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mercoledì 12 dicembre 2012

ASA SILENTE

Sono ormai trascorsi oltre due mesi, inesorabilmente proiettati verso il
2013,da quando ho risposto ad ASA che, ad una società nella quale ho
parte, pena la sospensione della fornitura, ove entro 10 giorni dalla
data di ricevimento della sua raccomandata ove non si fosse provveduto,
ingiugeva il pagamento del terribile presunto debito di € 7,98
(confermo, sette/98 €) prontamente reclamato dall'Azienda e risalente
infatti al 24 maggio, già di per sè data storica, dell'anno 2004 (si,
duemilaquattro).

La richiesta tecnicamente era ed è molto semplice, ovvero se era stata
fatta un'interruzione dei termini : il silenzio ad oggi opposto a questa
legittima domanda ne apre invece altre.

Infatti, da cittadino e contribuente , continuo a domandarmi :

- quanti hanno ricevuto o riceveranno simli richieste relative ad anni
lontani o ancor peggio prescritti?
- che senso ha spendere ulteriori soldi per raccomandate a fronte di
richieste prescritte?
- a quanto ammonta il presunto credito vantato e come si è arrivati,cosa
che in un'azienda privata porterebbe a duri provvedimenti, ad avere
presunti insoluti così datati e,evidentemente, non "trattati" adeguatamente?
- come si può richiedere, avvalorando il timore che in alcuni casi non
si sappia se e cosa è stato incassato, a fronte di un presunto credito
del 2004 copia del pagamento "qualora fosse stato nel frattempo
effettuato e non ci fosse pervenuto,per qualche disguido,il relativo
attestato" ? Se qualcuno ha pagato e non è pervenuto l'attestato,cosa
diversa dall'accredito, a quale titolo quella somma misteriosa sarebbe
stata imputata contabilmente?

Credo che siano domande legittime, visto che parliamo di un'azienda al
60% del Comune di Livorno ed altri Comuni dell'area.

Cordiali saluti,

Gadi Polacco

giovedì 22 novembre 2012

La delibera del Consiglio comunale di Livorno (12.11.12) sulle Commissioni non rispetta il Regolamento. I liberali non possono sorvolare sulla violazione perché costituisce un grave precedente per la convivenza di tutti.

La delibera del Consiglio comunale di lunedì 12 sulle Commissioni non rispetta il Regolamento. I liberali non possono sorvolare sulla violazione perché costituisce un grave precedente per la  convivenza di tutti.

 Se la maggioranza voleva  modificare la composizione delle commissioni ed accrescerne il numero dei membri, era tenuta a  modificare prima il Regolamento cambiato 7 mesi fa. Invece, una composita alleanza-inciucio tra PD, PDL-Livorno, Confronto per Livorno, ha proceduto in totale violazione dell'art. 16 del Regolamento  e in particolare dei suoi commi 1, 2, 3 e 7. Le norme, del resto in perfetta consonanza con le prassi parlamentari, implicano che le Commissioni consiliari, una volta fatte,  mutano solo per il venir meno o la rinuncia dei suoi componenti e non seguono  l'eventuale cambio di  maggioranze politiche.

 Questa violazione è stata resa possibile dal Presidente del Consiglio, che ha dato credito alle contingenti convenienze della sua parte politica,  inserendo nella delibera le tesi di una memoria tendenziosa, illogica, con errori di fatto e considerazioni del tutto estranee alle proprie funzioni, redatta dal Segretario Generale. Il suo ragionamento contraddice il testo del Regolamento e dello Statuto nel sostenere che le Commissioni Consiliari (nonostante si chiamino permanenti) non sarebbero fissate entro trenta giorni dalla prima seduta del Consiglio, bensì sarebbero  organi variabili  soggetti alla maggioranza esistente al momento alla stregua di un organo di governo. Concezione contrapposta al ruolo rappresentativo del Consiglio Comunale uscito dalle urne. Tanto che proprio gli stessi commi 10 e 11 dell'art.16 avventurosamente citati dal Segretario Generale affermano che la proporzione esistente in Consiglio tra maggioranza e minoranza deve sempre osservare le disposizioni "del presente articolo" (non un solo comma) che appunto al comma 2 si riferisce solo a quanto deciso nei 30 giorni dall’insediamento consiliare.

