Visitate il sito de LO SGUARDO LUNGO

Banner pubblicitario

venerdì 27 novembre 2009

Un richiamo fermo e tempestivo

COMUNICATO STAMPA"Al termine dell'udienza ai Mutilati e Invalidi del Lavoro, il Presidente della Repubblica ha fatto una dichiarazione tanto sintetica quanto di importanza decisiva per la libera convivenza. Ha semplicemente detto, prima "nulla può abbattere un governo che abbia la fiducia della maggioranza del Parlamento",  poi "quanti appartengono alla istituzione preposta all'esercizio della giurisdizione, si attengano rigorosamente allo svolgimento di tale funzione". e infine "spetta al Parlamento esaminare, in un clima più costruttivo, misure di riforma volte a definire corretti equilibri tra politica e giustizia".  Da molti anni, un Presidente non esprimeva con tale ferma chiarezza un richiamo così tempestivo ai fondamenti della Repubblica e del dibattito politico. I liberali concordano senza riserve. Ancora una volta   questo Presidente prova che le differenti origini culturali non sono un ostacolo tra i cittadini con una sincera passione democratica".

venerdì 6 novembre 2009

Il sondaggio "orientato" de Il Tempo

Egregio Direttore,in genere Lei dirige il quotidiano facendo attenzione ai dati di fatto come premessa alle Sue valutazioni. Mi permetta  invece di rilevare una  stecca  nel sondaggio che Il Tempo ha promosso  su "Crocifisso a scuola, sì o no?".Noi liberali – che ovviamente, essendo a favore della separazione tra Stato e Chiesa , abbiamo apprezzato la sentenza della Corte Europea – non ci scandalizziamo affatto delle accese contrarietà a quella stessa sentenza, in larga parte dovute al desiderio contrapposto di non separare cose religiose e cose civili. Anche se riteniamo che questo desiderio sia fisiologico per gli appartenenti alla gerarchia cattolica e viceversa una grave sottovalutazione dell'esperienza storica da parte dei politici e del mondo teocon. Tuttavia, in questo caso, la formulazione del sondaggio è obiettivamente depistante. Il Sì è motivato con chiarezza, mentre il testo della domanda e il No violano il principio di un sondaggio che voglia esser tale. Il fine non è conoscere i pareri ma influenzare le risposte. In tre sensi. Primo, la domanda, omettendo l'aggettivo pubblica (scuola pubblica) elimina la differenza di ruolo educativo con la privata e fa balenare la presunta impossibilità, per chi lo voglia, di manifestare la libertà di insegnare la propria religione. Secondo, il concetto di offesa è una pura invenzione di comodo, non fa parte della sentenza né appartiene alla logica liberale della convivenza secondo il principio del separatismo. Terzo, il legare il No al non esser credente suggerisce implicitamente che possa essere per il No solo chi non è credente, mentre Lei sa bene  che una miriade di credenti, cattolici e non cattolici, preferirebbe la mancanza di simboli religiosi nelle scuole pubbliche e nei pubblici uffici. In questo modo, il sondaggio non è più un sondaggio, ma propaganda e il richiamo al crocifisso finisce per essere strumentale. Di fatti, con questa formulazione del sondaggio, si dividono i cittadini solo tra quelli che vogliono il crocifisso a scuola e quelli che lo ritengono offensivo. Viene esclusa in partenza la posizione dei moltissimi d'accordo con la sentenza della Corte Europea, basata sul diritto, a proposito della scuola pubblica oppure non a quella posizione non viene data  altra scelta dell'etichettare il crocifisso come "offensivo". Ed invece il dato di fatto reale da approfondire è un altro. La disparità di trattamento con le varie fedi e verso chi non crede. Insomma, proprio per restare all'esigenza di capire i problemi della convivenza libera, non mi paiono adatti i sondaggi crociata.I migliori salutiRaffaello Morelli

LA CROCIATA PRO CROCIFISSO CHE,A NOSTRO AVVISO, OFFENDE I CREDENTI IN QUEL SIMBOLO

"Il Tempo" si è dedicato ad una sorta di crociata pro Crocifisso che,a nostro avviso, è offensiva proprio per i credenti in quel simbolo che viene strumentalizzato,sempre a nostro parere,per fini assai terreni.
Il "sondaggio" che il giornale romano propone,tanto per dare un esempio,è così impostato:

Crocifisso a scuola, sì o no?

