell'ordinamento municipale, rafforzandone così il
significato e concretandolo. Quale testimonianza di quest'ultimo
impegno, presentazione nelle circoscrizioni, al posto delle tradizionali
liste corrispondenti ai singoli partiti, di una lista appositamente
denominata con la partecipazione di quei gruppi politici che,
condividendo tale impostazione e i principali indirizzi programmatici
del relativo ambito, intendano farne parte.

*_B ) Rilancio del commercio nel centro storico_**.* Con la prospettiva
degli insediamenti della Porta a Mare e del Nuovo Centro, a parte gli
opposti giudizi sulla loro condivisibilità o meno, la situazione delle
attività commerciali di vario tipo svolte nel centro storico minaccia di
passare dalla situazione odierna molto difficile, ad una decisamente
insostenibile. Per rivitalizzare il commercio tradizionale, è
indispensabile dedicare risorse concrete che attivino nella zona nuove
iniziative dinamiche di coordinamento dei centri commerciali naturali (
marketing, azioni comuni etc,) e producano un nuovo clima operativo
anche da parte degli operatori, con il superamento delle vecchie
abitudini e condizioni di lavoro obsolete. A tal fine, una quota ben
definita ed adeguata di quanto ricavato dal Comune dagli oneri di
urbanizzazione dagli insediamenti della Porta a Mare e del Nuovo Centro,
deve essere subito destinata alla promozione pubblica di centri
commerciali naturali nel centro e di attività che rivitalizzino l'intera
area; predisposizione di parcheggi con ticket riservati ai clienti dei
commercianti ( a prezzo politico per il commerciante).

*_C) Innovare le pratiche turistiche e crocieristiche_*. E'
indispensabile cambiare mentalità. Quanto ai turisti vanno potenziate
offerte mirate a persone che hanno giorni a disposizione , in modo da
attirare interesse e attenzione su quello che Livorno consente di
visitare e far conoscere nei diversi ambiti sportivo, religioso,
urbanistico, di lavoro. Per i croceristi occorre un approccio differente
e nuovo. Gran parte delle navi crociera fanno tappa a Livorno per
visitare le città d'arte toscane (bisogno prenderne atto senza
vergogna). Peraltro una percentuale non irrilevante dei loro passeggeri,
intorno alle trecentomila unità l'anno, scelgono , per loro vari motivi
( magari quello del rapporto costo/meta delle escursioni), di
trascorrere la giornata scarsa che hanno a disposizione girovagando a
Livorno. Perché la loro presenza sia qualcosa di economicamente
produttivo, occorre che l'Amministrazione promuova e sostenga , in
stretto contatto con le associazioni di categoria del commercio e del
turismo, un "pacchetto Livorno" per croceristi. E' decisivo proporlo
tempestivamente alla fonte dove le crociere nascono, cointeressando
armatori e tour operator. Altrimenti, all'arrivo della nave, quasi tutti
i giochi sono fatti, così che gli imprenditori commerciali spendono di
più per ottenere molto di meno.

*_D) Rispetto degli obblighi pubblici e sostegno alle attività di
riparazione navale_**.* La destinazione del bacino di carenaggio (quello
grande) alle attività di riparazione navale, è prevista e sancita nel
contratto stipulato sei anni fa dall'Amministrazione nel quadro
dell'operazione Porta a Mare. Questa destinazione deve essere rispettata
da tutti i coinvolti senza tergiversare continuando a perseguire
tattiche burocratiche per non introdurre navi da riparare; e questa
destinazione era stata richiesta anche dalla Circoscrizione competente.
Al massimo, purché venga fatto un progetto ad ora inesistente, potrebbe
essere diversamente ubicato il bacino galleggiante. L'idea di procedere
all'interramento del Bacino di carenaggio è inconcepibile. Per almeno
quattro ragioni. Perché violerebbe il contratto. Perché il Bacino è
stato pagato da tutti i cittadini per svolgere la sua funzione di bacino
e le aree sono dello Stato , non del Cantiere. Perché un porto che non
rinunci ad essere tale deve avere una consistente attività di
riparazione, che calamita consistenti commesse. Perché interrare il
Bacino o anche strangolarlo di fatto per aprire le porte ad un'altra
stazione marittima ed ulteriori strutture edilizie private e marittime,
sarebbe una duplicazione del tutto inutile nel primo caso e nel secondo
un ulteriore indebito vantaggio regalato ai soggetti privati, che
includono le cooperative.

