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martedì 31 dicembre 2019

ISTRUZIONE : IL MILIARDO MANCANTE CHE NON SAREBBE DIFFICILE TROVARLO....di Raffaello Morelli

I SOLDI CI SAREBBERO
L'ex ministro Fioramonti si è dimesso per lo stesso motivo che il successore Manfredi indica quale primo impegno: ottenere per l'università il miliardo mancante nel Bilancio. Né dal governo né dall'opposizione si è rilevato come la mancanza derivi dallo scottante problema che i clericali snobbano. Il problema è il costo annuale dell'insegnamento del cattolicesimo nelle scuole (intorno a 1,35 miliardi) ed anche che il miliardo è circa un quinto della somma dovuta dal Vaticano per ICI arretrata (sentenza in Cassazione del 2004, confermata sette anni fa dalla Corte Europea e sollecitata a giugno '19 dalla UE). Il problema è scottante perché nei due casi il Vaticano non è avvantaggiato da leggi mancanti o contenziosi pendenti. E' avvantaggiato dall'arbitrarietà dell'Amministrazione dello Stato, cioè l'alta burocrazia, che si ostina ad interpretare le norme in modo creativo, allocando le risorse pubbliche ove non dovrebbero stare (l'insegnamento cattolico) e non riscuotendo i crediti vantati legalmente (l'ICI non versata dal Vaticano). Ha un solo obiettivo. Privilegiare una religione sulle altre. Non ha rispettato neppure la delibera della Corte dei Conti (fine 2014) e ha usato l'8‰ dello Stato per altre finalità, perfino confessionali.
Dunque per l'università il miliardo ci sarebbe. Cortocircuitando il conformismo clericale che lega le istituzioni ed inibisce di fare quanto prevede il loro ruolo. In ogni ambito. In quello della Procura di Roma , prontissima ad impegnare tempo e risorse per indagare su reati senza indizi, ma immobile davanti a notizie di reato precise e scomode, quali la burocrazia di un ministero che privilegia l'insegnamento in modi incostituzionali di una religione o la burocrazia di un altro ministero che omette atti di ufficio non riscuotendo crediti esigibili dello Stato. Ma anche nell'ambito politico. Quello dell'opposizione parlamentare che manifesta in giro esibendo simboli religiosi senza curarsi dei costi. Quello del governo che, a parte il non richiamare le burocrazie all'adempiere le proprie funzioni, non si preoccupa né con il Ministro PD dell'Economia né con il Presidente del Consiglio di fare scelte atte a trovare i soldi per l'università (quali il non finanziare il privilegio dell'insegnamento cattolico o riscuotere il credito esigibile). Conte dice di voler evitare i conflitti. Gli va ricordato l'importante principio laico: il solo modo per evitare i conflitti è risolverli secondo le regole.

martedì 17 dicembre 2019

LA SINISTRA ITALIANA CAPIRA' LA LEZIONE INGLESE (con uno sguardo alla Toscana) ?


di Raffaello Morelli
I liberali sono per cultura e comportamenti decisi avversari dei conservatori come il Primo Ministro Johnson e dei sovranisti di Salvini (la versione spostata a destra). Tuttavia, sostenere che l'elettorato inglese ha votato contro "le sempre più marcate derive parlamentaristiche" rivendicando il primato plurisecolare britannico, lo trovo eccessivo. Non solo fraintende il significato di quel sistema elettorale ma limita le indicazioni del voto alla sola realtà britannica e in definitiva nasconde alla sinistra italiana la lezione di cui far tesoro se vuol battere i sovranisti.

Almeno tre le questioni. Il maggioritario di collegio è un sistema parlamentare efficace per affidare le scelte ai cittadini e la loro realizzazione ai rappresentanti eletti, cioè chi nel collegio ha più voti. Senza vincoli di mandato estranei alla logica rappresentativa del parlamento. Il Parlamento esiste per discutere e le derive parlamentaristiche esistono solo nella mente di chi non vuole affidarsi ai cittadini bensì alle scelte dell'ideologia maneggiata da élites disattente ai problemi reali. Tutto ciò non è una specificità britannica, ma un dato di fatto universale.

