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lunedì 15 giugno 2020

SU MES E RECOVERY FUND, FUORI DALLE VISIONI DA BARRICATA

Raffaello Morelli, IL TIRRENO 13.05.2020
L’ampia intervista su Repubblica del Presidente della Toscana Enrico Rossi, muove da una necessità certa (all’Italia serve molto denaro per affrontare i progetti sulla ripresa) ma propone di seguire un metodo assai pericoloso in prospettiva (se per averli l’Italia attingerà ai fondi del MES). Specie ora che il Recovery Fund assicura dei finanziamenti maggiori, in parte gratis e senza vincoli pericolosi.
In Italia non si discute sui fatti. E non pochi bollano le notevoli perplessità del governo italiano sul MES, con epiteti coloriti del  tipo “i soldi ci servono,  zero interessi e senza condizioni” oppure “non cogliere l’occasione del MES sarebbe delittuoso” anzi “un’idiozia”. Parlano sempre dei soldi e mai delle condizioni reali per averli 
Innanzitutto va chiarita la vera natura del MES, Meccanismo Europeo di Stabilità. Partendo dal togliere l’equivoco sul termine europeo. Si riferisce al territorio in cui il MES opera, non all’istituzione UE. Infatti compongono il MES (istituito nel ‘12, come Fondo Salva Stati) solo i 19 paesi dell’euro e non i 27 dell’UE. Dunque il MES in sé non rientra nel diritto UE: e già questo è un grave limite quando si tratta di rispondere ad una pandemia. In pratica il MES è una banca di diritto lussemburghese retta da un preciso Trattato intergovernativo. Che specifica che “l’accesso all'assistenza finanziaria viene offerto sulla base di una rigorosa condizionalità nell'ambito di un programma di aggiustamento macroeconomico e di  un'analisi della sostenibilità del debito pubblico effettuata da Commissione UE, FMI, BCE”, la Troika. E’ superfluo ricordare che i comportamenti  della Troika in alcuni paesi, sono stati pubblicamente definiti di tipo coloniale.
In tale quadro, va aggiunto che, dei tre organismi della Troika, solo la Commissione è una istituzione UE. E infatti il MES non dipende dalla Commissione. Di conseguenza, quando Rossi richiama indirettamente l’accordo dei Ministri delle Finanze UE (l’ltalia potrà finanziare le spese sanitarie per importi fino al 2% del Pil alla fine del 2019, i famosi 37 miliardi circa) e precisa che l’accesso ai fondi MES non sarà sottoposto a programmi di aggiustamento dei conti pubblici (come concordato nello scambio tra i Commissari UE Dombrovskis e Gentiloni con il Presidente dell’Eurogruppo Centeno) dice il vero. Però ha una grave amnesia sulla natura del MES, che è indipendente dall’UE.  Per cui lo scambio Commissione Eurogruppo è giuridicamente acqua fresca. Le condizionalità sui prestiti sono scritte nel Trattato  del MES (ratificato dall’Italia) e quindi restano un diritto intangibile del MES. A meno che l’UE  non pretenda prima di varare una deroga al Trattato MES  per la pandemia.
Così come stanno le cose oggi, il Governatore della Banca d’Italia non dovrebbe affatto trascurare i rischi futuri del MES. Specie se,  come dice, il MES non è la manna. Pensiamo prima ad usare al meglio i soldi del Recovery Fund. Nel frattempo otteniamo la deroga, così da scongiurare i rischi.

 

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