La delibera del 12 scorso è gravissima. Fatto una volta, non si avranno remore a farlo ancora. Ad esempio, ora c’è il problema dei Presidenti di Commissione. Come prassi, il Presidente non è sfiduciabile (per distinguere struttura del consiglio e variabilità di maggioranza). La logica del 12 novembre punta invece a cambiare un dato presidente. Si prepara un’altra capriola? Verrà seguita la procedura ex art.17 per il caso di riunione iniziale della Commissione (quindi la convocherà il Presidente Bianchi) alla luce dell'art.16 c. 3 applicabile al formare le Commissioni nei 30 giorni dall’insediamento consiliare? In pratica si fingerebbe di essere a inizio legislatura. Ma se così  fosse, si dovrebbe rispettare la maggioranza di allora e la composizione delle Commissioni non poteva essere cambiata ora. Cioè  si usa l’ipotesi contraria a quella usata il 12 novembre. Snobbando ogni regola.

Per i Liberali  comportarsi così è intollerabile in una città che nel passato ha sempre seguito criteri di scrupoloso rispetto delle regole. Auspichiamo che la maggioranza, e quella minoranza  disposta a rinunciare alla propria coerenza, possano ritornare indietro e seguano regolari strade procedurali. 

Liberali Livorno

domenica 11 novembre 2012

Bagarre ZTL commercianti : ora la quiete dopo la tempesta

Ora che la tempesta e' scoppiata sembrano essere in diversi, sino ad oggi dormienti, ad essersi accorti del pastrocchio combinato dall'Amministrazione ,con il distratto assenso delle associazioni di categorie e la latitanza delle opposizioni, circa la nuova normativa di accesso alla ZTL per i mezzi dei commercianti e degli artigiani.
Assisteremo probabilmente a qualche altro disinvolto giro di valzer ma adesso, visti anche i tempi che corrono, e' auspicabile che alla tempesta segua la quiete.
L'Amministrazione ammetta l'errore, i distratti la loro distrazione e tutti cerchino di risolvere il malfatto.
Sapersi correggere,senza arroccarsi su posizioni pretestuose e ingiustificate dai fatti e dalle evidenze, farebbe bene a tutti.

Gadi Polacco
Liberali
www.liberalivorno.blogspot.com

sabato 10 novembre 2012

Caso ZTL/commercianti. Mea culpa CNA?

Comunicato ai Mezzi d'Informazione

CNA invita alla saggezza il Comune, al quale chiede alcuno passi indietro sul pastrocchio combinato con l'iniqua e sconclusionata delibera, peraltro mal comunicata, che oltre ad aver discriminato tra categorie imprenditoriali graziate, previo passare alla cassa, e quelle inevitabilmente condannate, ora crea enormi danni a tanti commercianti.
Bene, attendiamo ora che le silenti sigle del commercio realizzino che c'e' un problema, pena rendere evidente che CNA ha varcato ormai i confini dell'artigianato e si propone quale voce anche dei commercianti.
Niente di strano perche' anche in politica vige la legge che un vuoto lasciato viene riempito, prima o poi, da qualcuno.
Pero' , CNA dovrebbe chiarire se la sua critica al provvedimento ("devono essere corrette quelle storture che vedono penalizzate alcune categorie rispetto ad altre") sia anche, come ci pare debba essere, un "mea culpa".
La strampalata delibera sulle ZTL ora sotto accusa venne infatti concertata, come sbandierato significativamente e astutamente dal Comune all'atto dell'annuncio , con le associazioni di categoria di artigiani e commercianti.
CNA, presente a quel tavolo, pare quindi accorgersi solo ora del misfatto pur non essendo mancate proteste ancora prima della sua messa in pratica.
Particolarmente, CNA risulto' assai scaltra ed abile nell'azione, cosa che si evince dal fatto che le categorie graziate, al costo di 58,00€ all'anno,sono quasi totalmente quelle artigiane.
Che oggi prenda atto del risultato negativo e' quindi positivo e rende ancora più' evidente l'assenza e l'impotenza delle sigle che dovrebbero tutelare il commercio.
Cio' pero' non puo' riscrivere la storia di un provvedimento assunto sin dall'inizio, l'evidenza lo dimostra,a scapito dei commercianti.
Ringraziando per l'attenzione, cordiali saluti,
Liberali Livorno
www.liberalivorno.blogspot.com

venerdì 5 ottobre 2012

Largo E.Filiberto : angolo "riservato"