*_E) Riqualificare il traffico urbano, controllare le strade nei
quartieri_**.* Necessitano quattro tipologie di interventi. Assumere
provvedimenti per una miglior distribuzione del traffico così da non
gravare l'area adiacente al centro (in cui si concentra quasi la metà
del commercio tradizionale) e da alleggerire zone ad alta densità
abitativa e di traffico, anche favorendo il ridislocamento nel
territorio di attività già esistenti così da equilibrare meglio
l'operatività effettiva in ciascuna zona ed evitare ingolfamenti.
Rivedere la circolazione degli autobus ATL in centro, rivalutando
l'ipotesi del passaggio in Via Grande in un solo senso ed instaurando
una linea parallela in Via Avvalorati; in prospettiva concordare, con le
organizzazioni dei commercianti, la creazione di un anello di traffico (
Scali D'Azeglio, Piazza della Repubblica, Via Avvalorati , Via San
Giovanni, Piazza del Pamiglione, Scali Cialdini) insieme al non accesso
da Via Grande verso Piazza Grande; intensificare le corse estive
lungomare. Verifica e incremento delle licenze dei taxi inserendo la
categoria di taxi a più posti ad uso plurimo, in particolare con
percorsi paralleli alle principali linee ATL, soprattutto in estate, con
elasticità di fermata e di biglietto seppur maggiorato. Destinare le
attività di controllo dei vigili urbani più alla sicurezza della vita
sociale sul territorio nei quartieri e riportando l'elevare multe al
codice della strada alla funzione di evitare gli effettivi intralci alla
circolazione e non di impegno esclusivo.

/Livorno 20 aprile 2009/

domenica 12 aprile 2009

Moschea si ,Moschea no.

LiberaLivorno
www.liberalivorno.blogspot.com

Di tanto in tanto e di luogo in luogo si riapre la discussione che potremmo riassumere nella frase "Moschea si ,Moschea no". Dato per ovvio ,ma non scontato, che i costi relativi all'edificazione di un luogo di culto qualsiasi non debbano gravare sul pubblico bilancio,basterebbe una semplice occhiata alla nostra Costituzione per cogliere l'assurdità di tale discussione .Si parte con l'art. 3 il cui incipit recita : "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali"
L'art. 8 entra poi nel vivo quando afferma : "Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano. I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze".
L'art.19, significativamente inserito nella parte che tratta dei diritti e dei doveri dei cittadini,approfondisce la questione affermando : "Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume".
Si potrebbe andare oltre ma quanto riportato è assai chiaro : la libertà di religione, come peraltro ovvio in una democrazia occidentale, è assicurata nell'altrettanto ovvio rispetto delle comuni leggi che regolano la vita dello Stato e la convivenza tra cittadini.
Eppure, con un accenno anche nella nostra città, assistiamo spesso a dibattiti che sembrano voler porre in discussione quanto previsto dalla nostra carta fondamentale : singolarmente non di rado alle "accuse" di voler dare il via libera alla costruzione di una moschea non si oppongono adeguate risposte di principio, ma "smentite" che paiono tradire una certa difficoltà a trattare alla luce del sole un argomento ampiamente supportato dai principi costituzionali.
E' questo uno dei casi nei quali, posti da parte intenti di strumentali di alcuni per mera speculazione politica o per visione rasente il "fanatismo salvifico", si denota la mancanza di visione liberale che una società aperta dovrebbe avere, unitamente ad una reale concezione di Laicità dello Stato.
I liberali sanno bene che una salda società laica è infatti in grado di imporre l'osservanza della legge a tutti i suoi cittadini , indipendentemente dalla loro appartenenza religiosa : trae forza dalla sua imparzialità che le consente di garantire al meglio il diritto di tutti a vivere nel rispetto di tutti, non credenti compresi, accomunati dalle leggi dello Stato ed a queste sottoposti.
Un luogo di culto che non fosse tale e che celasse quindi attività criminose non può e non deve essere tollerato.
Il problema del terrorismo che si riconduce ad interpretazioni fanatiche dell'islamismo è in questi anni una realtà evidente ma, come insegnano peraltro nazioni in prima linea contro il terrore (Stati Uniti ed Israele solo per citarne alcune), uno stato degno di tale nome è in grado di agire anche duramente, ove occorra, senza per questo pregiudicare un diritto fondamentale dell'uomo.

