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martedì 1 dicembre 2020

A CINQUANT'ANNI DALLA LEGGE SUL DIVORZIO

Articolo di Raffaello Morelli, pubblicato da Il Tirreno, 30.11.2020

Il cinquantenario della legge  898 del 1° dicembre 1970, scioglimento del matrimonio, non può essere un rito della memoria e basta. Fu un cambiamento epocale dei rapporti tra i sessi che è vivo ancora oggi. 

Perché e come ci si arrivò? Il perché fu il voler introdurre i caratteri di civiltà del nuovo istituto. I nemici furono  l'arretratezza di fasce della società e le fantasiose paure che il divorzio  avrebbe disgregato la famiglia.  Si trattò di convincere i cittadini che non si può stabilire a tavolino come va la vita. Un matrimonio fallito non si aggiusta stabilendo per legge che non si può correggere l'errore. Non sciogliere un rapporto malato crea una società con chiaroscuri medioevali, dove vige il conformismo deteriore delle apparenze. La civiltà laica sono i rapporti trasparenti tra individui diversi.

Si arrivò alla 898/1970 costruendo un "divorzio serio", con garanzie  per evitarne ogni abuso e per porre rimedio dopo le decisioni coniugali. Fu un farmaco salutare per impedire il protrarsi dell'ipocrisia del ricorrere ai meschini sotterfugi. Del resto, anche per i figli, il penoso spettacolo degli inganni reciproci non era un ambiente adatto ad una formazione equilibrata. Un "divorzio serio" era  sicuramente preferibile all' ipocrisia del "divorzio all' italiana" fatto di violenza e doppiezza. E non avrebbe creato, come non creò, divisioni di natura religiosa.

Il percorso della legge fu accidentato. Oltre le iniziative Fortuna e Baslini, per oltre un anno solo il PLI scelse la linea divorzista. Il PSI non appoggiava Fortuna (lo farà solo dall'autunno '68), il PCI esibiva una fredda ostilità, la DC e il MSI erano contrari (e con una compattezza superiore a quella ecclesiale). Poi con un'azione capillare seguita dalla stampa – con l'aiuto dei settimanali ABC  ed Espresso – e con la spinta di gruppi della società, come la Lega Italiana per il Divorzio e una selva di associazioni locali di cittadini socialisti, liberali e radicali, il progetto di legge unificato Fortuna Baslini conquistò la maggioranza in Parlamento.

In tutto il percorso, fu seguita la linea delle idee riferite alla vita di tutti i giorni e dei principi politici da adottare per realizzarle.  Ebbe successo prima in parlamento e poi tre anni e mezzo dopo al referendum, contro le previsioni non solo della Chiesa e della DC ma del PCI. Le prime due erano convinte e il terzo temeva, che il parlamento non rappresentasse davvero la volontà dei cittadini. Invece la maggioranza nelle urne ­ fu perfino più ampia di quella Parlamentare.

In seguito, gli aggiustamenti alla legge ne hanno irrobustito l'impianto e oggi pure gli avversari di allora riconoscono l'importanza di averla introdotta. L'insegnamento da trarne è che  la forza della linea civile laica è lo stare sempre focalizzata sulla realtà del vivere individuale e sul fare leggi capaci di formare rapporti aperti di libertà. Mai la linea civile laica può voler stabilire per i cittadini un dover essere ideologico. E' il punto essenziale. 

Purtroppo è un punto trascurato, in specie dai mezzi di comunicazione, stampa, tv e social. Si omettono i fatti reali, in nome della frenesia di notizie bomba, del ridurre la vita a spettacolo. Iniziò nel decennio dopo il 1° dicembre 1970, quando i mezzi di comunicazione instillarono la convinzione falsa che divorzio e aborto fossero opera dei radicali (i quali all'epoca del divorzio non erano in parlamento e quanto all'aborto non furono mai favorevoli alla  legge 194/78, contro la quale votarono no in parlamento e sì per abrogarla al referendum del '81). E' da qui che è iniziata a diffondersi l'idea che non conta il parlamento ma quello che si presume vogliano  piazze e  mass media.


giovedì 17 settembre 2020

150° DELLA BRECCIA DI PORTA PIA - INIZIATIVA A LIVORNO

Il 150° anniversario della Breccia di Porta coincide, quest'anno, con il Capodanno Ebraico e costituisce il 150° anniversario dell'abrogazione del ghetto di Roma nel quale, per secoli,gli ebrei erano stati chiusi.