Non si vede anima viva che lavori ed e' anche arduo capire, nel caso, a cosa si aspiri a lavorare.
I divieti "fai da te" si spostano ogni tanto e si continua, nel disinteresse di chi dovrebbe intervenire, a sottrarre suolo pubblico alla sua corretta destinazione.
Non ce la prendiamo,poi, nel sentir declamare l'antico adagio ; "se vuoi far quello che ti pare a Livorno devi andare"....
Liberali Livorno
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lunedì 24 settembre 2012

Sì alla storia delle religioni al posto della religione


Opportuna la dichiarazione del Ministro Profumo circa il sostituire l'insegnamento della religione cattolica con quello di storia delle religioni. Imbocca la direzione da anni auspicata dai laici e dai liberali. Ed è significativo che essa sia corroborata da un dato di fatto: l'elevata percentuale degli alunni non di religione cattolica, oltretutto in crescita. In queste condizioni, voler mantenere l'insegnamento della religione cattolica sarebbe privilegiare ancora l'impostazione confessionale dei cattolici chiusi non rispettosa della libertà del cittadino.  Diviene sempre più evidente l'urgenza nel mondo di oggi di attuare il principio di separazione Stato religioni, il solo che favorisce la pacifica convivenza tra diversi.

Ora ci si augura seguano i fatti.

 

Raffaello Morelli

24 settembre 2012

MI
Italia



giovedì 20 settembre 2012

A Livorno continua la tradizione dei divieti "fai da te"

E' vero,siamo liberali e quindi propugnatori di una societa' aperta , ma teniamo molto anche ai doveri e ai diritti di ciascuno.
In questo ennesimo caso ci pare che a dover essere tutelato,anche nello svolgersi della sua vita quotidiana, sia pero' il diritto del cittadino.
In Largo Emanuele Filiberto da tempo vagano e si spostano i divieti di sosta immortalati nelle foto che vedete .
Chi li dispone, a fronte di quale autorizzazione che determini i limiti temporali e di spazio di questa sottrazione di suolo pubblico?
Perfino le date del "divieto" vengono apposte e aggiornate (usiamo questo eufemismo) a penna.....
Quali lavori si debbano compiere, spesso nessuno e' all'opera, non e' dato sapere.
E i vigili che battono solerti la zona per elevare le giuste contravvenzioni ( "dura lex sed lex") non hanno tempo per verificare come stiano le cose?
Abbiamo gia' documentato alcuni casi simili e ci appare veramente incomprensibile come certe anomalie possano svilupparsi tranquillamente in bella vista.
Comune, se ci sei batti un colpo.

Liberali Livorno
www.liberalivorno.blogspot.com
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martedì 21 agosto 2012

MEGLIO NON MISCHIARE LAICI E RELIGIOSI

Dal Tirreno di martedì 21 agosto.


MEGLIO NON MISCHIARE LAICI E RELIGIOSI

La proposta del prof. Rossi che la Chiesa affidi ai laici la gestione
dei suoi beni, accrescerebbe la già eccessiva confusione tra
ordinamenti civili e religiosi, che dovrebbero restare sempre separati.

Lo spunto è la Curia palermitana che, riferendosi a voci su una lista
di preti alle elezioni, ha ribadito che i preti si occupano solo di
annunciare il vangelo e non di questioni politiche. Ciò non soddisfa
il prof. Rossi che, in un?ottica ?allora deve valere per tutti?,
afferma che tale posizione ?deve indurre a riconsiderare molti
atteggiamenti del nostro episcopato, che anche su questioni
strettamente politiche hanno fatto pensare ad un ruolo diverso da
quello di formazione delle coscienze?. E già questa tesi pretende di
insegnare ad una religione quali sia religiosamente il modo giusto di
formare le coscienze. Sono i ministri del culto a stabilirlo a loro
piacere e il criterio laico della libertà di religione e della
neutralità istituzionale non interviene a giudicare in alcun modo la
materia religiosa. Tentano di farlo i cattolici chiusi, cioè quelli
che usano i rapporti tra civile e religioso per i loro personali
vantaggi. E cercano sempre un contenzioso per fornire i propri
servigi, anche non richiesti.