Secondo. Gli elettori inglesi sceglievano non tra brexit e non brexit, come affermato superficialmente. La scelta era tra brexit (conservatori), ricetta economica di proclamato gusto marxista (laburisti, per 3 anni ondivaghi sulla brexit e non netti in campagna elettorale), nobrexit (liberali e nazionalisti scozzesi). Stante il sistema elettorale e stante che i più grossi erano conservatori e laburisti, di fronte a questa scelta gli elettori hanno preferito restare lontani dall'economia statalista del marxismo evocata di continuo da Corbyn. La maggioranza di deputati per la brexit non è la scelta primaria degli elettori. La scelta primaria è allontanare le ricette marxiste dei laburisti e i deputati conservatori sono frutto di questa scelta. Tant'è che i nazionalisti scozzesi sono andati molto bene e i liberali sono rimasti al palo, dopo aver commesso l'errore grossolano di un patto di desistenza con i laburisti. Come dire, pur di stare in Europa, preferiamo la ricetta di Corbyn (in sé perfino una contraddizione che ha offuscato l'immagine no brexit).

Terzo punto. Le sinistre italiane non devono ignorare la lezione inglese. Che è la stessa degli USA. Da una parte c'è Corbyn, dall'altra suoi sosia come i candidati democratici Sanders o la Warren. E quella linea di sinistra ideologica rafforza Trump. In Italia, nei prossimi mesi ci saranno importanti elezioni regionali in zone rosse. A fine gennaio in Emilia, a maggio in Toscana. Se gli elettori percepissero propensioni alla sinistra d'una volta, i sovranisti acquisterebbero subito peso. Tra l'altro, in Emilia si elegge il Presidente in collegio unico e vittoria del primo arrivato, mentre in Toscana si elegge in due turni, se al primo nessuno ha il 40% + 1 dei voti. Dunque, sulla scorta della lezione inglese è chiaro che, prima o dopo, sarà indispensabile che i cittadini non sovranisti convergano sul candidato PD Giani. Eppure un gruppo di liste di sinistra radicale continua a contestare quella candidatura, evocando climi che aiutano i sovranisti. In conclusione, continuare a snobbare il voto molto british (e anche un po' yankee) senza impararne la lezione, rischia di farci fare anche qui la stessa fine.

venerdì 29 novembre 2019

Liberali toscani e candidatura Giani

I Liberali  Toscani ritengono strategico ( molto opportuno) che il PD abbia proposto Eugenio Giani quale Candidato alla carica di Presidente della Regione Toscana in rappresentanza  della Coalizione Democratica. Per la sua formazione laica e per la sua apprezzabile e radicata esperienza amministrativa, Giani è in grado di assicurare credibilità alla prospettiva di cambiamento da presentare agli elettori per metter sempre più la Toscana in grado di attrezzarsi al fine di utilizzare il suo patrimonio turistico, ambientale, imprenditoriale e così di dar soluzione al perdurante disagio sociale, affrontando le sfide di un mondo che muta. I Liberali Toscani auspicano che anche le forze  di Sinistra  riconoscano in Giani il cittadino giusto per centrare questo obiettivo politico che è aperto, dinamico e costruttivamente alternativo all'ipotesi restauratrice dei sovranisti. 



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Federazione dei Liberali - Livorno
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lunedì 11 novembre 2019

"....della Liliana Segre....non so qual è la pronuncia corretta...." : il Sindaco di Piombino e la proposta di cittadinanza onoraria alla Sen. Segre.

Da liberali siamo"equilontani" dalle posizioni politiche del Sindaco Ferrari di Piombino quanto da quelle di Rifondazione Comunista e similari : ma in politica si valutano le dichiarazioni e,ancor di più, gli atti.

E la reazione del primo cittadino piombinese, visto l'estratto video che circola e quanto letto , offre vari spunti di riflessione.

La partenza non è proprio felice, quando si parla di una Senatrice (o Senatore che dir si voglia) come "...della Liliana Segre....non so qual è la pronuncia giusta..." che denota, tertium non datur, o rozzezza politica o approccio dilettantistico.

Poi vi è il luogo, ovvero l'inaugurazione di una sede di partito, location assai poco consona per rilievi istituzionali e che, probabilmente, ha  influito adrenaliticamente sull'intervento.

La sostanza del diniego , come virgolettata dai media, consisterebbe nel fatto che la proposta della cittadinanza onoraria sarebbe «una richiesta provocatoria, perché questa onorificenza si concede a coloro che la meritano per aver dato un ritorno alla città»,  trattandosi poi «di una strumentalizzazione di chi non ha argomenti da proporre per il territorio».

