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venerdì 19 aprile 2019

I LIBERALI E LE ELEZIONI EUROPEE 2019 , di Raffaello Morelli


Alle elezioni europee  mancano poche settimane e ancora latita il dibattito su cosa dovrebbe fare il nuovo parlamento. In compenso sui mezzi di comunicazione appaiono spot con idee politiche passatiste (addirittura fuori tema, sull'Italia e non sull'UE).
Il mondo attuale è caratterizzato dal rifiuto dei cittadini del modo decennale di governare attuato da gruppi dirigenti ed elites. Attenti alle proprie convenienze e non al far funzionare meglio la convivenza nella libertà di individui diversi (nel rispetto del diritto a condizioni degne di società civili e a rapporti di scambio aperti nel manifestarsi e intraprendere). Ciò sia nella dimensione interna, italiana oppure europea, sia in quella internazionale (manca un progetto per affrontare le sfide di vario tipo che ci vengono dall'alleato americano, dall'incombente orso russo e dalla lontana Cina, per non parlare della questione epocale dei migranti). Loro continuano a dire di  applicare la democrazia liberale, ma, allontanandosi dai cittadini, ne hanno tradito del tutto il senso.
In queste sei settimane è impensabile riuscire a mutare il panorama. Ma chi vuol farlo può comportarsi da liberale.  Innazitutto alle Europee i liberali vanno a votare. Lo fanno perché sono tra i costruttori dell'Europa fin dalla fondazione, e l'Europa non è un monumento burocratico bensì un collegarsi a passo a passo di paesi e cittadini diversi per migliorare nella libertà. Non v'è progetto più fecondo al mondo. Quindi non deve passare la disaffezione verso l'UE.
E cosa votano i liberali?  Intanto chi non possono votare. Essenzialmente quattro tipologie. La sinistra che punta alle emozioni e al dover essere delle sue ricette social economiche obsolete. E il PD convalescente dal morbo renziano, che resta afflitto dal predicare il sole dell'avvenire senza proporre un concreto rilancio europeo e dall'attardarsi nel rimpiangere la restaurazione di un potere svanito.
Un'altra tipologia è quella della galassia berlusconiana, la seconda vestale della restaurazione, che è ferma agli anni '90 e propugna una conservazione di puro potere senza idee.
Una terza tipologia, agevolata dall'agitarsi scomposto dei due restauratori, è la destra nelle varie forme, in specie quella sovranista, che vuole un'Europa smembrata negli stati componenti e nelle mani di capi forti autoreferenziali.
La quarta tipologia è quella di chi in Italia è fautore del cambiamento, però non ha né la cultura né l'esperienza per costruirlo, tanto che quale futuro democratico rispolvera la volontà generale di Rousseau (vecchia di 250 anni).
Allora, sopra la soglia del   1 o 2 % , non resta che il gruppo di +Europa , l'unico che dichiara di voler aderire, nel caso superi il 4%, al gruppo liberale dell'ALDE. E' già qualcosa. Certo, non sarebbe male che qualcuno dei suoi esponenti, invece di affannarsi a rincorrere i restauratori, formulasse contenuti liberali su quello che dovrebbe fare il prossimo parlamento UE.
(Testo apparso su IL TIRRENO , del 19.04.19