Il prof. Rossi prosegue e, per ribadire la sua insoddisfazione per la
nota palermitana, fa un paragone improprio con le vicende del
Vaticanleaks. In questo caso, scrive, è evidente che la gestione di
beni e del denaro della Chiesa è affidata ad uomini di Chiesa; il che
si ripete a livello locale. E commenta, questo non è annuncio del
Vangelo e formazione dei fedeli. Allora avanza la proposta che ?alla
gestione delle proprietà della Chiesa provvedano laici saggi e
consapevoli?. Ma non crede che spetti alla Chiesa decidere come
amministrare in chiave religiosa le sue proprietà? E non pensa che
questi cosiddetti laici ? in pratica cattolici chiusi, attenti ai loro
interessi personali ? potenzierebbero sul versante della gerarchia
quella commistione di ruoli tra civile e religioso che già fa tanti
danni sul versante dello Stato italiano?

E? bene che i preti si occupino liberamente della Chiesa e delle
iniziative religiose e che i laici affrontino con rigore separatista
le vicende quotidiane della convivenza civile. Regole per la
convivenza e religione sono su piani differenti. Solo gli adoratori
del potere vogliono mischiarle per avere la vita più facile.

Raffaello Morelli

martedì 31 luglio 2012

Lancio ANSA : LIBERALITALIANI, PRESENTEREMO LISTA ALLE ELEZIONI 2013 TAGLIO DEBITO E RIDUZIONE ALIQUOTE FISCALI DI 5 PUNTI IN 5 ANNI


LIBERALITALIANI, PRESENTEREMO LISTA ALLE ELEZIONI 2013 TAGLIO DEBITO E RIDUZIONE ALIQUOTE FISCALI DI 5 PUNTI IN 5 ANNI


   (ANSA) - ROMA, 30 LUG - "I Liberalitaliani sono impegnati ad organizzare una lista alle elezioni 2013 per dare voce politica ai metodi liberali". Così una nota dei Liberalitaliani, all'esito di una riunione nella quale è stata assunta la decisione di presentarsi alle urne con un proprio simbolo.

"Proporre questo tipo di voce politica - si spiega nella nota - significa porre dichiaratamente al centro delle regole e delle iniziative la libertà dei diversi singoli cittadini nella convivenza. Nella consapevolezza che non tutti condividono questa scelta (ad esempio i tecnocrati, i corporativi, gli statalisti e i dirigisti), ma che questa scelta è il solo modo
per affrontare il passare del tempo, senza illudere di poter cancellare il passato e di potere congelare il futuro in una gabbia utopica".
   "Oggi, questa impostazione impone di assicurare all'Italia -  proseguono i Liberalitaliani - una finestra temporale per fare le riforme liberali indispensabili al competere nel mondo globalizzato. Il che vuol dire curarne immediatamente lo Stato economico finanziario. Altrimenti l'Italia non potrà disporre di quel periodo".

   "Come è ormai evidente (e contrariamente alle ambigue rassicurazioni di importanti ambienti anche governativi, secondo cui l'Italia sarebbe comunque in grado di sopportare per lungo
tempo gli attuali livelli di spread) il 'risanamento' dell'economia italiana e la netta riduzione dell'enorme stock di debito accumulato è urgente - affermano i Liberalitaliani - Per riuscirvi sono necessarie due cose tra loro connesse: una politica forte e chiara di taglio e controllo del debito e un significativo abbassamento delle aliquote fisca! li (5 punti in 5 anni) a cominciare da quelle sul lavoro, sulle imprese, sui redditi medi e medio bassi, accompagnato da tagli alla spesa pubblica (5 punti in 5 anni) e, per contrastare la diffusa evasione, dalla detraibilità fiscale di beni e servizi all'individuo".
(ANSA).




martedì 24 luglio 2012

IL DEBITO PUBBLICO ACCUMULATO : UNA RISPOSTA LIBERALE ALLE DICHIARAZIONI DEL SOCIOLOGO GALLINO (RILASCIATE A IL TIRRENO)

Nell’intervista di ieri al prof. Gallino, sono riapparsi concetti del passato privi di riscontro nei fatti. Cominciano con: io non canto nel coro del pensiero neoliberale egemone in Italia e in Europa. Proseguono dicendo: la visione neo liberale è che non ci sono alternative a tagli e riduzioni del settore pubblico.  Sentenziano che il PD ha fatto proprie le ricette neoliberali. E concludono asserendo che l’egemonia neo liberale sta uccidendo il paese. Tutto senza ragionare sulla natura della crisi in atto, a livello internazionale e in Italia, e senza spiegare il perché secondo lui basterebbe che lo Stato continuasse a investire ed intervenire. E’ evidente che il vero obiettivo è il PD. Ma parlare di ricette neoliberali è una fantasia drogata che inganna i cittadini circa la reale posizione liberale sulla crisi e sulle cose da fare per l’Italia (tra l’altro i liberali non hanno potere da anni).

