mercoledì 21 dicembre 2016
lunedì 5 dicembre 2016
Un NO costituzionale che non autorizza scorciatoie
lunedì 28 novembre 2016
Comune di Livorno e registro condoglianze per il dittatore Castro : al ridicolo non c'è mai fine...
mercoledì 26 ottobre 2016
Referendum : le quattro ragioni del NO
Desidero accogliere l'auspicio del primo fondo del Direttore: il Tirreno vuol fornire strumenti di analisi e di comprensione sul referendum. Perciò ricordo che da oltre quattro mesi il nostro Comitato (sito www.perlelibertanoalpeggio.it ) ha lanciato il manifesto "Per le libertà dei cittadini NO AL PEGGIO" e che è giorno per giorno confermato dai comportamenti dai sostenitori del Sì. Innanzitutto, il NO alla proposta di riforma costituzionale è un giudizio nel merito di una riforma pericolosamente negativa. Non c'entrano niente renzismo ed antirenzismo. La Costituzione deve essere adeguata per dare più poteri ai cittadini e non stravolta con piglio autoritario per diminuirli.
Abbiamo indicato quattro ragioni generali di merito. Primo, la proposta di riforma cancella il bilanciamento dei poteri, accentrando tutto nel Governo e nella figura del suo Capo, con un sistema autoritario senza contrappesi. Secondo, la proposta di riforma non supera affatto il bicameralismo, ma lo manipola in modo confuso, contorto e contradittorio, sottraendo sovranità al cittadino, affidando le nomine dei senatori alle Regioni, pur esse fonte di malgoverno e corruzione, senza permettere di dare indirizzi ai nominati, dunque il Senato neppure rappresenterà le Regioni. Terzo, la proposta di riforma è stata approvata da un Parlamento eletto con una legge dichiarata incostituzionale e riproduce, aggravandole, quelle stesse ragioni di incostituzionalità, cioè parlamentari scelti dai padroni dei partiti anziché dai cittadini. Quarto, la proposta di riforma peggiora la Costituzione vigente, perché diminuisce la capacità di rispondere ai bisogni di libertà del cittadino e complica le istituzioni. Tali quattro ragioni generali di merito derivano da un confronto comma per comma tra la Costituzione vigente e la proposta di riforma, accompagnato da specifiche valutazioni, che è reperibile sul sito con un pdf da scaricare. Ogni cittadino può leggerlo da sé.
Insomma, riformare la Costituzione non significa cambiarla tanto per cambiarla, come vorrebbero i sostenitori del Sì. I quali enunciano solo le intenzioni mirabolanti sulle cose che dicono di voler fare, non entrano mai nel merito della loro proposta di riforma e, disperati, favoleggiano che la vittoria del No farebbe perdere all'Italia credibilità internazionale. A parte che, nelle ultime settimane, anche i quotidiani internazionali, in testa il Financial Times, danno giudizi negativi sulla proposta Renzi Boschi, la questione essenziale è che la credibilità deriva dalla capacità effettiva e non parolaia di affrontare i problemi reali. Cosa impossibile concependo la Costituzione come un'insalata di formule magiche per drogare i cittadini con le speranze. La Costituzione deve essere un insieme coerente di regole per costruire il quadro del relazionarsi tra cittadini sovrani. Le intenzioni, praticando le formule magiche, eludono il come costruire davvero tali regole e, intanto, peggiorano nel profondo quelle esistenti, rendendo così più difficile relazionarsi.
E' ridicolo preoccuparsi dei destini di Renzi, quando sono in ballo quelli dei cittadini.
lunedì 19 settembre 2016
20 Settembre 1870 / 20 Settembre 2016 : una corona celebrativa della laicità civile
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lunedì 5 settembre 2016
L'apocalisse evocata dai disperati del Sì - di Raffaello Morelli
La disperazione per la proposta di revisione costituzionale che avrebbe dovuto essere una cavalcata trionfale ed invece trova ostacoli sempre più insuperabili, ha indotto i fautori del Sì ad inventarsi uno scenario apocalittico innescato dalla vittoria del NO al referendum. L'Italia perderebbe la sua credibilità internazionale perché incapace di fare le riforme in campo istituzionale ed economico. Certo, la disperazione è cattiva consigliera, ma questa invenzione tocca l'assurdo, andando perfino oltre il solito manipolare governativo via TV e stampa. In un colpo solo trascura l'essenziale ( che, al referendum d'autunno, è discutere nel merito del quesito) e imbastisce una favola priva di riscontri, che ridicolizza l'Italia.
