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mercoledì 6 aprile 2016

Il caso di Piombino : indagini penali e sanitarie


Il clamore mediatico sulla vicenda dei 13 pazienti morti in 18 mesi all'Ospedale di Piombino per accertate cause non naturali, ha connotati quasi esclusivamente  gialli: il killer accusato è o no il vero killer? Sta invece pressoché nel dimenticatoio il vero tema forte e preoccupante, e cioè il significato della stessa vicenda riguardo a come è organizzato il nostro convivere.

Perché la tragedia all'Ospedale di Piombino non è stata un'azione improvvisa e  imprevedibile di persone dedite a colpire  quelli da loro disprezzati. Fin dalla morte della prima vittima, il laboratorio dell'Ospedale ha scritto che nel cadavere i parametri della coagulazione erano sballati. Quindi sussisteva una grave anomalia, confermata subito dal primario del reparto. Fino a qui un caso medico da chiarire. Però un quadro identico si è ripetuto settimane dopo (e per altri 18 mesi) senza che, a parte le indagini penali, venisse mai affrontato l'irrefutabile nodo di natura sanitaria. Vale a dire che all'Ospedale di Piombino – non a quelli di Campiglia, di Cecina, di Follonica, di Massa Marittima, di Livorno, di Grosseto – si verificavano in un certo reparto decessi di pazienti non terminali in cui i cadaveri presentavano le medesime caratteristiche sballate di coagulazione.  

 Sta qui il nodo preoccupante per il nostro convivere. Di fronte ad un evidente e circoscritto problema sanitario, ci si è affidati alle indagini penali per individuare i colpevoli senza preoccuparsi nel frattempo di intervenire in modo netto sulla struttura fisica ed organizzativa del luogo di cura  ove si concentravano i decessi. Perché l'abito mentale italiano confezionato sul mito della verità e non sulla pratica di stare ai fatti, ha portato per privilegi professionali, sindacali, burocratici, in attesa delle indagini della magistratura, ad escludere ogni responsabilità degli addetti (insospettabili a prescindere) e quindi a non far nulla nel reparto.  Con questo criterio, che confonde la ricerca della verità e della responsabilità penale (magari ottenendo risultati dopo anni) con i ritmi effettivi della vita reale e i suoi potenziali pericoli (talvolta incombenti, come nel caso), si è permesso che  da una vittima si  giungesse a 13 (quelle note).

Le povere vittime di Piombino fanno suonare un campanello di allarme sul nostro convivere. Nella convivenza il rispetto delle regole è essenziale, a patto di coglierne davvero la natura.  Le regole riguardano il modo di confrontarsi tra cittadini a proposito degli effettivi problemi del vivere e non devono trasformarsi in una sovrastruttura rigida per  dare il ritmo alle cose del mondo anche a costo di staccarsi dalla realtà dei fatti e di far chiudere gli occhi su insorgenze endemiche della sanità.




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