La crisi è il frutto di un esasperato monetarismo senza rapporto con i reali meccanismi di produzione e teso al consumo immediato a prescindere dal domani e dalle  variabili incertezze del vivere. Da qui la crisi negli Stati Uniti. La crisi si è poi estesa ad un’Europa incapace di rispondere con regole per imbrigliare l’irresponsabilità delle agenzie di rating e si è mischiata con una serie di altri fattori legati alla globalizzazione. Dalla sorda lotta valutaria USA contro l’euro, alla rigidità strutturale di molte economie europee, agli oscuri maneggi di grandi istituzioni finanziarie, all’eccesso di burocratismo di Bruxelles, ai mancati cambiamenti dell’Europa dopo Maastricht e la decisione sull’Euro. Tutto si è irrigidito, sono prevalsi in molti paesi tenori di vita superiori a quanto i rispettivi redditi avrebbero consentito (dato che, con buona pace del Prof. Gallino, i redditi non li produce lo Stato e se non vengono prodotti non possono poi essere distribuiti) e la crisi ha fatto saltare diffuse consuetudini privilegiate in cui ci si cullava socialmente.

L’Italia, in più, ha la piaga di un debito pubblico accumulato molto alto rispetto al prodotto annuo. E’ stata valutata molto in ritardo (per anni  si pensava alla concorrenza del drago cinese senza immaginare la crisi finanziaria USA) ed in aggiunta si risponde alle difficoltà dello Stato nel finanziare il pagamento del debito, battendo la strada di dare più liquido alle sue strutture e alle strutture bancarie (attraverso maggiori tasse, revisioni della spesa pubblica senza riduzione del perimetro pubblico, e massicci prestiti europei agli Istituti di credito a bassissimi interessi) e non la strada di finanziare la rimessa in moto capillare della produzione e una equilibrata domanda di consumo. Tutto ciò per la paura di dire agli Italiani che la crisi c’è, non è la solita congiura  del capitalismo dei ricchi e che si può superare affrontando innanzitutto la drastica e rapida riduzione del debito pubblico accumulato: la sola cosa che rende possibile il contestuale abbassamento delle aliquote fiscali, a cominciare da quelle sul lavoro e dell’IVA, che incidono in modo diretto e quotidiano. Le riforme delle pensioni e del lavoro sono state un primo passo, il rigore nel tenore di vita è indispensabile, ma senza la ripresa produttiva diffusa con l’innovazione innescata dalla voglia dei cittadini, non si uscirà dall’angolo. Per  la ripresa produttiva che si innescherà quando si abbasseranno le stratosferiche aliquote fiscali, occorre la drastica riduzione del debito. E questa non si fa con i sogni teorici. Si può ottenere solo attraverso consistenti cessioni di proprietà pubbliche ed una assai sostanziosa partecipazione del risparmio privato (che del resto è, proporzionalmente, di gran lunga il maggiore del mondo occidentale) che forniscano in tempi brevi risorse fresche da destinarsi esclusivamente – sotto il controllo della Presidenza della Repubblica – al pagamento dei titoli pubblici man mano in scadenza, così da evitare per qualche tempo le aste del tesoro e togliere così di bocca i lecca lecca alla speculazione internazionale. I liberali lo dicono da almeno sette mesi. Lo hanno già scritto anche su Il Tirreno.


Raffaello Morelli

lunedì 23 luglio 2012

SU LIBERALISMO E COSTRUTTIVISMO

SU  LIBERALISMO  E  COSTRUTTIVISMO

di Raffaello Morelli

 

Un importante giornalista italiano di area liberale insiste sull'idea che il "costruttivismo liberale" di Keynes è un ossimoro. Una simile posizione è un doppio fraintendimento che finisce per dare un'interpretazione depistante della natura del liberalismo, danneggiandone non poco l'immagine politica. Vediamo.