La storia del conferimento di questa onorificenza e anche la base giuridica che consente ai comuni di conferirla, in verità non depone proprio a favore di una rigida interpretazione legata al territorio ma se nei regolamenti del Comune di Piombino questa caratteristica fosse effettivamente indispensabile, ciò sarebbe più che bastato per opporre un diniego, magari dispiaciuto.

L'aver invece voluto respingerla adducendo considerazioni politiche locali appare come aver accettato di giocare lo stesso gioco, sempre che di questo si tratti, contraddicendo pertanto la motivazione di un'ipotetica impossibilità regolamentare a procedere.

Che poi, in politica, gridare alla "provocazione" da parte di un avversario è come lamentarsi del fatto che la squadra contro la quale si gioca s'ingegni in tutti i modi per andare a rete....

Come ormai tipico della politica, in particolare in questo momento storico, giunge poi la precisazione del Sindaco Ferrari di «essere convinto che Liliana Segre sia un simbolo per tutti nella lotta all'antisemitismo e al razzismo, ma che proprio la sua storia merita di più della strumentalizzazione che viene da parte di chi non ha argomenti politici».......lodevole gesto ma che richiama al famoso detto secondo il quale la toppa è spesso peggiore del buco.

Vedremo come verrà affrontata la questione al momento della discussione in Consiglio Comunale e se il Sindaco Ferrari saprà uscire dall'angolo nel quale pare essersi andato a infilare perchè,delle due l'una, o la questione è meramente burocratica e regolamentare, tesi però assai scricchiolante, oppure è politica e quindi deve essere affrontata come tale,alla luce del sole.

Liberali Livorno

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venerdì 20 settembre 2019

20 SETTEMBRE 1870 / 20 SETTEMBRE 2019 : UNA CORONA CELEBRATIVA DELLA LAICITA’ CIVILE

Quattro associazioni livornesi – Circolo Einaudi, Circolo Modigliani, Livorno delle Diversità e UAAR – depongono oggi  una corona ai piedi della targa celebrativa  del XX settembre  1870 per confermare che i valori della Laicità civile sono il sistema più efficace perché evolvano le condizioni di vita dei diversi cittadini.

Laicità civile è affidarsi alla libertà dei singoli cittadini che scelgono confliggendo democraticamente sui fatti, senza riconoscere un'autorità sovrastante le loro libertà civili. Perciò, va evitata ogni commistione tra lo Stato che garantisce la convivenza iniziando  dalla libertà di culto, da una parte, e le religioni dall'altra parte. Le quattro associazioni hanno scritto al Comune di Livorno  auspicando l'istituzione del Tavolo della Laicità ,  che simboleggi  il fondarsi delle relazioni pubbliche sulla partecipazione attiva del cittadino diverso e sovrano  senza bisogno di autorità intermediarie.

Istituire il Tavolo della Laicità sarà il modo più coerente per celebrare nel 2020  i 150 anni dalla presa di Porta Pia e i 50 dalla epocale legge di facoltà per il cittadino che è la Fortuna Baslini. Tutti eventi  di cui oggi è ampiamente compresa l'importanza civile.

 


mercoledì 14 agosto 2019

"RAFFINERIA ECOLOGCA" : ANCHE COLLESALVETTI ADOTTI LO STRUMENTO DLE REFERENDUM PROPOSITIVO, PER FAR PESARE REALMENTE LE VOLONTA' DEI CITTADINI

La proposta del Governatore Rossi di fare alla Stanic quella che definisce una raffineria ecologica, è per la zona Livorno Collesalvetti un problema ineludibile. Con un coinvolgimento inevitabile anche dei rapporti tra Comuni e cittadini.

Quanto al problema fisico, a parte le  preoccupazioni per la salute già  emerse, bisognerà attendere  la prima metà di settembre per poter finalmente conoscere i dati materiali di un progetto per ora  solo un colpo di scena immaginifico. Quanto ai rapporti  istituzionali con i cittadini, balza all'occhio la differente situazione tra i due Comuni, di Livorno e di Collesalvetti. Infatti Livorno dispone dello strumento Referendum Propositivo senza quorum (da fine febbraio, in epoca grillina cioè, ma con voto unanime) mediante il quale i cittadini possono sottoporre all'esame del Consiglio Comunale una loro proposta e dunque con una procedura istituzionale possono costringere il Consiglio ad una scelta (ad esempio,  il Comitato Oltre l'Inceneritore ha già attivata la procedura per chiudere nel '21 l'attuale impianto). Collesalvetti, invece, non ne dispone.