E' una favole perché a livello internazionale chiedono da molti anni all'Italia non coreografie e cortine fumogene bensì cambiamenti reali di struttura che assicurino il rilancio dei servizi pubblici e dell'economia (cose che la proposta non affronta, per affidarsi solo al governo ed escludere i cittadini). Questo se, per livello internazionale, i disperati del Sì intendessero le organizzazioni tipo UE, BCE, FMI. Se poi volessero riferirsi alle borse e alla finanza di speculazione computerizzata influente sugli organi di stampa, allora renderebbero esplicito l'intento di favorire manovre poco chiare drogando il funzionamento dei mercati a vantaggio delle grandi multinazionali finanziarie che prosperano sulle bolle speculative (cioè farebbero una pura e semplice operazione di potere). In ambo le ipotesi , peraltro, vogliono far credere agli italiani, che contano solo le intenzioni legislative dichiarate e sono irrilevanti gli effetti concreti provocati dalle leggi approvate. Ciò è un grave errore di principio e di pratica, dato che non migliorare le regole di continuo imbriglia in modo crescente lo sviluppo reale del paese. Appunto per questo occorre evitare l'approvazione della proposta di riforma costituzionale che – come prova l'esame del testo – peggiorerebbe l'impianto istituzionale, non toccherebbe la struttura della spesa pubblica, accentrerebbe lo Stato umiliando la sovranità del cittadino. Il contrario del rilancio dei servizi pubblici e dell'economia. Restando per ora alla Costituzione vigente, si eviterebbe il peggio, si sconfiggerebbe la linea delle riforme a casaccio e si rafforzerebbe l'esigenza di riforme fondate sul confronto del merito dei problemi e non sullo spettacolo.
In sostanza, il ricorrere agli scenari apocalittici corrisponde all'idea che illudere pesi di più del costruire e che il clima dell'illusione si crei con gli effetti immaginifici a prescindere dal merito della proposta di revisione costituzionale. I disperati del Sì vorrebbero greggi da comandare e non cittadini sovrani da rappresentare.
Raffaello Morelli - Comitato NO al peggio
Italia
lunedì 29 agosto 2016
La gabella (retroattiva) sui contrassegni, ultimo esempio della mancata "rivoluzione grillina" livornese
Dunque entro fine mese chi ha un contrassegno in deroga per le zone ZTL/ZSC è chiamato a pagare una gabella aggiuntiva e pure retroattiva.
Per carità, l'illegalità delle leggi tributarie retroattive sancita dallo Statuto del Contribuente è disinvoltamente violata periodicamente e indipendentemente dal colore del governante di turno, e anche se la gabella sui contrassegni non è ufficialmente tributo, ma in pratica lo è, il principio è comunque sano e rispettoso dei diritti del cittadino anche esulando dai meri rapporti tributari.
Quindi il grillismo livornese, con buona pace delle declamate istanze "rivoluzionarie", ripercorre almeno in questo frangente vecchie vie della da lui vituperata vecchia politica.
Immaginiamo cosa sarebbe accaduto se un'Amministrazione di colore diverso avesse stabilito,come fatto a Livorno, un aumento secco, mediamente di 92,00€, come questo : probabilmente si sarebbe scomodato Grillo stesso con occhi strabuzzanti e bava alla bocca gridando, motivamente, allo scandalo.
Dirà il solerte funzionario, quello che sembra governare veramente Livorno in questi anni di disarmante debolezza della politica,che l'aumento è stato deliberato l'8 marzo 2016 (quindi prima del termine per pagare il rinnovo dei contrassegni posto a fine marzo) ma ciò non toglie che all'anno già iniziato ci si riferisca e che vi sia chi ha pagato anche prima della data della fatidica delibera.