A questo link una riflessione al riguardo :

https://moked.it/blog/2020/09/16/la-breccia-da-ricordare/?fbclid=IwAR1I83usgr-kDKzF65nmW5NbOckdOLzX8q5Qm8mzEkmdZ4Mkf3l4GOlqG1c


La celebrazione livornese dell'anniversario, come ormai da tradizione, avrà luogo in piazza XX Settembre ( locandina allegata).


Nel rispetto delle normative anti Covid, l'invito è aperto a tutti gli interessati.

venerdì 10 luglio 2020

I Liberali al candidato Giani e alla coalizione



Venerdì 10 luglio 2020

Caro Giani, cari Amici della Coalizione a sostegno di Giani Presidente,è ormai tempo di prendere atto che non hanno mai avuto risposta le richieste da noi avanzate, da diverso tempo, su tre punti essenziali,  in svariate nostre mail e in riunione. 
Sostenere la professionalità nella gestione pubblica (quindi operare per  rimuovere  i tecnici ANAS che nel 2019 hanno più volte certificato la sicurezza del ponte sul Magra crollato lo scorso aprile), costruire una Lista civica Giani Presidente e aggiornare la base programmatica della coalizione, ormai inattuale dopo sette mesi e il Covid19.
Addirittura, nell'ultima settimana è stata convocata all'improvviso una riunione di una nuova Lista Orgoglio Toscana, per noi evidente compromesso tra il candidato ( parsoci restio a farla)  e il PD (parsoci desideroso di farla), cui è stato dato un nome , "orgoglio", che esprime il  guardare al passato ed è l'opposto del messaggio di innovazione cui andrebbe legata la lista per ragioni politiche, concettuali  e di attrazione elettorale.

Nel complesso quanto segnaliamo sembra rendere evidente che non vi sia stata né vi sia l'intenzione di far funzionare la nostra Coalizione e la nuova lista civica ,procedendo attraverso discussioni dedicate a decidere insieme le scelte sul da farsi, preferendo le discussioni rituali per  far accettare quanto già deciso da qualcuno. Questo comportamento risulta estraneo alla nostra mentalità. Siamo infatti convinti che l'obiettivo di fondo delle decisioni politiche sia agevolare le relazioni tra i cittadini  e che è possibile riuscirci solo utilizzando il metodo del confronto, libero e  trasparente, tra i membri della coalizione (specie nella contingente campagna elettorale, più insidiosa di quanto alcuni continuino a dire).

E' però chiaro,dobbiamo concludere nostro malgrado, che tale principio non vale per tutti i coalizzati. Nelle ultime ore, un gruppo della coalizione, tramite un suo altissimo esponente , ha rivendicato il proprio ruolo decisivo in Toscana  all'insegna di un maggioritario decidente, alla base del suo tentativo oligarchico del '16 che gli elettori hanno affondato (per fortuna). Invece noi liberali sosteniamo che un siffatto bipolarismo è intimamente antiparlamentare. E che il confronto politico deve vertere non sugli scontri di potere ma sui progetti. E' in tale cornice  che abbiamo sollecitato (invano) l'urgente aggiornamento del programma elettorale per la Regione.

Stante questa situazione per noi imbarazzante, non ci resta che comunicarvi  la nostra uscita dalla Coalizione e l'impossibilità di riconoscerci in Orgoglio Toscana.

Cordialità e buon lavoro, 
                             LIBERALI
 

mercoledì 1 luglio 2020

I LIBERALI TOSCANI AL CANDIDATO EUGENIO GIANI - COMUNICATO STAMPA


I Liberali Toscani, che da gennaio fanno parte della coalizione a sostegno della
candidatura Giani per le regionali, hanno scritto una lettera al candidato in vista
della prossima riunione che ci sarà martedì 7 luglio.

I Liberali Toscani esprimono un forte disagio perché, dalla scorsa metà aprile e
fino ad oggi, non hanno avuto risposta le loro richieste su tre punti.
Che la Coalizione si attivi per sollecitare la rimozione dei tecnici ANAS
dimostrativamente privi di professionalità nella vicenda del crollo del viadotto sul Magra.
Che sia approvata la formazione della lista civica Per Giani.
Che sia aggiornata la base programmatica della coalizione, ormai inattuale dopo sei mesi.