Gadi Polacco
Federazione dei Liberali

Il PDL non è il Partito della Libertà e non è liberale

www.liberali.it

Partito della Libertà vs. Popolo della Libertà

Prendendo spunto da un  lapsus involontario di Piero Ostellino nella sua rubrica "Il Dubbio" sul Corriere della Sera del 4 aprile scorso, il Presidente FdL Raffaello Morelli gli ha inviato una ricostruzione della disputa tra Partito della Libertà e Popolo della Libertà che è soprattutto l'analisi del suo senso politico e delle ragioni per cui si punta a nascondere i liberali; almeno fino ad oggi, che è il secondo giorno della nuova direzione di Ferruccio De Bortoli. La lettera di Raffaello Morelli è stata integralmente pubblicata da Ostellino nello spazio del suo Dubbio odierno.

 

 

 

I liberali d'Italia:

ultimi mohicani

di Piero Ostellino

Questa è la storia degli "ulltimi mohicani italiani". Dei liberali in politica. Minoritari, certo. Ma che si è fatto di tutto, e di più per far scomparire persino dalla vista.

 

Caro Ostellino,

Quando nel Suo "dubbio" di sabato scorso critica la creatura politica dell'on. Berlusconi, invece di Popolo della Libertà, Lei usa il nome Partito della Libertà, un nome della Federazione dei Liberali, figlia del vecchio PLI.

Di per sé, il lapsus mostra a cosa porta la campagna, iniziata a metà 2007 dall’on. Brambilla e da Forza Italia, per appropriarsi del marchio Libertà secondo un metodo da far west mediatico più che da stato di diritto. Su ciò è in corso al Tribunale di Milano una causa promossa dalla FdL contro esponenti di Forza Italia. Ma la questione va oltre al diritto. Vi sono essenziali motivi cultural-politici per impedire al centro destra lo scippo del nome che sta tradendo da 15 anni. Gli stessi vissuti dalla FdL aggiornando la tradizione di Malagodi e G. Martino nel solco di Liberal International.

Il nome Partito della Libertà evidenzia la libertà del cittadino indissolubilmente legata alla diversità individuale delle tendenze e delle aspirazioni, mentre popolo è l’idea massificante ed indistinta di chi adora il collettivo. Congiungere le idee di popolo e di Libertà è un’immagine suggestiva dal contenuto politico del tutto contraddittorio. E contraddittori sono gli atti del clan Berlusconi. Esalta l’adesione al Partito Popolare Europeo come se fosse credibile accoppiarla alla rivoluzione Liberale (quando Liberali e Popolari sono avversari naturali). Organizza una kermesse di 7000 delegati senza voto come se fosse una pratica attuazione dei principi Liberali (quando li viola) . Poi, mentre si contraddice, ritenta quello scippo cui all’epoca dovette rinunciare per la nostra causa e, con l’investimento pubblicitario, riprova ad accreditare presso cittadini e opinionisti il Partito della Libertà quale roba propria. Così da due mesi, il Ministro Bondi ha ripetutamente denominato Partito della Libertà l’organizzazione di cui è Coordinatore, e ogni volta ci scrive contrito dicendo che è incappato in una svista linguistica. Da qui la nostra nuova causa  ex 700 c.p.c. per inibirgli le sviste fino al voto europeo.

Il revival berlusconiano non è casuale. E’ funzionale al disegno di monopolizzare tutte le differenze e ad evitare che la FdL utilizzi Partito della Libertà alle europee.  Le scorrerie sono servite ad ostacolare il nostro lavoro politico con altri, proprio sbertucciando e contaminando il nome. Ad ostacolare chi denuncia che il confronto democratico non è riducibile al dialogo di potere tra i due partiti più grossi per mutare regole a proprio comodo.