Arzigogoli burocratici a parte viene comunque messo in discussione quel rapporto di rispetto dovuto al cittadino e che dovrebbe anche agevolare una certa fiducia in chi Amministra : a partita in corso,invece, si cambiano retroattivamente e a proprio vantaggio le regole pattuite, come se fosse lecito affittare una casa a qualcuno per un anno e poi,verso marzo, stabilire che si vuole l'aumento del canone ed esigerlo retroattivamente e per il resto del periodo per il quale si era pattuito diversamente (concedendo,nel caso dei contrassegni,al suddito-cittadino la facoltà,bontà loro,di restituire il tagliando ricevendo una quota di rimborso).
In perfetta linea di continuità con le precedenti Amministrazioni,poi, si continua a usare ipocritamente la definizione di "rimborso" applicata alla gabella sui tagliandi .
Treccani così spiega il verbo rimborsare: "il fatto di venire rimborsato di quanto si è speso".
Se nessuno in passato si è degnato di spiegare quali voci determinassero i costi dei tagliandi (ovviamente,essendo semplicemente un corrispettivo ) , come spiega questa Amministrazione,per vocazione politica teoricamente dedita alla massima trasparenza, questa voce e più che altro l'enorme aumento a freddo praticato?
Ovvero,quali aumenti hanno inciso così drammaticamente e repentinamente sui già misteriosi costi da "rimborsare" da portare, in media, da 58,00€ a150,00€ il costo?!
E' chiaro che non vi è risposta al quesito perchè si tratta semplicemente di manovre di cassa e di corrispettivi richiesti : a Lucca schiettamente definiti "tariffe" e a Pisa,tanto per fare due esempi vicini,altrettanto chiaramente "acquisto".
Chissà, forse i sudditi avrebbero preferito essere trattati come cittadini,sentendosi dire schiettamente che da qualche i soldi vanno presi e che,come storicamente avviene (anche in questo caso senza discontinuità con vecchie logiche) , è più facile farlo sulla massa che non può scappare o nascondersi.
E questo è solo il primo tempo,in attesa della "grande riforma" che non sembra contenere un progetto politico ma,ancora una volta,una pura e semplice logica ragionieristica.
Gadi Polacco*
* cittadino, liberale e imprenditore
giovedì 4 agosto 2016
L’IMBROGLIO DEL SI dei SEDICENTI MODERATI
Nella prima settimana di agosto si agita molto la galassia dei parlamentari di area popolare e verdiniana, eletti contro il PD, passati ad appoggiare il PD, oggi decisivi per la maggioranza di Renzi. Dichiarano a gran voce di sostenere il SI alla proposta di riforma costituzionale, in modo da far vedere a Renzi che senza il loro voto perderebbe il referendum. Pertanto esigono un ulteriore riconoscimento del rilievo governativo dei moderati.
Siamo rocciosi sostenitori del NO ma non ci turbiamo del diverso parere di altri (è il bello della convivenza civile). A patto però che siano convinti della validità della proposta nel merito (contenti loro…) . Invece l'area popolare e verdiniana neppure ci pensa alla questione del merito della proposta e senza infingimenti l'appoggia per una pura convenienze di potere. Così il loro comportamento è un inganno per i cittadini. L'inganno sta nel fatto che, per norma legale e per logica del vivere insieme, il referendum del prossimo autunno è esclusivamente un quesito per scegliere se respingere od accettare la proposta di revisione costituzionale, non è un'elezione politica. Quindi non c'entrano nulla le convenienze politiche di potere, tanto più se espresse in nome dei moderati.
Una politica moderata lo è nelle idee e nei comportamenti. Nelle idee perché rifugge gli eccessi ideologici, statalisti, comunitari e privilegia il quieto vivere senza escludere il cambiare con cautela. E nei comportamenti perché non usa le imposizioni, non ama il leader sul cavallo bianco, evita i colpi di testa, esclude l'arbitrio fatto sistema, non cerca i meccanismi istituzionali confusi governati da burocrazie e clan. Tutti questi equilibri sono violati dal mischiare il referendum costituzionale di autunno con una sorta di elezione per il potere politico. Per il semplice motivo che nel referendum costituzionale il metro è il testo della proposta su cui si vota e non contano le intenzioni dichiarate di chi ha deciso il testo in Parlamento. Certo, il miscuglio sta bene a questi sedicenti moderati. Perché se ci si basa sul merito del testo, è impossibile negare il forte peggioramento della Costituzione indotto dalla proposta; mentre basandosi sulle intenzioni dichiarate, sparisce il significato del referendum come puntuale mezzo di scelta dato ai cittadini e si può usare la selva delle promesse di governo annunciate con enfasi e concepite in chiave plebiscitaria.