Nella loro lettera i Liberali Toscani esprimono l'auspicio che il 7 luglio il
Presidente Giani sciolga le tre questioni da loro indicate. Infatti esse esprimono
la minima condizione perché i Liberali Toscani possano restare nella Coalizione
Giani con un'impostazione propositiva della campagna elettorale.

LIBERALI TOSCANI
mercoledì 1 luglio 2020

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Federazione dei Liberali
www.liberalivorno.blogspot.com

lunedì 15 giugno 2020

SU MES E RECOVERY FUND, FUORI DALLE VISIONI DA BARRICATA

Raffaello Morelli, IL TIRRENO 13.05.2020
L’ampia intervista su Repubblica del Presidente della Toscana Enrico Rossi, muove da una necessità certa (all’Italia serve molto denaro per affrontare i progetti sulla ripresa) ma propone di seguire un metodo assai pericoloso in prospettiva (se per averli l’Italia attingerà ai fondi del MES). Specie ora che il Recovery Fund assicura dei finanziamenti maggiori, in parte gratis e senza vincoli pericolosi.
In Italia non si discute sui fatti. E non pochi bollano le notevoli perplessità del governo italiano sul MES, con epiteti coloriti del  tipo “i soldi ci servono,  zero interessi e senza condizioni” oppure “non cogliere l’occasione del MES sarebbe delittuoso” anzi “un’idiozia”. Parlano sempre dei soldi e mai delle condizioni reali per averli 
Innanzitutto va chiarita la vera natura del MES, Meccanismo Europeo di Stabilità. Partendo dal togliere l’equivoco sul termine europeo. Si riferisce al territorio in cui il MES opera, non all’istituzione UE. Infatti compongono il MES (istituito nel ‘12, come Fondo Salva Stati) solo i 19 paesi dell’euro e non i 27 dell’UE. Dunque il MES in sé non rientra nel diritto UE: e già questo è un grave limite quando si tratta di rispondere ad una pandemia. In pratica il MES è una banca di diritto lussemburghese retta da un preciso Trattato intergovernativo. Che specifica che “l’accesso all'assistenza finanziaria viene offerto sulla base di una rigorosa condizionalità nell'ambito di un programma di aggiustamento macroeconomico e di  un'analisi della sostenibilità del debito pubblico effettuata da Commissione UE, FMI, BCE”, la Troika. E’ superfluo ricordare che i comportamenti  della Troika in alcuni paesi, sono stati pubblicamente definiti di tipo coloniale.
In tale quadro, va aggiunto che, dei tre organismi della Troika, solo la Commissione è una istituzione UE. E infatti il MES non dipende dalla Commissione. Di conseguenza, quando Rossi richiama indirettamente l’accordo dei Ministri delle Finanze UE (l’ltalia potrà finanziare le spese sanitarie per importi fino al 2% del Pil alla fine del 2019, i famosi 37 miliardi circa) e precisa che l’accesso ai fondi MES non sarà sottoposto a programmi di aggiustamento dei conti pubblici (come concordato nello scambio tra i Commissari UE Dombrovskis e Gentiloni con il Presidente dell’Eurogruppo Centeno) dice il vero. Però ha una grave amnesia sulla natura del MES, che è indipendente dall’UE.  Per cui lo scambio Commissione Eurogruppo è giuridicamente acqua fresca. Le condizionalità sui prestiti sono scritte nel Trattato  del MES (ratificato dall’Italia) e quindi restano un diritto intangibile del MES. A meno che l’UE  non pretenda prima di varare una deroga al Trattato MES  per la pandemia.
Così come stanno le cose oggi, il Governatore della Banca d’Italia non dovrebbe affatto trascurare i rischi futuri del MES. Specie se,  come dice, il MES non è la manna. Pensiamo prima ad usare al meglio i soldi del Recovery Fund. Nel frattempo otteniamo la deroga, così da scongiurare i rischi.

