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venerdì 27 aprile 2012

Diciamolo chiaro: il Porto di Livorno non può rinunciare ad una struttura produttiva come il bacino e le riparazioni navali


La vicenda del Concordia ha reso chiaro che Livorno deve sperare nella copertura del Presidente Rossi e non sull'ambiguità che, sin dall'affacciarsi a Livorno di Azimut Benetti ed ancora oggi in coerente continuità storica, ha contraddistinto l'Amministrazione cittadina. Questa cerca ora  di mettere il cappello sul percorso  positivo per la nostra città tracciato dal Presidente toscano. Ma fin qui è stata recalcitrante, ed impegnata a dare una mano al potere del gruppo Benetti, di cui ha agevolato – al di là dei contratti – la difesa degli interessi di imprenditore, oggi impegnato a Livorno e domani forse (lo dichiara lui stesso).

Perché, a parte  il ricordo dell'ambiguità strutturale con cui si è appunto gestito fin dall'inizio il contratto Benetti (non scordiamo che il bacino è demaniale), l'interrogativo concreto da cui partire è questo: qual è la prospettiva strutturale per la città e per il porto. Capiamo, e siamo nel cuore alla Fiom, la posizione dei dipendenti Benetti, che si sono lanciati in un'appassionata difesa della linea del loro datore di lavoro. Purtroppo così facendo trascurano però le stesse parole del "padrone", che già ieri ha posto nuovamente condizioni per restare ,temendo forse di veder svanire l'ambigua tolleranza che gli ha consentito,ad oggi, di soffocare le riparazioni navali a favore della propria operazione prevalentemente  immobiliare. Il contributo oggettivo più stabile che Livorno può dare all'economia dell'intera Area Vasta della Costa Tirrenica, è quello delle riparazioni navali. L'ipotesi di produzione dei megayacht ha naturalmente una sua importanza ma non presenta un legame certo e definitivo con la città e con il  territorio. Una riprova viene dal fatto che solo oggi, in pratica, la Benetti afferma che avrebbe bisogno del bacino per i megayacht , dopo che per anni non si è minimamente preoccupata della sua manutenzione, anzi confidando nel degrado conseguente all'abbandono.

Un porto delle dimensioni di quello labronico, che voglia almeno ambire a svolgere un ruolo primario, non può rinunciare ad una struttura produttiva come il bacino e le riparazioni navali. Non ci pare davvero che la città sia carente sotto il profilo delle cubature immobiliari abitative e delle promesse da marinai.

Raffaello Morelli
Gadi Polacco

Federazione dei Liberali

martedì 24 aprile 2012

PARTITI RESTITUITE SUBITO LA META' DEI "RIMBORSI" ELETTORALI!

www.liberalitaliani.org

Il dibattito circa la modifica della normativa sui rimborsi ai partiti è surreale. Si parla di controllare meglio i fondi ricevuti e non si parla delle due questioni essenziali.
La prima è chiedere l’immediata restituzione di almeno la metà dei rimborsi riscossi dai partiti per le elezioni 2001, 2004, 2005, 2006 e 2008, che sono stati (lo dice la Corte dei Conti) quattro volte le spese dichiarate ed hanno consentito di lucrare 1,5 miliardo di euro. Questo tesoretto deve essere restituito subito per almeno la metà. Si tratta di 750 milioni di euro che con la crisi attuale farebbero oltretutto molto comodo all’Erario.
La seconda è attuare dopo 64 (sessantaquattro) anni l’art.49 della Costituzione dando ai partiti precise norme democratiche a cominciare dalla personalità giuridica. Ciò consentirebbe
  • - di praticare il finanziamento volontario diretto del cittadino alla politica, rendendolo fiscalmente detraibile,
  • - di abolire subito i rimborsi elettorali in base ai voti,
  • - di prevedere, come opzione alternativa al finanziamento dai cittadini, un contributo preelettorale minimo ed uguale per chiunque lo chieda con 3 milioni di firme autenticate; in tal caso, visto l’onere per l’Erario, i bilanci dei partiti richiedenti saranno controllati da organi tecnici pubblici.

L’amara striscia disegnata dallo studio: www.fuoricentrostudio.com centra il drammatico problema civile di un modo sbagliato di finanziare la politica.

domenica 1 aprile 2012

Dar voce politica ai liberali.

"Intervistato dal Giornale di Sicilia, il segretario Stefano De Luca, confermato la settimana scorsa,  ha dichiarato che il suo PLI "vuol trasformare il Terzo Polo in un grande soggetto politico di centro" e che per farlo "noi siamo disposti a perdere l'identità liberale per creare una grande coalizione che abbia come caratteristica la laicità dello Stato".

Ne prendiamo atto con delusione. Noi Liberali Italiani stiamo sviluppando un ampio progetto nuovo, dinamico, giovanile attraverso la convergenza di tutti i liberali nella lista liberale per il 2013 (di cui sono stati indicati  i punti chiave, www.liberalitaliani.org). In Italia l'essenziale è dar voce politica ai liberali, che manca, che sola può catalizzare la politica riformatrice imperniata sulla centralità del cittadino e di cui il paese ha urgente bisogno. Perdere l'identità liberale regredendo ai giochi di palazzo, significa rinunciare alla propria funzione in cambio di uno sperato piatto di lenticchie. Oltretutto, è impossibile rinunciare alla identità liberale e insieme ottenere una grande coalizione con il carattere della laicità dello Stato, dal momento che la laicità dello Stato si impernia sull'identità liberale, sul suo metodo critico, sul suo realismo partecipativo senza utopie, da Cavour a Baslini. 

Pertanto ci auguriamo che le parole al Giornale di Sicilia non abbiano seguito".

Così Raffaello Morelli dei Liberali Italiani ha commentato l'intervista di De Luca al Giornale di Sicilia.