Mischiare referendum ed elezioni politiche non è un errore per specialisti, è un grave danno alla sovranità dei cittadini. Perciò i motivi del SI addotti dai sedicenti moderati di area popolare e di Verdini sono un imbroglio politico. Tutti i cittadini (liberali, conservatori, progressisti e anche i moderati) hanno interesse a che il conflitto politico democratico per convivere si svolga sempre nel rispetto delle norme vigenti. E il referendum secondo l'art. 138 riguarda solo il merito della proposta, non le intenzioni.
Raffaello MORELLI
Comitato NO AL PEGGIO
venerdì 29 luglio 2016
Al Sindaco Nogarin la solidarieta' dei Liberali livornesi
mercoledì 27 luglio 2016
Sui contrassegni, nonostante i tanti discorsi,il Comune passa meramente alla cassa....
domenica 17 luglio 2016
IL LIBERALISMO E LE CRISI DEL CAMBIARE , di Raffaello Morelli
L'articolo dell'economista della sinistra cattolica Grassini "Il liberalismo scaricato dai liberali", è l'ennesimo grido di dolore di chi non riesce a capacitarsi dell'inesistenza di terapie fisse per affrontare le cose del mondo. L'occasione è constatare che molti chiedono interventi per ridurre le diseguaglianze nelle retribuzioni: dal giornale di matrice liberale The Economist (non si è fatto abbastanza per aiutare quelli restati indietro con la globalizzazione), ai programmi esposti sia dalla progressista Clinton che dalla conservatrice May (ambedue critiche del capitalismo finanziario).
Grassini dubita molto che ridurre la forbice tra le retribuzioni tra i massimi dirigenti e i dipendenti al 10-15% di quella attuale, possa ridurre i rischi dei meno abbienti. E ciò perché restano comunque aperte questioni operative di rilievo ed in particolare le due principali, i valori e la solidarietà, che, secondo il professore, ci sarebbero tra la gente ma non tra i dirigenti, che si dilaniano con gli avversari. Così Grassini conclude "non è vero quel che diceva il padre intellettuale del liberalismo Adamo Smith, che la ricerca dell'interesse personale porta al bene collettivo".
Il nodo sta qui. Tre secoli dopo Adam Smith, l'esperienza ha confermato in pieno la sua indicazione e mostrato che adottandola l'umanità ha compiuto passi avanti notevoli. Insomma, a portare il bene collettivo non è il potere (che all'epoca di Smith era l'unico sistema di convivere) bensì la ricerca dell'interesse personale di ciascun convivente. Attenzione, assumere tale criterio equivale ad abbandonare ogni aspirazione a modelli sganciati dai fatti e definitivi ed inoltre a dedicare molte energie ad escogitare le regole di vario genere più funzionali a consentire che quegli interessi (dato che gli individui sono diversi e moltissimi) possano al meglio esprimersi, relazionarsi ed anche essere soggetti alle valutazioni altrui circa i loro effetti.
Dunque, i non liberali non devono preoccuparsi che i liberali scarichino il liberalismo. Preoccuparsi sarebbe giustificato se non valesse il principio di Adam Smith e anche i liberali ricercassero un modello sicuro e definitivo. Ma i liberali sono ben consapevoli che un modello di questo tipo non può esistere e che gli interessi individuali sono connaturati con la crisi dell'incessante cambiare al passar del tempo. Per i liberali, ogni struttura – istituzionale, economico finanziaria, sociale, formativa dei singoli cittadini – è soggetta ad evolvere. Il problema civile è accompagnare questo evolvere in modo che restino sempre rispettate le condizioni libere di relazionarsi e di effettuare le scelte con un voto a testa valutando i risultati. In ciò sta il valore del conflitto democratico e il senso della solidarietà.
Non a caso il non liberale prof. Guazzini, nella chiusura, ventila che il problema è degli altri. "In tanti hanno cercato, senza riuscirci, vie alternative (ad Adamo Smith, ndr). Molti, vedi Marx, hanno prodotto solo disastri. Speriamo che questa volta vada meglio". Appunto. Non può andare meglio se non si accetta il criterio del metodo liberale della convivenza governata dalle iniziative e dalle scelte individuali.