Partiamo dal fraintendimento sul rapporto tra liberalismo e costruttivismo. Definire un ossimoro questo rapporto  significa fermarsi al mondo delle idee e quindi è politicamente distorcente. Senza dubbio l'approccio liberale – in quanto legato al metodo critico ed alla sperimentazione – ha una natura del tutto differente dal proporre un determinato modello rigido che vuole applicarsi alle cose nel segno della società perfetta e dell'utopia. E perciò è vero che, stando al mondo delle idee, il liberalismo non punta ad essere costruttivista, in quanto aborre costruire una società perfetta, sempre, in via pratica o in chiave utopica. Da qui l'asserito ossimoro tra il significato dei due concetti. Solo che il liberalismo non può restare al mondo delle idee. Non a caso ho già accennato al fatto che l'approccio liberale è legato indissolubilmente ai tipici caratteri della vita reale, il metodo critico sulle cose e sui fatti risultanti sperimentalmente. Dunque il liberalismo non può essere mai indifferente a quanto, più che nel mondo delle idee, affonda il proprio agire nella convivenza concreta, che è legata allo scorrere del tempo.

Ora, siccome il liberalismo attiene alla libertà, la questione principale ed ineludibile del liberalismo politico è quella delle concrete condizioni di libertà dei cittadini. Anche nel mondo delle idee la libertà può non essere piena, ma, finché si resta nell'ambito della convinzione intellettuale, ogni posizione ha l'analoga dignità di ciò in cui si ha fede. A ben vedere, nel mondo delle idee, non sono davvero possibili costrizioni. Le costrizioni conseguono ad azioni concrete nei rapporti di vita. Di fatti, è praticamente impossibile impedire la libertà interiore e volerlo fare sconfina subito nelle costrizioni fisiche nel convivere (che impediscono la libera manifestazione del pensiero più che il suo esercizio in sé). Se il liberalismo si limitasse a predicare la libertà nel mondo delle idee, sarebbe agevole per chiunque seguire la libertà interiore (ognuno è il solo giudice possibile e dunque la libertà si trasformerebbe in un credo ritualmente celebrato senza visibili effetti esterni). Invece è dato sperimentale certo che la libertà è la caratteristica chiave di ogni individuo nelle relazioni della convivenza. La libertà non è fine a sé stessa ed è molto di più di una scelta filosofica individuale. Diviene il marchio dell'individuo quando ne investe  la dimensione dei rapporti interindividuali nel corso della vita reale.  Non a caso i primordi del liberalismo politico ascendono a quattro secoli fa, quando si cominciò a capire che individuo, metodo critico e dati sperimentali, sono il metodo più fecondo per sviluppare la libertà di ciascuno, per conoscere di più e per rendere migliore la convivenza fisica.

Dunque il liberalismo politico non può estraniarsi dal valutare le materiali condizioni di libertà dei cittadini. E, valutandole, sarebbe assurdo negasse che il tipo di strutture della convivenza influenza molto tali condizioni ed anche il possibile grado di maturazione dei singoli. Di più, sulla base dell'esperienza millenaria delle società note, è innegabile che il grado di libertà individuale nella convivenza non dipende dalla quantità di regole delle rispettive istituzioni, ma dalla loro qualità. Precisamente la qualità di essere adeguate, in quel momento e in quel luogo, a consentire e promuovere la massima possibile libertà di ogni cittadino di esprimersi  nella convivenza e di deciderne le regole. Quindi, fuori dal mondo delle idee, il liberalismo non è affatto indifferente alle istituzioni ma persegue quelle di maggior qualità adatte a favorire la libertà dei cittadini di scegliere.

Nel mondo delle idee, la distinzione  tra liberalismo e non liberalismo verte sul concepire una forma istituzionale; nel mondo reale, ove in ballo sono le concrete condizioni di libertà dei cittadini, la distinzione è invece  sulla qualità funzionale delle regole. In altre parole, siccome i fatti sperimentali hanno mostrato che occorre costruire regole per massimizzare la libertà dei cittadini conviventi,  la differenza reale è sul come concepire quelle regole per far sì che la forma istituzionale resti  di continuo adeguata. Sempre in base ai dati sperimentali, questa continua adeguatezza implica, in relazione al luogo e al tempo, costruire istituzioni direttamente imperniate sulla libertà dei cittadini e perciò dotate di una natura duttile nel tempo, non rigida bensì  strutturalmente provvisoria, appunto per consentire di assorbire di volta in volta nuove conoscenze e nuove decisioni dei cittadini.