Perciò, i Liberali invitano tutti coloro che a Collesalvetti ora sono impegnati a contestare la prospettiva della nuova raffineria alla Stanic, intanto a sollecitare il Comune ad adottare lo strumento Referendum Propositivo, senza quorum tra i votanti per esser valido. Questo aprirebbe ai cittadini di Collesalvetti una procedura concreta per pesare di più sulle decisioni istituzionali in tema di ambiente salubre e di impianti industriali, da prendere l'anno prossimo.

Naturalmente questo invito esprime due convinzioni dei liberali. Quella che, nel mondo attuale, protestare da fuori il palazzo abbia poca incidenza rispetto all'agire da dentro i meccanismi istituzionali. E quella che gli enormi terreni Stanic sono situati  nel Comune di Collesalvetti ma costituiscono un'area molto vicina al Porto di Livorno e determinante per il suo sviluppo. 

LIBERALI LIVORNO

venerdì 9 agosto 2019

CRISI DI GOVERNO : UNA SINTETICA LETTURA LIBERALE , di Raffaello Morelli

PARLAMENTO  e SOVRANISTI

Non si può sapere quale sarà l'esito preciso della crisi politica aperta da Salvini. Ma i conseguenti primi passi  sono ormai chiari e non privi di significato.

La prima cosa è che l'apertura della crisi non  ha di sicuro rispettato il criterio sovranista. Non solo perché Salvini non ha convinto il Presidente del Consiglio a rassegnare subito le dimissioni facendo una crisi extraparlamentare (e ha dovuto presentare la mozione di sfiducia). Soprattutto perché un dibattito parlamentare, pur certificando  la fine di questo governo giallo verde,  innesca dinamiche operative sgradite alla concezione sovranista. A cominciare dalla responsabilità della crisi dovuta alla scelta della Lega di non voler più seguire il Contratto di Governo.  

Infatti non ha fondamento lo slogan salviniano contro il presunto governo dei NO del M5S. In questi 15 mesi, il Contratto (giusto o sbagliato) è stato rispettato, il M5S ha insistito fino all'ultimo di voler proseguire e la Lega non può dire di accorgersi solo oggi di avere una cultura politica assai diversa da quella degli alleati, Conte e M5S. La realtà è che la Lega, dopo le Europee, non sopporta più di non avere la guida del governo (anche quando ottiene la TAV fuori del Contratto). Il che è legittimo ma significa  rendere noto a tutti che  la Lega ritiene essere la sola in grado di governare l'Italia. Quindi va superata la scelta elettorale del 4 marzo 2018 di escludere un governo imperniato  sul PD o sulla destra, e l'obiettivo è far vincere la destra senza ambiguità  di tipo tedesco.  La destra sovranista, appunto.

Questo ritornare all'antico non può che stimolare l'opporsi di tutti coloro che non condividono il sovranismo.  A cominciare dal Presidente della Repubblica, che, nell'esercizio delle sue prerogative, è presumibile non accelererà la corsa alle urne voluta da Salvini, perfino contro le procedure consolidate sul gestire una crisi di governo.  Ed è proprio in questa logica che risalta il ruolo del Parlamento , come luogo deputato a trovare una via di collaborazione possibile tra progetti differenti. Si saprà trovare una maggioranza di scopo per varare prima delle elezioni due cose, il taglio di quasi 350 parlamentari (riforma ormai all'ultimo voto già previsto tra 30 giorni) e una legge di bilancio adeguata ai bisogni del paese e rispettosa delle regole UE (cosa che dovrebbe essere meno difficile, dopo il voto grillino alla Von der Leyen e senza Salvini)?

Sarebbe  assai positivo  entrare in questa logica del ragionare sui problemi e non del vellicare le emozioni, adatte a vendere unguenti miracolosi, tanto care ai sovranisti. E siccome per entrarci occorre una maggioranza in Parlamento, non resta che sperare che il PD riesca almeno qui a tornare realista e dia il proprio apporto a tener lontano il paese dall'onda sovranista, che non è un destino inevitabile.