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martedì 10 maggio 2016
Unione Europea e radici cristiane
L'articolo del Prof. Emanuele Rossi "Il Papa, l'UE e le radici cristiane" è un esempio di scuola del come spingere la commistione Stato religioni. L'autore prende spunto dal discorso di Francesco quando gli è stato consegnato il premio Carlo Magno, per sostenere che la società europea deve avere interesse ai valori delle radici cristiane dei sogni religiosi di Francesco per realizzarli negli ordinamenti civili.
Però, la tesi della commistione Stato religioni è contraddetta da tempo dall'esperienza storica. Che prova come la commistione – vale a dire non separare Stato religioni e affidarsi all'autorità della fede anche nel civile – porti a risultati negativi nella convivenza, rallentando moltissimo il suo migliorare, se non impedendolo. Il criterio propulsivo della convivenze è affidarsi alla libertà del cittadino, all'esercizio del suo senso critico, al suo confliggere democratico.
Il prof. Rossi richiama il Papa che chiede all'Europa la capacità di integrare, di dialogare e di generare, (cioè cose attinenti i dettami della comunità cattolica) ma non chiede di svolgere la funzione primaria e più innovativa dell'UE (cioè la capacità di costruire attraverso le regole e le iniziative politiche le condizioni favorevoli per la convivenza tra cittadini diversi e i loro variegati apporti individuali).
Il Prof. Rossi auspica che l'Europa condivida i sogni religiosi del Papa. Così trascura che la politica non deve mai essere sogno, bensì concreta proposta operativa (valutabile) per affrontare il problema di come convivere al momento e in prospettiva. Perché i sogni rinviano sempre i problemi ad un futuro indefinito e nel frattempo privilegiano un'autorità che con quella scusa soffoca la libertà del cittadino. Per questi motivi l'Europa ha rifiutato di inserire nella propria Carta il principio delle radici cristiane, voluto dai fautori della commistione Stato religioni (ricordate le richieste dell'Italia di Fini, Giuliano Amato e Berlusconi?). E' la fermezza dell'Europa sul volere il separatismo Stato religioni, cioè la neutralità istituzionale, che, in occasione del premio, ha indotto Papa Francesco a non chiederla più.
Coltivare i sogni al di fuori della sfera religiosa, significa rifiutare la storia della libera convivenza nel suo manifestarsi più significativo. Che è irrobustire conoscenza e cambiamento, quali precondizione del mantenersi vitali, aperti al futuro e capaci di affrontare le sfide dei bisogni quotidiani a cominciare dai mezzi per curarsi e lavorare. Il nucleo valoriale da rispettare sempre ed ovunque non è quello dei sogni religiosi. E' riconoscere gli apporti dei diversi cittadini individui quale motore permanente della conoscenza e del cambiamento, e la sola possibilità di sviluppare il futuro di una convivenza.
mercoledì 27 aprile 2016
Almeno parole coraggiose
mercoledì 6 aprile 2016
Il caso di Piombino : indagini penali e sanitarie
Il clamore mediatico sulla vicenda dei 13 pazienti morti in 18 mesi all'Ospedale di Piombino per accertate cause non naturali, ha connotati quasi esclusivamente gialli: il killer accusato è o no il vero killer? Sta invece pressoché nel dimenticatoio il vero tema forte e preoccupante, e cioè il significato della stessa vicenda riguardo a come è organizzato il nostro convivere.
Perché la tragedia all'Ospedale di Piombino non è stata un'azione improvvisa e imprevedibile di persone dedite a colpire quelli da loro disprezzati. Fin dalla morte della prima vittima, il laboratorio dell'Ospedale ha scritto che nel cadavere i parametri della coagulazione erano sballati. Quindi sussisteva una grave anomalia, confermata subito dal primario del reparto. Fino a qui un caso medico da chiarire. Però un quadro identico si è ripetuto settimane dopo (e per altri 18 mesi) senza che, a parte le indagini penali, venisse mai affrontato l'irrefutabile nodo di natura sanitaria. Vale a dire che all'Ospedale di Piombino – non a quelli di Campiglia, di Cecina, di Follonica, di Massa Marittima, di Livorno, di Grosseto – si verificavano in un certo reparto decessi di pazienti non terminali in cui i cadaveri presentavano le medesime caratteristiche sballate di coagulazione.
