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martedì 31 dicembre 2019

ISTRUZIONE : IL MILIARDO MANCANTE CHE NON SAREBBE DIFFICILE TROVARLO....di Raffaello Morelli

I SOLDI CI SAREBBERO
L'ex ministro Fioramonti si è dimesso per lo stesso motivo che il successore Manfredi indica quale primo impegno: ottenere per l'università il miliardo mancante nel Bilancio. Né dal governo né dall'opposizione si è rilevato come la mancanza derivi dallo scottante problema che i clericali snobbano. Il problema è il costo annuale dell'insegnamento del cattolicesimo nelle scuole (intorno a 1,35 miliardi) ed anche che il miliardo è circa un quinto della somma dovuta dal Vaticano per ICI arretrata (sentenza in Cassazione del 2004, confermata sette anni fa dalla Corte Europea e sollecitata a giugno '19 dalla UE). Il problema è scottante perché nei due casi il Vaticano non è avvantaggiato da leggi mancanti o contenziosi pendenti. E' avvantaggiato dall'arbitrarietà dell'Amministrazione dello Stato, cioè l'alta burocrazia, che si ostina ad interpretare le norme in modo creativo, allocando le risorse pubbliche ove non dovrebbero stare (l'insegnamento cattolico) e non riscuotendo i crediti vantati legalmente (l'ICI non versata dal Vaticano). Ha un solo obiettivo. Privilegiare una religione sulle altre. Non ha rispettato neppure la delibera della Corte dei Conti (fine 2014) e ha usato l'8‰ dello Stato per altre finalità, perfino confessionali.
Dunque per l'università il miliardo ci sarebbe. Cortocircuitando il conformismo clericale che lega le istituzioni ed inibisce di fare quanto prevede il loro ruolo. In ogni ambito. In quello della Procura di Roma , prontissima ad impegnare tempo e risorse per indagare su reati senza indizi, ma immobile davanti a notizie di reato precise e scomode, quali la burocrazia di un ministero che privilegia l'insegnamento in modi incostituzionali di una religione o la burocrazia di un altro ministero che omette atti di ufficio non riscuotendo crediti esigibili dello Stato. Ma anche nell'ambito politico. Quello dell'opposizione parlamentare che manifesta in giro esibendo simboli religiosi senza curarsi dei costi. Quello del governo che, a parte il non richiamare le burocrazie all'adempiere le proprie funzioni, non si preoccupa né con il Ministro PD dell'Economia né con il Presidente del Consiglio di fare scelte atte a trovare i soldi per l'università (quali il non finanziare il privilegio dell'insegnamento cattolico o riscuotere il credito esigibile). Conte dice di voler evitare i conflitti. Gli va ricordato l'importante principio laico: il solo modo per evitare i conflitti è risolverli secondo le regole.

martedì 17 dicembre 2019

LA SINISTRA ITALIANA CAPIRA' LA LEZIONE INGLESE (con uno sguardo alla Toscana) ?


di Raffaello Morelli
I liberali sono per cultura e comportamenti decisi avversari dei conservatori come il Primo Ministro Johnson e dei sovranisti di Salvini (la versione spostata a destra). Tuttavia, sostenere che l'elettorato inglese ha votato contro "le sempre più marcate derive parlamentaristiche" rivendicando il primato plurisecolare britannico, lo trovo eccessivo. Non solo fraintende il significato di quel sistema elettorale ma limita le indicazioni del voto alla sola realtà britannica e in definitiva nasconde alla sinistra italiana la lezione di cui far tesoro se vuol battere i sovranisti.

Almeno tre le questioni. Il maggioritario di collegio è un sistema parlamentare efficace per affidare le scelte ai cittadini e la loro realizzazione ai rappresentanti eletti, cioè chi nel collegio ha più voti. Senza vincoli di mandato estranei alla logica rappresentativa del parlamento. Il Parlamento esiste per discutere e le derive parlamentaristiche esistono solo nella mente di chi non vuole affidarsi ai cittadini bensì alle scelte dell'ideologia maneggiata da élites disattente ai problemi reali. Tutto ciò non è una specificità britannica, ma un dato di fatto universale.

Secondo. Gli elettori inglesi sceglievano non tra brexit e non brexit, come affermato superficialmente. La scelta era tra brexit (conservatori), ricetta economica di proclamato gusto marxista (laburisti, per 3 anni ondivaghi sulla brexit e non netti in campagna elettorale), nobrexit (liberali e nazionalisti scozzesi). Stante il sistema elettorale e stante che i più grossi erano conservatori e laburisti, di fronte a questa scelta gli elettori hanno preferito restare lontani dall'economia statalista del marxismo evocata di continuo da Corbyn. La maggioranza di deputati per la brexit non è la scelta primaria degli elettori. La scelta primaria è allontanare le ricette marxiste dei laburisti e i deputati conservatori sono frutto di questa scelta. Tant'è che i nazionalisti scozzesi sono andati molto bene e i liberali sono rimasti al palo, dopo aver commesso l'errore grossolano di un patto di desistenza con i laburisti. Come dire, pur di stare in Europa, preferiamo la ricetta di Corbyn (in sé perfino una contraddizione che ha offuscato l'immagine no brexit).

Terzo punto. Le sinistre italiane non devono ignorare la lezione inglese. Che è la stessa degli USA. Da una parte c'è Corbyn, dall'altra suoi sosia come i candidati democratici Sanders o la Warren. E quella linea di sinistra ideologica rafforza Trump. In Italia, nei prossimi mesi ci saranno importanti elezioni regionali in zone rosse. A fine gennaio in Emilia, a maggio in Toscana. Se gli elettori percepissero propensioni alla sinistra d'una volta, i sovranisti acquisterebbero subito peso. Tra l'altro, in Emilia si elegge il Presidente in collegio unico e vittoria del primo arrivato, mentre in Toscana si elegge in due turni, se al primo nessuno ha il 40% + 1 dei voti. Dunque, sulla scorta della lezione inglese è chiaro che, prima o dopo, sarà indispensabile che i cittadini non sovranisti convergano sul candidato PD Giani. Eppure un gruppo di liste di sinistra radicale continua a contestare quella candidatura, evocando climi che aiutano i sovranisti. In conclusione, continuare a snobbare il voto molto british (e anche un po' yankee) senza impararne la lezione, rischia di farci fare anche qui la stessa fine.