 

 


martedì 4 giugno 2019

I LIBERALI LIVORNESI E IL BALLOTTAGGIO DEL 9 GIUGNO 2019

ll ballottaggio del 9 giugno ha innanzitutto la novità pericolosa che i cittadini di credo ebraico non potranno votare, siccome quel giorno è una loro festività (e quindi obbliga ad astenersi da ogni attività). E' dovuto alla grave leggerezza burocratica del Ministero dell'Interno, che, pur disponendo, quando fu deciso il calendario elettorale, di quasi quattro mesi ( ben di più dalla data della decisione europea)  per iniziative risolutive, non ha colto il problema nonostante quanto sancito dall'Intesa tra la Repubblica e le Comunità Israelitiche (1987).

Una seconda novità per il ballottaggio – pur essa attinente le disfunzioni delle strutture burocratiche, stavolta del Comune di Livorno –  è la decisione del candidato Salvetti e del suo PD, di chiedere il voto a Buongiorno Livorno ma al contempo di rifiutare la richiesta di quest'ultimo di stipulare tra le due rispettive coalizioni il collegamento formale previsto dalla legge sull'ordinamento degli Enti Locali. L'argomento pubblico del diniego è che, in caso di collegamento, il premio di maggioranza è ripartito tra tutte le liste coalizzate vincenti al ballottaggio e così il gruppo PD non avrebbe avuto da solo la maggioranza dei consiglieri comunali. 

Ciò prova due fatti. Il primo è che la finalità PD non è fermare l'onda nera, visto che il collegamento con Buongiorno Livorno era una coalizione solida sul tema e assai probabilmente vincente. La reale finalità del PD è ottenere da solo la maggioranza dei consiglieri  comunali. Finalità di per sé legittima, ma prova concreta dell'intenzione di avere le mani libere per decidere nel segno della sbandierata volontà di restaurare. Il secondo fatto è che la maggioranza assoluta dei consiglieri consente appunto di saldarsi con le pretese della burocrazia municipale, dominante anche nell'epoca Nogarin (due esempi sono le decisioni cervellotiche degli addetti al traffico  cittadino e la contrarietà "clericale" di quelli alla Cultura all'insediare un Tavolo della Laicità a Livorno che pure, avendo il Tavolo delle Religioni di Cosimi, è un caso unico in Italia). Quella burocrazia che non a caso, con l'associazione dei suoi pensionati, ha già manifestato l'appoggio al candidato Salvetti.  

Dunque anche il rifiuto di accordo formalizzato su una linea politica, comunque seria, onde favorire le amicizie costituisce una preoccupazione  grave per l'esercizio democratico a Livorno rispetto alle primarie esigenze di trasformazione della macchina amministrativa.

Pertanto i liberali livornesi invitano i cittadini, qualora decidano di recarsi alle urne, a non  votare il candidato Salvati.  Accontentando il suo desiderio di fare da solo nel battere quello che i liberali, alla vigilia del primo turno, hanno definito l'avventurismo pasticcione della destra,  dedita a sventolare presunti complotti contro l'identità italiana.



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Federazione dei Liberali - Livorno
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giovedì 23 maggio 2019

I LIBERALI DINANZI ALLE IMMINENTI ELEZIONI EUROPEE ED AMMINISTRATIVE LIVORNESI 2019

Auspichiamo che il 26 maggio  gli elettori livornesi, recandosi alle urne, diano un'indicazione positiva per l'Europa e facciano una scelta ragionevole per Livorno.

Alle Europee, in cui vige il sistema proporzionale con soglia, confidiamo preferiscano la lista +Europa, la sola che, nonostante le carenze, ha dichiarato di voler entrare a Bruxelles  nel gruppo Parlamentare dei Liberali, in caso ottenga eletti. Ciò significa una scelta chiara e senza enfasi a favore del proseguire la costruzione del solo disegno istituzionale che dal '57 ha attivato una convivenza più libera, che ha portato ad una crescita robusta e  pacifica, poi arrestatasi nell'ultimo quarto di secolo quando hanno prevalso gestioni dell'UE più burocratiche, più impositive, più elitarie e sempre meno attente ai cittadini con le loro esigenze nuove di fronte ai mutamenti accelerati dalla globalizzazione. L'UE  dei cittadini diversi i quali mediante ricette innovative decidono insieme il da farsi in base ai risultati, è la risposta più efficace alle sfide dell'intelligenza artificiale e della competizione commerciale, inevitabilmente poste dai grandi paesi, con i quali il confronto deve evitare crociate , pregiudizi, e trappole di un mondialismo illiberale. Il voto liberale ad una UE delle origini, è una spinta forte ad affidare la nuova Commissione Europea ad un esponente liberale per dar prova che lo scontro con il nazionalismo sovranista è tutt'altro che una difesa conservatrice degli assetti tradizionali di potere in mano a PPE e PSE, da tempo incapaci di imprimere all'istituzione europea il dinamismo richiesto dai cittadini .