 

martedì 28 aprile 2020

I giusti principi dell'ultimo Decreto Conte e l’indebita formulazione impositiva

L'articolo di Raffaello Morelli apparso sulla BibliotecaonLine

I giusti principi del Decreto e l'indebita formulazione impositiva

Il Decreto  varato domenica in serata dal Presidente Conte sui criteri per affrontare la convivenza, assume nel merito provvedimenti secondo le indicazioni degli esperti, quelli scientifici in prima linea, per difendersi dal Covid19 con il distanziamento individuale. Il che è opportuno, anzi naturale, visto che in mancanza di vaccini o di medicine di certo efficaci, non esiste altro metodo per limitare i rischi.

Al di là del merito, pone invece sostanziali problemi di correttezza istituzionale il linguaggio e il periodare usati dalle strutture ministeriali per formulare i provvedimenti. Sono zeppi di termini e di fraseologia burocratici, pervasi da zelo poliziesco e del tutto non consoni  all'impianto costituzionale. Del tipo "si consentono gli spostamenti", "divieto assoluto di mobilità", "non è consentito svolgere attività ludica all'aperto", e in genere un palpabile  clima autorizzatorio di ogni comportamento.

Spingere i cittadini a seguire le indicazioni in chiave terapeutica, non equivale affatto ad obbligarli al di là del quadro amministrativo,  per di più senza indicazioni del Parlamento. Qui il Presidente non è stato attento nel valutare le parole sottopostegli. In nessun caso va data ai cittadini, già troppo influenzati dai pregiudizi contro la scienza, l'idea che sono quotidianamente costretti a certi comportamenti di vita piuttosto che indurli a tenere quei comportamenti perché caldamente consigliati a farlo per  tutelare la loro incolumità fisica.

Lo zelo burocratico  si è peraltro spinto al di là del non corretto rapporto con il cittadino. Non si è accorto della lettera i) dell'art. 1, punto 1 del Decreto (Conte e il Ministro Speranza hanno proprio firmato il testo senza leggerlo). Lì è scritto testualmente "l'apertura dei luoghi di culto è condizionata all'adozione di misure organizzative tali da evitare assembramenti di persone…….". Ciò contrasta in primo luogo con il principio laico della libertà di religione. In più – pur  scrivendo da decenni sui pericoli dell'art.7 e del Concordato con la Chiesa – siccome il Concordato è in vigore, lo Stato italiano non può  condizionare l'apertura dei luoghi di culto cattolici. Lo sbaglio degli estensori del Decreto è inverosimile. Anche perché da oltre un mese il Papa ha disposto che, in epoca di COVID19 , non si svolgano funzioni religiose alla presenza dei fedeli. 

Comunque, l'errore ha innescato una curiosa protesta della CEI. Curiosa perché, scrivendo che i vescovi non possono accettare di vedere compromesso l'esercizio della libertà di culto, ha ingigantito l'errore nel Decreto, al prezzo di scordare  il disposto del Papa di affidarsi in epoca Covid19  alle indicazioni della scienza. E ciò esula dalla regola gerarchica di una religione a struttura verticistica. 

Raffaello Morelli

martedì 25 febbraio 2020

SU PERETOLA RENZI GUARDI OLTRE AI PROPRI INTERESSI POLITICI

Liberali.it <liberali@liberali.it>




COMUNICATO  STAMPA

 La manifestazione convocata dal sen. Renzi  Venerdì 28 per sostenere l'idea della nuova pista di Peretola, costituisce l'ulteriore riprova della sua concezione politica: soddisfare i propri interessi e non quelli del territorio.  Il gruppo di potere  stretto attorno ad alcuni ambienti fiorentini e all'ENAC ha perso la battaglia legale avviata da diversi Comuni della zona e dunque d'ora in poi sarà sempre più arduo realizzare la  nuova pista di Peretola. Una nuova pista che, per la sua collocazione geografica, è inevitabilmente esposta a forti raffiche di vento  trasversale (e quindi molto pericolose per i voli). Non a caso, già negli anni '60 il grande fiorentino e liberale Emilio Pucci, aviatore medaglia al valore militare, spiegava come non si dovesse realizzare. La proposta del sen. Renzi è risolvere la questione facendo nominare un Commissario come nel caso del Ponte Morandi. Evidentemente gli sfugge che nel caso del Morandi il Commissario è stato necessario per sciogliere i nodi derivanti da una tragedia occorsa per un uso distorto di una concessione da parte di concessionari avventurosi che avevano fruito di insufficienti controlli della burocrazia pubblica.  Mentre a Peretola si vorrebbe cedere ad interessi privati cavalcati dalla burocrazia pubblica per fare un'opera prodromica a gravi incidenti in fase di atterraggio. Oltretutto quando, in una pianura a poche decine di chilometri, esiste l'aeroporto di Pisa, sicuro ambientalmente e gestito dalla medesima società per azioni partecipata dalla Regione.  La questione Peretola  non può essere elusa e rientra nella responsabile valutazione politica alle elezioni regionali di primavera in Toscana sul come investire per aiutare l'arrivo di persone d'affari e di turisti completato da una rete di trasporto veloce tra le varie località.

