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domenica 12 aprile 2009

Il PDL non è il Partito della Libertà e non è liberale

www.liberali.it

Partito della Libertà vs. Popolo della Libertà

Prendendo spunto da un  lapsus involontario di Piero Ostellino nella sua rubrica "Il Dubbio" sul Corriere della Sera del 4 aprile scorso, il Presidente FdL Raffaello Morelli gli ha inviato una ricostruzione della disputa tra Partito della Libertà e Popolo della Libertà che è soprattutto l'analisi del suo senso politico e delle ragioni per cui si punta a nascondere i liberali; almeno fino ad oggi, che è il secondo giorno della nuova direzione di Ferruccio De Bortoli. La lettera di Raffaello Morelli è stata integralmente pubblicata da Ostellino nello spazio del suo Dubbio odierno.

 

 

 

I liberali d'Italia:

ultimi mohicani

di Piero Ostellino

Questa è la storia degli "ulltimi mohicani italiani". Dei liberali in politica. Minoritari, certo. Ma che si è fatto di tutto, e di più per far scomparire persino dalla vista.

 

Caro Ostellino,

Quando nel Suo "dubbio" di sabato scorso critica la creatura politica dell'on. Berlusconi, invece di Popolo della Libertà, Lei usa il nome Partito della Libertà, un nome della Federazione dei Liberali, figlia del vecchio PLI.

Di per sé, il lapsus mostra a cosa porta la campagna, iniziata a metà 2007 dall’on. Brambilla e da Forza Italia, per appropriarsi del marchio Libertà secondo un metodo da far west mediatico più che da stato di diritto. Su ciò è in corso al Tribunale di Milano una causa promossa dalla FdL contro esponenti di Forza Italia. Ma la questione va oltre al diritto. Vi sono essenziali motivi cultural-politici per impedire al centro destra lo scippo del nome che sta tradendo da 15 anni. Gli stessi vissuti dalla FdL aggiornando la tradizione di Malagodi e G. Martino nel solco di Liberal International.

Il nome Partito della Libertà evidenzia la libertà del cittadino indissolubilmente legata alla diversità individuale delle tendenze e delle aspirazioni, mentre popolo è l’idea massificante ed indistinta di chi adora il collettivo. Congiungere le idee di popolo e di Libertà è un’immagine suggestiva dal contenuto politico del tutto contraddittorio. E contraddittori sono gli atti del clan Berlusconi. Esalta l’adesione al Partito Popolare Europeo come se fosse credibile accoppiarla alla rivoluzione Liberale (quando Liberali e Popolari sono avversari naturali). Organizza una kermesse di 7000 delegati senza voto come se fosse una pratica attuazione dei principi Liberali (quando li viola) . Poi, mentre si contraddice, ritenta quello scippo cui all’epoca dovette rinunciare per la nostra causa e, con l’investimento pubblicitario, riprova ad accreditare presso cittadini e opinionisti il Partito della Libertà quale roba propria. Così da due mesi, il Ministro Bondi ha ripetutamente denominato Partito della Libertà l’organizzazione di cui è Coordinatore, e ogni volta ci scrive contrito dicendo che è incappato in una svista linguistica. Da qui la nostra nuova causa  ex 700 c.p.c. per inibirgli le sviste fino al voto europeo.

Il revival berlusconiano non è casuale. E’ funzionale al disegno di monopolizzare tutte le differenze e ad evitare che la FdL utilizzi Partito della Libertà alle europee.  Le scorrerie sono servite ad ostacolare il nostro lavoro politico con altri, proprio sbertucciando e contaminando il nome. Ad ostacolare chi denuncia che il confronto democratico non è riducibile al dialogo di potere tra i due partiti più grossi per mutare regole a proprio comodo.

Questo è  il nocciolo politico. Il vero tumore del nostro paese è il buco di Liberalismo. Il metodo coerente dei Liberali scopre gli altarini, preoccupa e va nascosto. Fanno il lavoro sporco non solo il Popolo della Libertà con i teo-con e il Partito Democratico con il sinistrismo senza progetto, ma tutto l’establishment, dall’editoria alla finanza alla burocrazia,cui interessa conservare quei privilegi che impediscono il competere di mercato nelle regole. Berlusconi che decide non è né il male né la cura, è una risposta ai problemi sbagliata e inadeguata.

Evitiamo confusioni storiche. Il Partito della Libertà è l’area dei Liberali impegnati, non la corporazione dei conservator-populisti.

Raffaello Morelli
 

Corriere della Sera, 11 aprile 2009

 

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