Alle Comunali, in cui vige un sistema maggioritario a doppio turno, auspichiamo che gli elettori livornesi utilizzino appieno il voto disgiunto previsto dalla legge. Questo consente di operare una scelta ragionevole.  Far accedere al ballottaggio tra i 9 Candidati Sindaco quelli che non consegnino Livorno  alla restaurazione burocratica del PD oppure all'avventurismo pasticcione della Destra e che rappresentino gruppi civici coerenti. Al contempo esprimere la propria preferenza per liste e candidati consiglieri meglio corrispondenti alle convinzioni di ciascuno, per irrobustire l'obiettivo di assicurare alla città un'amministrazione davvero attenta innanzitutto agli interessi e alle indicazioni dei suoi cittadini nel quadro dell'evitare ricadute antisemite.

LIBERALI  LIVORNO


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venerdì 19 aprile 2019

I LIBERALI E LE ELEZIONI EUROPEE 2019 , di Raffaello Morelli


Alle elezioni europee  mancano poche settimane e ancora latita il dibattito su cosa dovrebbe fare il nuovo parlamento. In compenso sui mezzi di comunicazione appaiono spot con idee politiche passatiste (addirittura fuori tema, sull'Italia e non sull'UE).
Il mondo attuale è caratterizzato dal rifiuto dei cittadini del modo decennale di governare attuato da gruppi dirigenti ed elites. Attenti alle proprie convenienze e non al far funzionare meglio la convivenza nella libertà di individui diversi (nel rispetto del diritto a condizioni degne di società civili e a rapporti di scambio aperti nel manifestarsi e intraprendere). Ciò sia nella dimensione interna, italiana oppure europea, sia in quella internazionale (manca un progetto per affrontare le sfide di vario tipo che ci vengono dall'alleato americano, dall'incombente orso russo e dalla lontana Cina, per non parlare della questione epocale dei migranti). Loro continuano a dire di  applicare la democrazia liberale, ma, allontanandosi dai cittadini, ne hanno tradito del tutto il senso.
In queste sei settimane è impensabile riuscire a mutare il panorama. Ma chi vuol farlo può comportarsi da liberale.  Innazitutto alle Europee i liberali vanno a votare. Lo fanno perché sono tra i costruttori dell'Europa fin dalla fondazione, e l'Europa non è un monumento burocratico bensì un collegarsi a passo a passo di paesi e cittadini diversi per migliorare nella libertà. Non v'è progetto più fecondo al mondo. Quindi non deve passare la disaffezione verso l'UE.
E cosa votano i liberali?  Intanto chi non possono votare. Essenzialmente quattro tipologie. La sinistra che punta alle emozioni e al dover essere delle sue ricette social economiche obsolete. E il PD convalescente dal morbo renziano, che resta afflitto dal predicare il sole dell'avvenire senza proporre un concreto rilancio europeo e dall'attardarsi nel rimpiangere la restaurazione di un potere svanito.
Un'altra tipologia è quella della galassia berlusconiana, la seconda vestale della restaurazione, che è ferma agli anni '90 e propugna una conservazione di puro potere senza idee.
Una terza tipologia, agevolata dall'agitarsi scomposto dei due restauratori, è la destra nelle varie forme, in specie quella sovranista, che vuole un'Europa smembrata negli stati componenti e nelle mani di capi forti autoreferenziali.
La quarta tipologia è quella di chi in Italia è fautore del cambiamento, però non ha né la cultura né l'esperienza per costruirlo, tanto che quale futuro democratico rispolvera la volontà generale di Rousseau (vecchia di 250 anni).
Allora, sopra la soglia del   1 o 2 % , non resta che il gruppo di +Europa , l'unico che dichiara di voler aderire, nel caso superi il 4%, al gruppo liberale dell'ALDE. E' già qualcosa. Certo, non sarebbe male che qualcuno dei suoi esponenti, invece di affannarsi a rincorrere i restauratori, formulasse contenuti liberali su quello che dovrebbe fare il prossimo parlamento UE.
(Testo apparso su IL TIRRENO , del 19.04.19