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venerdì 6 novembre 2009

Il sondaggio "orientato" de Il Tempo

Egregio Direttore,in genere Lei dirige il quotidiano facendo attenzione ai dati di fatto come premessa alle Sue valutazioni. Mi permetta  invece di rilevare una  stecca  nel sondaggio che Il Tempo ha promosso  su "Crocifisso a scuola, sì o no?".Noi liberali – che ovviamente, essendo a favore della separazione tra Stato e Chiesa , abbiamo apprezzato la sentenza della Corte Europea – non ci scandalizziamo affatto delle accese contrarietà a quella stessa sentenza, in larga parte dovute al desiderio contrapposto di non separare cose religiose e cose civili. Anche se riteniamo che questo desiderio sia fisiologico per gli appartenenti alla gerarchia cattolica e viceversa una grave sottovalutazione dell'esperienza storica da parte dei politici e del mondo teocon. Tuttavia, in questo caso, la formulazione del sondaggio è obiettivamente depistante. Il Sì è motivato con chiarezza, mentre il testo della domanda e il No violano il principio di un sondaggio che voglia esser tale. Il fine non è conoscere i pareri ma influenzare le risposte. In tre sensi. Primo, la domanda, omettendo l'aggettivo pubblica (scuola pubblica) elimina la differenza di ruolo educativo con la privata e fa balenare la presunta impossibilità, per chi lo voglia, di manifestare la libertà di insegnare la propria religione. Secondo, il concetto di offesa è una pura invenzione di comodo, non fa parte della sentenza né appartiene alla logica liberale della convivenza secondo il principio del separatismo. Terzo, il legare il No al non esser credente suggerisce implicitamente che possa essere per il No solo chi non è credente, mentre Lei sa bene  che una miriade di credenti, cattolici e non cattolici, preferirebbe la mancanza di simboli religiosi nelle scuole pubbliche e nei pubblici uffici. In questo modo, il sondaggio non è più un sondaggio, ma propaganda e il richiamo al crocifisso finisce per essere strumentale. Di fatti, con questa formulazione del sondaggio, si dividono i cittadini solo tra quelli che vogliono il crocifisso a scuola e quelli che lo ritengono offensivo. Viene esclusa in partenza la posizione dei moltissimi d'accordo con la sentenza della Corte Europea, basata sul diritto, a proposito della scuola pubblica oppure non a quella posizione non viene data  altra scelta dell'etichettare il crocifisso come "offensivo". Ed invece il dato di fatto reale da approfondire è un altro. La disparità di trattamento con le varie fedi e verso chi non crede. Insomma, proprio per restare all'esigenza di capire i problemi della convivenza libera, non mi paiono adatti i sondaggi crociata.I migliori salutiRaffaello Morelli

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