Questo è  il nocciolo politico. Il vero tumore del nostro paese è il buco di Liberalismo. Il metodo coerente dei Liberali scopre gli altarini, preoccupa e va nascosto. Fanno il lavoro sporco non solo il Popolo della Libertà con i teo-con e il Partito Democratico con il sinistrismo senza progetto, ma tutto l’establishment, dall’editoria alla finanza alla burocrazia,cui interessa conservare quei privilegi che impediscono il competere di mercato nelle regole. Berlusconi che decide non è né il male né la cura, è una risposta ai problemi sbagliata e inadeguata.

Evitiamo confusioni storiche. Il Partito della Libertà è l’area dei Liberali impegnati, non la corporazione dei conservator-populisti.

Raffaello Morelli
 

Corriere della Sera, 11 aprile 2009

 

martedì 7 aprile 2009

Bacino di carenaggio e riparazioni navali, turismo e crocieristi : l'inizio della campagna elettorale pare non votata al nuovo ma bensì ad una certa improvvisazione

Non è un buon segno che, a 2009 inoltrato ed ormai a poche settimane dalle consultazioni elettorali, si ritorni ad affermare sbrigativamente che il bacino di carenaggio non ha dignità di esistere e nemmeno che debba essere trasferito, non si capisce dove ed in particolare quando , mossa facilmente propedeutica alla sua "dolce morte" : a monte dell'operazione della cosiddetta "Porta a Mare", intesa come ex Cantiere, è stato speso un impegno a salvaguardare una struttura,peraltro sorta con soldi pubblici e quindi di tutti,indispensabile per un'attività che mantiene famiglie e che è ovvia e naturale in un porto che voglia potersi definire come tale.
Chiunque governi e chiunque governerà,ove tenga alla serietà, non può permettersi di disattendere un impegno assunto dall'Amministrazione buittando a mare, per rimanere in tema, una preziosa attività.
Una certa confusione si ripropone anche quando si parla di turismo e crocieristi : sono due cose diverse che richiedono approcci diversi.
I crocieristi, ai quali non si può certo imputare di essere colpevoli di sbarcare a Livorno per visitare le città d'arte toscane (a Civitavecchia non si offendono per il fatto che questi vi sbarchino per recarsi a Roma), sono una tipologia diversa di visitatori che scelgono, in percentuale interessante,di trascorrere la giornata scarsa che hanno a disposizione per girovagare rilassati nella città di sbarco,in genere perchè hanno ormai visitato varie volte le mete più marcatamente turistiche o perchè valutano negativamente il rapporto costo/meta dell'escursione.
I molteplici e lodevoli sforzi posti in essere ormai da anni in città,purtroppo mai coordinati veramente,hanno dimostrato di non essere in grado di sostenere un "pacchetto Livorno" che invece un'Amministrazione,in stretto contatto con le associazioni di categoria del commercio e del turismo,dovrebbe cercare di coordinare con il fine di proporlo alla fonte e in tempo utile, ovvero dove le crociere nascono e cointeressando armatori e tour operator : all'arrivo nave,inevitabilmente,i giochi sono infatti quasi tutti fatti.
Speriamo che nei prossimi giorni la campagna elettorale si fondi su basi più solide e meno dominate da perentorie quanto traballanti affermazioni.

Gadi Polacco

giovedì 2 aprile 2009

Quale nuovo Sindaco a Livorno ? Una pragmatica analisi liberale sulla campagna elettorale arenata sui personalismi e che favorisce il Sindaco uscente.

QUALE   NUOVO   SINDACO ?  
LA  CAMPAGNA  ARENATA SUI PERSONALISMI FAVORISCE  COSIMI. 

Da una analisi realistica della situazione, emerge che nell'area di centro sinistra non si sta coagulando una candidatura unica sostenuta da una coalizione per l'alternativa e  che in quella di centro destra non esiste, al di là del berlusconismo, una qualsiasi proposta programmatica per Livorno. Se continuerà così, le elezioni del 6 giugno saranno per Cosimi poco più di una formalità (il fatto di andare o no al ballottaggio può interessare solo gli addetti ai lavori e i politologi). 




Fin qui, la campagna elettorale per l'elezione del nuovo Sindaco di Livorno è stata  deludente. Vi sono poche tracce di confronti sui  progetti dei candidati per chiarire ai cittadini i rispettivi programmi. Dominano gli aspetti personalistici su chi si candida e quasi non si parla delle rispettive proposte. E ormai siamo ad aprile, cioè mancano 65 giorni al voto.