 

LIBERALI  TOSCANI

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Federazione dei Liberali - Livorno
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mercoledì 15 gennaio 2020

"PROGETTO per la FORMAZIONE delle LIBERTA’ ", la nuova opera di Raffaello Morelli scaricabile gratuitamente. Un prezioso contributo al pensiero liberale.


Chi oggi voglia parlare seriamente di liberalismo, in Italia, non può prescindere dal prezioso e coerente lavoro fatto e in corso da parte di RAFFAELLO MORELLI. Ne sono pienamente convinto e pertanto, ringraziandolo per questo nuovo e importante apporto, segnalo il nuovo libro che è scaricabile gratuitamente al link :
 http://www.losguardolungo.it/biblioteca/progetto-per-la-formazione-delle-liberta/ 

Inoltre, il libro si accompagna ad un sunto audio  sotto le 7 mila battute,  del quale si fornisce qui anche il testo.
Buona e liberale lettura !
Gadi Polacco



Testo del sunto letto dalla voce di Chiara Claudi della pubblicazione  PROGETTO per la FORMAZIONE delle LIBERTA'  :

Questo libro di piccolo formato illustra perchè in Italia sia decisivo costruire la Formazione delle Libertà.

Le grandi carenze del paese derivano soprattutto dal buco di liberalismo civile. L'individuo è il cardine delle libertà, ma da noi resta un fantasma: nonostante che il mondo funzioni con i miliardi di individui viventi e sia impossibile prescindere dallo spirito critico di ogni umano sul territorio con la sua diversità. 

Tra questa miriade di individui, i conflitti sono fisiologici, e per  dirimerli vanno rispettate le regole che i cittadini si danno per relazionarsi e fare le scelte Quindi la misura di ogni libertà politica non è l'assenza di regole. Al contrario. Servono regole di qualità che diano spazio all'esercizio dello spirito critico individuale. 

 

Il libro mostra che oggi colmare in Italia il buco delle libertà significa convincersi che le libertà crescono fondando i comportamenti e le scelte pubblici sul cittadino responsabile secondo le regole. Purtroppo ciò non si verifica abbastanza, fin dall'epoca dell'Unità d'Italia. Pur trattando il libro cosa fare ora in vista del domani, è molto importante ricordare come nei decenni si sia arrivati al buco delle libertà di oggi. Di fatti l'auspicata Formazione delle Libertà non è un assunto teorico ma un metodo frutto sperimentale dei tempi trascorsi. Perciò  c'è  il capitolo del libro dedicato ai decenni dall'Unità fino  ad ora, ma il suo testo viene collocato nell'appendice. Certo è un aspetto molto insolito. Però evita che una collocazione all'inizio distolga dal focalizzarsi sul colmare il buco delle libertà di oggi. Al tempo stesso, l'Appendice sui decenni trascorsi mantiene consapevoli che colmare il buco delle libertà non vuol dire ripartire da zero ma dagli avvenimenti. Che sono una caratteristica  fondamentale delle libertà.

 

La Formazione delle Libertà è chiamata ad  un'azione politico culturale continua, che non evochi certezze, che non attenda condizioni di vita migliori raggiunte in modo spontaneo e che renda il cittadino consapevole del come il conflitto sperimentale sulle idee, sulle proposte e secondo le regole, sia la reale garanzia della libertà di ciascuno.