Evidente la forzatura insita nella risposta "no" : chi dunque fosse d'accordo con la sentenza della Corte di Strasburgo, basata sul diritto, non ha altra scelta che "dichiarare" che il crocifisso è "offensivo", snaturando palesemente i termini del dibattito che sono ben altri,ovvero la disparità di trattamento con le altre fedi e verso chi non crede. Roba da non credere!

mercoledì 4 novembre 2009

La sentenza di Strasburgo e la Laicita' dello Stato

COMUNICATO STAMPA" La sentenza della Corte Europea di Strasburgo che ha accolto il ricorso di una cittadina italiana a proposito dell'imposizione del crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche, è una sentenza di grande importanza perché riafferma in modo argomentato il carattere laico e pluralista delle istituzioni europee e della  Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo sottoscritta anche dall'Italia. Le reazioni scomposte e fuori contesto giuridico da parte del centro destra, dimostrano una volta di più che esso è afflitto da una insopprimibile vocazione ad una politica muscolare incapace di discutere ragionevolmente le idee politiche sulla convivenza e di rafforzare la laicità delle istituzioni, la sola che, in quanto tale, è in grado di consentire la libertà di ciascuno nel rispetto reciproco e del dettato costituzionale.Si può iniziare dal Presidente della Camera Fini, anche se, peraltro, egli critica una cosa che la sentenza non afferma, cioè la negazione del ruolo del Cristianesimo nella società Italiana ( e infatti la sentenza ha condannato non il Cristianesimo bensì la pretesa di imporre la presenza del crocifisso nelle aule in quanto capace di dare indirizzi confessionali anche a figli di famiglie che non desiderano siano dati tali indirizzi).  Sono invece del tutto inaccettabili le reazioni  dell'avvocato del governo presso al Corte Europea, e dei Ministri Gelmini e Calderoli . L'avvocato gioca sulle parole in modo indegno, dato che sa bene che l'art.7 nel Concordato oggi vigente non si riferisce ad una religione di Stato  non più esistente bensì al criterio di reciproca indipendenza tra Stato e Chiesa, per cui un simbolo di una religione non può essere imposto alle strutture dello Stato. Quanto al Ministro Gelmini gioca incredibilmente sui concetti e cerca di asserire, in pura trance teocon, che la sentenza, dichiarando illegittima la presenza obbligata del crocifisso, cancellerebbe un simbolo di italianità. Addirittura arriva a supporre che la Convenzione Europea dei Diritti sarebbe in contrasto con il dettato costituzionale italiano, mentre sa benissimo che da tempo la presenza obbligatoria del crocifisso è messa in dubbio proprio da sentenze di Corti italiane. Infine il ministro Calderoli usa un linguaggio barricadiero da sollevazione civile , anche se non suscita stupore perché lui è uso fare leggi importanti e poi definirle una porcata. I Ministri si occupino piuttosto di proporre le realistiche riforme indispensabili nei loro settori senza andare demagogicamente a caccia di applausi da parte della parte più conservatrice ed oscurantista della politica italiana."

martedì 3 novembre 2009

La Corte Europea dice no al crocifisso in classe

La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha dunque sentenziato contro la
presenza del simbolo religioso cattolico nelle classi della scuola
pubblica .Ci sarà tempo per dibattere la questione ma, di primo acchito,
non può passare inosservato che mentre dal Vaticano il direttore della
sala stampa, comprensibilmente ,dichiara " dobbiamo ancora valutare la
cosa,dobbiamo almeno leggere la sentenza", il Ministro Gelmini è già
all'attacco, lancia in resta e verrebbe da dire più realista del re,per
esorcizzare la cosa,condannarla e fieramente affermare una sorta di "no
pasaràn" all'insegna della "nostra tradizione" , richiamando anche i
simboli (ma tanti allora ve ne sarebbero da citare) correlati alla
storia d'Italia.
Se questa sarà la linea seguita dalla politica,senza meraviglia se
analoghe posizioni si evidenzieranno anche in diversi schieramenti,ci
troveremo davanti all'ennesima occasione persa di affrontare,nel suo
insieme,la necessità di rafforzare invece uno Stato Laico che,in quanto
tale,è in grado di consentire la libertà di ciascuno nel rispetto
reciproco e del dettato costituzionale.
Gadi Polacco


Livorno, 3.11.09