Nell'ordine. Il candidato Sindaco per la conferma, Cosimi, presenta un bilancio di immobilismo quinquennale.  Però, ne da la colpa al suo predecessore ( del quale, pure, fu assessore e segretario provinciale di partito), ha adottato la linea degli annunci mirabolanti poi caduti come un castello di carte al vento (La Gran Guardia riapre, eviterò la chiusura del Grande, la Darsena Europa è dietro l'angolo), ha presentato all'ultimo tuffo linee generiche di Piano Regolatore   come un libro dei sogni fuori tempo e con grande confusione di ruoli e di funzioni. In compenso, si dedica intensamente  a tessere  contatti e relazioni, anche se con la sinistra dura e pura , da Rifondazione ai Comunisti di Diliberto, gli è andata male nonostante abbia strombazzato che i rispettivi accordi erano dietro l'angolo. E' appoggiato dal PD e da Italia dei Valori.

Poi c'è il candidato del Popolo della Libertà, Taradash, che, proseguendo la tradizione del centro destra livornese di non avanzare mai proposte concrete di opposizione, per ora non ha  detto niente sul come intenda cambiare indirizzo se eletto.  Si è limitato a declamare quelle solite cose contro il potere rosso sessantennale, che rassicurano i nostalgici ma non costruiscono alleanze o progetti al di fuori del recinto di centro destra (che peraltro ancora latitano). Naturalmente è un oppositore gradito a Cosimi, il quale  sa benissimo di non poter perdere il confronto diretto contro questo centro destra, magari al secondo turno elettorale.

Il candidato Sindaco di nuovo conio, Cannito, è l'unico che, dopo cinque anni di opposizione in Consiglio all'immobilismo di Cosimi,sui temi e ragionata , continua ad avanzare proposte concrete sul cosa fare per uscire dal degrado e consentire ai cittadini di riprendersi la città. Si vede che il suo provenire dalle esperienze fattive del volontariato ( per lui di sponda cattolica) gli ha lasciato il gusto della concretezza del fare. E' alla testa di una coalizione  formata da Città Aperta (la sua lista di origine), i Verdi e Sinistra Critica. E' visto come il fumo degli occhi da Cosimi, il quale capisce che gli unici problemi per la rielezione potrebbero venirgli da lui, qualora si verificassero certe condizioni seppur non facili.

Infine  il candidato Sindaco Lamberti. Anche se ha detto di candidarsi Sindaco solo da poco, si è attivato da oltre diciotto mesi. Inizialmente ha pensato di fare pressioni di tipo associativo-civile sulla struttura del suo partito, il PD, per ottenere un incarico che per lui fosse un adeguato riconoscimento. Poi negli ultimi mesi, vista la completa sordità da quella parte, è uscito dal PD, ha dato vita ad una Associazione Politica , Confronto, e ha portato attacchi quotidiani al suo successore Cosimi, snocciolando una serie di critiche sui diversi aspetti della  gestione e dello star fermo cosimiani.  Ora,  l'Associazione Confronto è stata una iniziativa opportuna e in qualche misura coraggiosa in un ambiente con forti propensioni conformiste. Solo che è stata un'iniziativa molto tardiva. Farla nascere in pieno inverno 2009, le lascia poco tempo per assumere una immagine distinta da quella del suo promotore. Forse è stata da lui pensata appunto perché non fosse distinguibile, ma questo tende a snaturare l'Associazione in mera operazione elettorale.  E di fatti il dualismo tra Lamberti e Cosimi ha grande spazio sui mass media locali, in specie sui quotidiani.

Si è così alla questione più importante per gli sviluppi della campagna elettorale. Il dualismo Lamberti-Cosimi tira bene sulle locandine ( quasi eccita gli animi) ma in realtà è un altro fattore assai utile per il successo di Cosimi. Abbiamo appena detto che Lamberti e la sua associazione Confronto sono di continuo critici verso il Sindaco uscente. Anche avanzando proposte puntuali, senza dubbio meno immobiliste, conservative e in fondo nepotiste. Non a caso, tuttavia, in giro stanno crescendo le "casuali"  osservazioni fatte da uomini della cerchia Cosimi e del suo partito, che ricordano come Lamberti sia tutto meno che il nuovo, essendo stato al vertice dell'Amministrazione per 22 anni , prima come assessore e poi gli ultimi 12 come Sindaco fino al 2004, e che ha lasciato al successore una eredità pasticciata. E siccome in politica idee e programmi sono essenziali, ma certo lo è non di meno la credibilità dei candidati nella loro capacità di rinnovarsi, questa constatazione risulta piombo nelle ali del candidato Lamberti ( con Cosimi che se la ride). Tutti ritengono che si tratti di una lotta di palazzo.