 

A tal fine, i fautori delle libertà devono impegnarsi  sui principi imprescindibili per rilanciare il metodo del liberalismo politico, evitando di allargarsi ad un progetto onnicomprensivo che, su ogni tema della vita, stenda una cappa intrinsecamente estranea alle libertà.  Il  fulcro del metodo liberale è il concetto politico di cittadino individuo e della metodologia individuale. Muovendo dalla constatazione storica che gli individui sono tutti diversi e che, per funzionare al meglio, le istituzioni vanno basate sul combinare le scelte dei singoli cittadini in base ai risultati: la libertà individuale è il mezzo più efficace per adattare il convivere al passar del tempo perché usa l'esprimersi dei singoli. Chi agisce da liberale in politica valorizza l'individuo e il suo diritto al privato, per esaltare l'originalità di  ognuno col manifestare il proprio essere. Da qui la necessità di regole sui modi del confronto tra i molteplici interessi dei cittadini individuo e tra i progetti da loro avanzati.  E, onde mantenere l'uguaglianza dei cittadini nei diritti , altrettanto indispensabile è adeguare quelle regole in base ai risultati ottenuti. 

 

Una simile necessità è la spina dorsale della separazione Stato religioni voluta dai liberali. Una separazione che in Italia  ha ancora bisogno di supporto politico, dato che traballa la laicità istituzionale riconosciuta dalla Corte Costituzionale nel 1989 seppure timidamente e perciò ancora poco attuata. Il sistema della separazione comporta la neutralità istituzionale, il diritto di un cittadino di avere o no un credo e la scelta di procreare non dettata dalla Dottrina. Comporta anche migliorare l'utilizzo delle potenziali risorse dei cittadini donna nel vivere: una questione cui sono state tentate risposte, restate parziali, poiché non hanno cambiato la mentalità civile portandola a riconoscere che maschi e femmine hanno, come umani, una sostanziale  unitarietà di comportamenti. 

 

In generale, valorizzare i cittadini individui  ed adottare regole da loro prima scelte poi adeguate, è la procedura delle libertà sulla scorta dei fatti. Non perché attività e  decisioni dei cittadini siano sempre e comunque le migliori. Ma perché statisticamente, la procedura, reiterandosi, fornisce la probabilità di gran lunga superiore di condurre alla convivenza più feconda.  Chi non vuol seguire tale procedura, non applica il metodo sperimentale  e non è liberale. 

 

Un funzionamento istituzionale coerente con il liberalismo non interessa solo ai liberali, ma a tutti, poiché a tutti garantisce la convivenza tra diversi più produttiva e più pacifica raggiungibile. Il liberalismo non è una condizione di natura, ma una conquista della conoscenza umana, connessa al comprendere i meccanismi dello svolgersi della vita. Una conquista da rinnovarsi nel tempo perché non regredisca.

 

A questo punto del libro c'è un passaggio chiave. Il rilievo che far parte dell'auspicata Formazione delle Libertà non è un diritto di cittadinanza. Per farne parte, bisogna prima condividere i principi maturati attraverso l'esperienza e oggi irrinunciabili per il rilancio delle Libertà. Il libro ne cita 11 descritti con precisione scientifica. Su questi 11 principi si fonda l'azione politica attuale dei liberali.  Condividendoli si è nella Formazione delle Libertà, che è lo strumento per applicarli in Italia ed avviare il rilancio della metodologia individuale. Naturalmente ciò è solo l'inizio. Il quotidiano confronto politico delle libertà verte sui provvedimenti necessari  per governare un territorio. Il libro seleziona e analizza cinque settori per realizzare la cultura liberale; da approfondire ancora ma prioritari nell'Italia di oggi. La scuola, l'economia, i mezzi di informazione, il sistema giustizia, l'Unione Europea. Applicare le libertà in questi 5 settori è decisivo rispetto ad applicarlo negli altri settori. Il libro fa poi un cenno alle caratteristiche dei sistemi elettorali usati per le scelte e getta  uno sguardo sulle culture politiche oggi in campo, tutte distanti se non nemiche dell'individuo. 

Nell'ultimo capitolo, il libro rimarca l'esigenza che l'auspicata Formazione delle Libertà, in coerenza funzionale con il liberalismo, usi la conoscenza scientifica e tecnologica per dare ai liberali uno strumento capace di mettere in relazione immediata e fattiva i cittadini individui. La Formazione delle Libertà si dovrà dotare di una Piattaforma Telematica riservata agli aderenti che consenta lo svolgersi, in tempo reale e in ogni ambito nazionale o locale, di tutte le attività di dibattito e di scelta che sono l'anima concreta delle Libertà dei cittadini.

Buona lettura !