Le povere vittime di Piombino fanno suonare un campanello di allarme sul nostro convivere. Nella convivenza il rispetto delle regole è essenziale, a patto di coglierne davvero la natura. Le regole riguardano il modo di confrontarsi tra cittadini a proposito degli effettivi problemi del vivere e non devono trasformarsi in una sovrastruttura rigida per dare il ritmo alle cose del mondo anche a costo di staccarsi dalla realtà dei fatti e di far chiudere gli occhi su insorgenze endemiche della sanità.
martedì 5 aprile 2016
Solidali con il Sindaco Nogarin
venerdì 18 marzo 2016
Lettera al Presidente del Consiglio Comunale di Livorno : l'importanza delle regole nella democrazia.
Caro Presidente,
alla notizia che il Ministero ha sancito la piena validità della terza votazione con cui due mesi fa il Consiglio Comunale aveva eletto il successore della Cepparello, Lei ha detto "sono sollevato che il parere sia arrivato dopo l'elezione perché così è stata la politica a decidere e non il ministero". Desideriamo segnalarLe che con questo commento Lei ha ottenuto l'effetto contrario, e cioè discreditare la funzione politica.
Infatti Lei ricorderà che due mesi fa i Liberali sostennero, anche sulla stampa, che, ,avendo ottenuto 16 voti , il Consigliere Esposito era stato regolarmente eletto alla terza votazione Presidente del Consiglio Comunale, in applicazione dello Statuto del Comune. Siccome il Presidente uscente Cepparello insieme alla Conferenza dei capigruppo, nonostante il parere del Segretario Generale, sostenevano invece che occorreva un'altra votazione, lo stesso consigliere interpellò formalmente il prefetto incontrandolo insieme al Presidente uscente. E il Prefetto se ne lavò le mani, lasciando fare alla Cepparello una quarta votazione ed inoltrando al Ministero un quesito in materia.
Il Suo commento odierno, Signor Presidente, vorrebbe far credere che la politica abbia deciso. In realtà, finge di non accorgersi che l'eletto è sì lo stesso – alla terza e alla quarta votazione due settimane dopo – ma che la procedura seguita è del tutto diversa: in base allo Statuto nella terza votazione e contro lo Statuto nella quarta. Siccome quale Presidente del Consiglio Lei ha il compito di far rispettare le regole procedurali, il suo commento significa che per Lei il rispetto delle procedure è una variabile senza importanza, come per chi l'ha preceduto. Pare apprezzate solo le decisioni della forza numerica e non delle regole. A punto che, pur avendo interesse di persona, ha preferito soprassedere sul risultato della terza votazione, per accettare la violazione dello Statuto e affidarsi ad una prova di forza assembleare. Meglio essere eletto irregolarmente che regolarmente.
Desideriamo sottolineare che, con una simile mentalità, si accresce il discredito per una politica che non perde occasione per violare le norme della convivenza. Il che ci lascia preoccupati come cittadini.
Con i migliori saluti
LiberaliLivorno
martedì 15 marzo 2016
BALZELLO CONTRASSEGNI E DICHIARAZIONE ASSESSORE LEMMETTI
Un simile intento è una scelta assai preoccupante, dato che l'autonomia amministrativa del Comune va salvaguardata all'interno dei principi costituzionali. Quindi, i servizi pubblici che l'Amministrazione vuole erogare devono essere finanziati con l'imposizione generale e non fatti gravare solo su alcuni. Se la Giunta sceglie la strada dei trasporti gratuiti su gomma ha tutto il diritto di sceglierla (al di là della sua opportunità ), però ha l'obbligo di finanziarla con le entrate derivanti dalle tasche di tutti. Lo stesso va fatto se la Giunta vuole spingere professionisti, imprenditori, lavoratori e commercianti ad utilizzare meno i quartieri a traffico limitato. Le risorse necessarie non vanno chieste solo ad alcuni, per di più tartassando i cittadini colpevoli solo di risiedere in quelle zone.