Di fronte a questo stato di cose, chi pensa che Livorno non si possa permettere di aspettare il 2014 per sostituire il Sindaco Cosimi, vedrebbe subito una via di uscita che coniughi persone nuove, credibilità di programmi, caratteri politico sociali della città. Sarebbe quella di mettere insieme la coalizione Cannito e l'area Lamberti , battere Taradash al primo turno e giocarsela al ballottaggio. La leva sarebbe l'obiettiva difficoltà che attanaglia i livornesi senza obbligarli a premiare il centro destra berlusconiano.  Qui però spunta lo stop dei personalismi che paiono prevalere sulle esigenze della politica. 

Lamberti sembra afflitto dalla sindrome del narcisismo.  Non pare essersi reso conto che le idee e le prospettive da lui sostenute sono ricchezze politiche spendibili purché non siano abbinate alla sua candidatura. Altrimenti la sua bassa credibilità quale candidato Sindaco, rende poco credibili anche idee e prospettive, e non si innesca quella capacità di attrazione che è essenziale per battere Taradash al primo turno. Addirittura certi supporter di Lamberti vorrebbero attorno a Lamberti una coalizione unica per farvi convergere anche quella di Cannito e una frangia del Popolo della Libertà ( quella che voterebbe disgiunto, lista PdL ma candidato Sindaco Lamberti). E' irrealizzabile perché è utopico pensare che  gruppi consistenti del  Popolo della Libertà  ( non meno di 5 o 6 mila voti) preferiscano a Taradash quel Lamberti contro cui hanno combattuto per un decennio. Ed è irrealizzabile perché l'obiettivo di Cannito è una svolta politica, non uno strapuntino in giunta. Se avesse voluto lo strapuntino, avrebbe già accettato un vantaggioso accordo con Cosimi per consentire a quest'ultimo di evitare il ballottaggio. In conclusione, se Lamberti mantiene la propria candidatura a Sindaco, le due candidature distinte e contemporanee in un'area contigua (Lamberti e Cannito)  danno la certezza assoluta ( nessuna delle due può arrivare al 20%) che al ballottaggio andrà semmai Taradash.

Si arriva ad analoga conclusione guardando la cosa dall'altro versante, quello di Cannito. Pressati dal loro Consigliere Regionale favorevole a Cosimi e dal loro ex assessore  comunale favorevole a Lamberti, i Verdi, dopo aver rifiutato Cosimi a favore della coalizione Cannito, si rifiutano di prendere in considerazione perfino un eventuale appoggio a Cannito della Associazione Confronto poiché non vogliono contaminarsi con Lamberti. Nè Cannito, che invece non scarterebbe questa ipotesi, pare in grado di imporre le ragioni della politica qualora ce ne fosse la necessità. Quindi, anche da questo versante non sembrano esservi le condizioni per arrivare ad una candidatura a Sindaco Cannito appoggiata pure dalla lista Associazione Confronto.

Come si vede, ai primi di aprile, la campagna elettorale per l'elezione del nuovo Sindaco è arenata sui personalismi. Con le maggiori famiglie economiche ed imprenditoriali lì a guardare come se fossero estranee alle vicende del Comune di Livorno ( e agli intuibili riflessi sugli assetti del Porto). Che la situazione cambi, appare assai problematico. Ognuno antepone le proprie convenienze ai progetti più ambiziosi per risollevare la città. Proseguendo così, la conferma di Cosimi a Sindaco diviene abbastanza tranquilla, almeno al ballottaggio. Per questo non è difficile supporre  che nelle ultime settimane possa prevalere, in ciascuno,  la tendenza al si salvi chi può.  

Liberali Livorno

2 aprile 2009