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lunedì 29 agosto 2016

La gabella (retroattiva) sui contrassegni, ultimo esempio della mancata "rivoluzione grillina" livornese

Dunque entro fine mese chi ha un contrassegno in deroga per le zone ZTL/ZSC è chiamato a pagare una gabella aggiuntiva e pure retroattiva.

Per carità, l'illegalità delle leggi tributarie retroattive sancita dallo Statuto del Contribuente è disinvoltamente violata periodicamente e indipendentemente dal colore del governante di turno, e anche se la gabella sui contrassegni non è ufficialmente tributo, ma in pratica lo è, il principio è comunque sano e rispettoso dei diritti del cittadino anche esulando dai meri rapporti tributari.

Quindi il grillismo livornese, con buona pace delle declamate istanze "rivoluzionarie", ripercorre almeno  in questo frangente vecchie vie della da lui vituperata vecchia politica.

Immaginiamo cosa sarebbe accaduto se un'Amministrazione di colore diverso avesse stabilito,come fatto a Livorno, un aumento secco, mediamente di 92,00€, come questo : probabilmente si sarebbe scomodato Grillo stesso con occhi strabuzzanti e bava alla bocca gridando, motivamente, allo scandalo.

Dirà il solerte funzionario, quello che sembra governare veramente Livorno in questi anni di disarmante debolezza della politica,che l'aumento è stato deliberato l'8 marzo 2016 (quindi prima del termine per pagare il rinnovo dei contrassegni posto a fine marzo) ma ciò non toglie che all'anno già iniziato ci si riferisca e che vi sia chi ha pagato anche prima della data della fatidica delibera.

Arzigogoli burocratici a parte viene comunque messo in discussione quel rapporto di rispetto dovuto al cittadino e che dovrebbe anche agevolare una certa fiducia in chi Amministra : a partita in corso,invece, si cambiano retroattivamente e a proprio vantaggio le regole pattuite, come se fosse lecito affittare una casa a qualcuno per un anno e poi,verso marzo, stabilire che si vuole l'aumento del canone ed esigerlo retroattivamente e per il resto del periodo per il quale si era pattuito diversamente (concedendo,nel caso dei contrassegni,al suddito-cittadino la facoltà,bontà loro,di restituire il tagliando ricevendo una quota di rimborso).

In perfetta linea di continuità con le precedenti Amministrazioni,poi, si continua a usare ipocritamente la definizione di "rimborso" applicata alla gabella sui tagliandi .

Treccani così spiega il verbo rimborsare: "il fatto di venire rimborsato di quanto si è speso".

Se nessuno in passato si è degnato di spiegare quali voci determinassero i costi dei tagliandi (ovviamente,essendo semplicemente un corrispettivo ) , come spiega questa Amministrazione,per vocazione politica teoricamente dedita alla massima trasparenza, questa voce e più che altro l'enorme aumento a freddo praticato?

Ovvero,quali aumenti hanno inciso così drammaticamente e repentinamente sui già misteriosi costi da "rimborsare" da portare, in media, da 58,00€ a150,00€ il costo?!

E' chiaro che non vi è risposta al quesito perchè si tratta semplicemente di manovre di cassa e di corrispettivi richiesti : a Lucca  schiettamente definiti  "tariffe" e a Pisa,tanto per fare due esempi vicini,altrettanto chiaramente  "acquisto".

Chissà, forse i sudditi avrebbero preferito essere trattati come cittadini,sentendosi dire schiettamente che da qualche i soldi vanno presi e che,come storicamente avviene (anche in questo caso senza discontinuità con vecchie logiche) , è più facile farlo sulla massa che non può scappare o nascondersi.

E questo è solo il primo tempo,in attesa della "grande riforma" che non sembra contenere un progetto politico ma,ancora una volta,una pura e semplice logica ragionieristica.

Gadi Polacco*

* cittadino, liberale e imprenditore



giovedì 4 agosto 2016

L’IMBROGLIO DEL SI dei SEDICENTI MODERATI







Nella prima settimana di agosto si agita molto la galassia dei parlamentari di area popolare e verdiniana,  eletti contro il  PD, passati ad appoggiare il PD, oggi decisivi per la maggioranza di Renzi. Dichiarano a gran voce di sostenere il SI alla proposta di riforma costituzionale, in modo da far vedere a Renzi che senza il loro voto perderebbe il referendum. Pertanto esigono un ulteriore riconoscimento del rilievo governativo dei moderati.
Siamo rocciosi sostenitori del NO ma non ci turbiamo del diverso parere di altri (è il bello della convivenza civile). A patto però che siano convinti della validità della proposta nel merito (contenti loro…) . Invece l'area popolare e verdiniana neppure ci pensa alla questione del merito della proposta e  senza infingimenti l'appoggia per una pura convenienze di potere. Così il loro comportamento è un inganno per i cittadini. L'inganno sta nel fatto che, per norma legale e per logica del vivere insieme, il referendum  del prossimo autunno è esclusivamente un quesito per scegliere se respingere od accettare la proposta di revisione costituzionale, non è un'elezione politica. Quindi non c'entrano nulla le convenienze politiche di potere, tanto più se espresse in nome dei moderati.
Una politica moderata lo è nelle idee e nei comportamenti. Nelle idee perché rifugge gli eccessi ideologici, statalisti, comunitari e privilegia il quieto vivere senza escludere il cambiare con cautela. E nei comportamenti perché non usa le imposizioni, non ama il leader sul cavallo bianco, evita i colpi di testa, esclude l'arbitrio fatto sistema, non cerca i meccanismi istituzionali confusi governati da burocrazie e clan. Tutti questi equilibri sono violati dal mischiare il referendum costituzionale di autunno con una sorta di elezione per il potere politico. Per il semplice motivo che nel referendum costituzionale il metro è il testo della proposta su cui si vota e non contano le intenzioni dichiarate di chi ha deciso il testo in Parlamento. Certo, il miscuglio sta bene a questi sedicenti moderati. Perché se ci si basa sul merito del testo, è impossibile negare il forte peggioramento della Costituzione indotto dalla proposta; mentre basandosi sulle intenzioni dichiarate, sparisce il significato del referendum come puntuale mezzo di scelta dato ai cittadini e si può usare la selva delle promesse di governo annunciate con enfasi e concepite in chiave plebiscitaria.
Mischiare referendum ed elezioni politiche non è un errore per specialisti, è un grave danno alla sovranità dei cittadini. Perciò i motivi del SI addotti dai sedicenti moderati di area popolare e di Verdini sono un imbroglio politico. Tutti i cittadini (liberali, conservatori, progressisti e anche i moderati) hanno interesse a che il conflitto politico democratico  per convivere si svolga sempre nel rispetto delle norme  vigenti. E il referendum secondo l'art. 138 riguarda solo il merito della proposta, non le intenzioni.
Raffaello MORELLI
Comitato NO AL PEGGIO

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