Simili evidenti strafalcioni rendono chiaro che la Giunta si sta affannando a giustificare lo stravagante gonfiaggio dei contrassegni cui è stata indotta per fare cassa da una burocrazia semplificatrice. Invece, Nogarin ed assessori , farebbero meglio a riformulare il provvedimento sui contrassegni ZTL.
venerdì 11 marzo 2016
Balzello contrassegni,all'insegna della ragioneria.
Invece, tentando di nascondersi dietro la foglia di fico che ci si comporterebbe così in altre città (cioè come se non esistesse l'autonomia municipale e ogni realtà fosse uguale), si sono decisi aumenti da tre a sette volte, senza fare significativa distinzione per i residenti. In questa maniera si conta di toccare un gettito intorno al milione e mezzo di euro solo nel primo anno quando le aliquote saranno la metà. Un simile comportamento da l'impressione che gli estensori del provvedimento ritengano una sorta di peccato da sanare con una indulgenza pecuniaria il risiedere in zone regolamentate o esercitarvi attività imprenditoriali, lavorative e professionali. Del tutto disdicevole è poi il privilegio confessionale dato a tutte le autorità religiose di poter fruire di riduzioni tra il 40 % e il 60 %. Nel complesso, i contrassegni non più gratuiti e con importi gonfiati sollevano anche dubbi di legittimità per quanto attiene ai residenti, che vengono inibiti nell'uso dei loro beni attuando un'imposizione pecuniaria che li discrimina rispetto al altri cittadini residenti in altre zone, così violando criteri di equanimità civica.
Ai liberali pare opportuno che tale provvedimento venga rivisto al ribasso, almeno per le attività lavorative e per la prima auto dei residenti, per i quali non esiste possibilità di sottrarsi. Ed infine, si deve anche rilevare l'inopportunità giuridico amministrativa che si chiedano i conguagli anche per i contrassegni consegnati 2016 prima dell'arrivo di questa nuova normativa.
Nel complesso, è evidente che questo episodio del rincaro dei contrassegni sia una conferma che Il Sindaco e la Giunta non sono in grado nell'amministrazione quotidiana di controllare i comportamenti delle strutture, che fanno il bello e cattivo tempo giungendo anche, come hanno fatto quattro alti dirigenti, ad attaccare il Sindaco sui giornali per non essersi adeguato alle loro indicazioni.
Liberali Livorno
venerdì 26 febbraio 2016
Il NO al referendum è un NO al cesarismo
Un articolo di Raffaello MORELLI pubblicato sulla rivista Non Credo n .41 e riportato sulla sua Biblioteca on line
Nel prossimo semestre, il tema dominante nel dibattito politico – nonostante le Amministrative e salvo politiche anticipate – sarà il referendum sulla riforma Costituzionale modello Renzi. Riguarda tutti i cittadini, ma particolarmente i laici. Innanzitutto perché è una tipica manifestazione laica il partecipare civile finalizzato al decidere; e nella fattispecie perché in ballo c'è un nuovo tipo di democrazia.
Quanto alla partecipazione, non va trascurato il suo diverso significato per i laici e nell'ambito ecclesiale. Nella Chiesa essa significa solo far parte della discussione su un certo tema, non decidere. Ad esempio, l'Università Gregoriana ha tenuto a febbraio un dibattito di livello sul celibato sacerdotale, tema assai sentito in Vaticano sulla scia delle scarse vocazioni (per cui diverse comunità di fedeli della Chiesa Latina non dispongono di sacerdoti per celebrare i sacramenti). Vi è stato ribadito che, oltre la non rinunciabile dottrina, ogni decisione in materia compete al Papa. Solo lui può consentire eccezioni, come fu fatto qualche anno fa (per consentire l'esercizio della funzione sacerdotale agli anglicani convertiti) e poi due anni fa (per consentirla al clero Medioorientale). La partecipazione laica, viceversa, non è scindibile dal decidere su quanto si discute.
Tale principio laico va tutelato con fermezza. E per tutelarlo non è possibile sottrarsi alla sfida del prossimo referendum popolare. Per almeno due gruppi di motivi. Uno è che è importante anche valutare il modo con cui è stato selezionato l'oggetto su cui decidere, siccome anche per il selezionare vale il principio della decisione partecipata. L'altro gruppo è il merito della riforma, vale a dire se la democrazia configurata accresce oppure diminuisce il legame istituzionale alle decisioni dei cittadini.
Nel primo gruppo, rientra il marchio della sentenza n.1/2014 della Corte Costituzionale sull'iter parlamentare della riforma di Renzi. La legge elettorale con cui è stato eletto il parlamento attuale è illegittima (per cui lo è l'elezione di moltissime Idiecine di parlamentari). A parte l'acceso dibattito sulla continuità legale del parlamento dopo la sentenza (la Costituzione non attribuisce alla Corte il potere di stabilire gli effetti delle proprie sentenze), non c'è dubbio sulla fortissima inopportunità politica che l'attuale parlamento – non rispettoso delle norme costituzionali sulla rappresentatività – addirittura legiferi nel delicatissimo campo della Costituzione, competenza spettante al Parlamento legittimamente composto. La sovranità democratica è solo del cittadino, e , non rispettando la Costituzione, si avvia la spirale del suo raggiro. In sostanza è ciò che sta facendo Renzi, varando una riforma con un parlamento politicamente non legittimato a vararla, dato che ogni sentenza di incostituzionalità vige dal giorno dopo la sua pubblicazione. Oltretutto, non è la prima volta. Un anno fa, nel caso della sentenza sul blocco incostituzionale di indicizzazione delle pensioni, il governo Renzi non ha rispettato la sentenza e non ha restituito interamente il non erogato ai pensionati. In conclusione, già dal primo gruppo di motivi per tutelare il principio del far decidere ai cittadini, consegue per i laici la necessità del NO al referendum popolare di autunno al fine di evitare che la sovranità del cittadino venga strangolata.
Poi c'è il secondo gruppo di motivi, quello sul tipo di democrazia post riforma costituzionale modello Renzi. Adeguare le regole della convivenza, di cui la Costituzione è la più importante, è indispensabile per mantenere operativa di continuo la cultura laica migliorando i criteri di convivenza. Però non serve un adeguamento qualsiasi, che può avere esiti pericolosi quando quei criteri li peggiora in partenza. E nel progetto di riforma della Costituzione sottoposto a referendum, i contenuti di merito negativi sono dilaganti (oltre al non sfiorare l'indecoroso art.7).
Limitandomi qui a sintetizzarli, posso citare il farraginoso ed incompiuto superamento del bicameralismo perfetto, la forte riduzione delle competenze del Senato (a cominciare dal rimuoverne la rappresentanza della Nazione e dal togliere l'approvare il bilancio dello Stato) articolata in modo assai poco funzionale e talvolta confuso, la nuova composizione del Senato non affidata al voto diretto dei cittadini con il conseguente minor peso di quel voto anche nella scelta dei giudici della Corte Costituzionale , l'aumento delle firme per promuovere la iniziativa popolare e sul referendum abrogativo, gli accresciuti privilegi parlamentari del Governo, l'introdurre il parere preventivo (frettoloso) della Corte Costituzionale prima di emanare una nuova legge in specie sulle elezioni politiche, l'abolizione dell'organo consulente socioeconomico del parlamento, l'ammiccare al criterio di attribuire i costi della politica solo agli eletti regionali e non al funzionamento burocratico, la minuziosità normativa inadatta in sede di Costituzione e perfino alcune stecche tecniche.
Tenuto infine conto che tutto ciò si incrocia con il nuovo sistema elettorale maggioritario di liste con forti premi in seggi, è indubbio che la nuova riforma costituzionale configurerebbe una democrazia claudicante, imperniata su una concezione cesarista e accentratrice, lontana dal controllo partecipato del cittadino e dal criterio della rappresentanza parlamentare, attenta principalmente alle esigenze delle strutture di potere del momento.
In quadro del genere, è fisiologico che i laici si impegnino con fermezza per il No al referendum popolare e che nel farlo non cedano alle impostazioni della sinistra cattolica, secondo cui la Costituzione sarebbe intangibile perché la più bella del mondo. Anche la Costituzione in vigore ha storture che è opportuno riformare, ma solo per accrescere la libertà del cittadino nella convivenza, non per restringerla ancor più.
venerdì 8 gennaio 2016
Livorno necessita di un accordo di "salvezza cittadina"
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