Riferito a quanto stiamo discutendo, ciò porta a concludere che costruttivismo liberale non è di per sé un ossimoro. Lo sarebbe se si trattasse di un costruttivismo rigido quanto a modello proposto e oppressivo del cittadino, però in tal caso non sarebbe liberale. E' anzi del tutto fisiologico che i liberali propongano interventi politici per costruire, a seconda di momento e luogo, la specifica forma istituzionale od iniziativa economica, utile al conservare al meglio la libertà dei cittadini nella convivenza (la costruzione Europea lo fu all’epoca d’avvio).  Saranno poi i fatti nel tempo a mostrare gli effetti pratici di quella struttura. Assoggettandola a nuovi esami e valutazioni dei cittadini, che porteranno a cambiamenti (che oggi l’UE non si decide a fare).

Chiarito che il costruttivismo liberale di Keynes non è un ossimoro, va poi osservato che aggettivare con questo termine l'opera di Keynes rappresenta anche un secondo fraintendimento. Quello di non voler accettare che il mercato non massimizza da solo,  sempre e comunque  la libertà individuale dei cittadini e può aver bisogno di interventi fluidificanti da parte delle istituzioni della convivenza. Non accettare questo portato storico esprime l'incapacità di ragionare sulle cose al di fuori dei modelli teorici delle ideologie. Capita anche a quelli che di liberale hanno l'animo ma poi pasticciano e fanno del liberalismo un'applicazione politica di tipo ideologico, cioè fisso e non legato al variare del tempo. Una sorta di bene comune che, come ogni dichiarato bene comune, va ben oltre le regole di convivenza tra i cittadini individui e, proponendosi quale programma di merito, soffoca la libera diversità del cittadino.

Costoro restano al liberalismo del mondo delle idee, che non vuol costruire nessuna società e che tratta la libertà di ciascuno come un gusto personale, un puro fatto interiore (quasi il privato fosse una fortuna di chi può permetterselo e non un importante valore della libera convivenza).  Per questo confutano più o meno blandamente la ricetta di Keynes (quando la Grande Depressione degli anni trenta colpì l'economia mondiale) e tifano invece per il liberalismo economico della Scuola Austriaca. Confutano quella ricetta perché Keynes, già contrario alle cure deflazioniste, osò sostenere come prioritaria l'esigenza di riequilibrare l'insufficiente utilizzo dei fattori produzione e quindi finì per auspicare programmi di investimento pubblico che allargassero l'effettiva possibilità di lavoro. Il che sarebbe un  costruttivismo inaccettabile. Invece, la proposta di Keynes intendeva collegare l'andamento economico alle specifiche necessità del momento. Nella convinzione che, in pratica, i meccanismi dei rapporti economici hanno una logica loro, però non possono prescindere dalle condizioni della vita reale in cui operano. Una simile concezione configgeva con quella dei vari professori austriaci (poi diffusa a seguito della loro migrazione nei paesi anglosassoni), i quali, in nome del liberalismo classico, ragionavano sul piano degli schemi di principio. Così battevano solo sul mercato contrapposto sia a pianificazione che a intervento pubblico, sull'autonomia economica, sulla libertà come ideale esterno alle applicazioni reali.

Sembravano non accorgersi che le cose del mondo non si avviluppano tutte intorno al medesimo nocciolo. E che un conto erano i rapporti tra mondo libero e mondo collettivista (cioè il socialismo in versione stalinista o in versione reich), e un conto erano i rapporti all'interno del mondo libero. Qui si riconosce di massima il valore della libertà, e il confronto è tra chi fonda l'azione politica sulla sovranità del cittadino e chi preferisce di fatto una variegata serie di illusioni antiindividualiste affidate in misura maggiore o minore al potere, alle utopie sociali, al  fideismo.

Nel caso dei rapporti tra mondo libero e mondo collettivista (cioè tra gli stati che riconoscono e  no il valore della libertà) difendere la libertà contro il collettivismo del primo genere è un obbligo operativo senza cedimenti per ogni cittadino, di sicuro per i liberali. Nel caso dei rapporti all'interno del mondo libero (in cui di massima si riconosce il valore della libertà), ripetere il medesimo meccanismo schematico contro il collettivismo del secondo tipo equivale a bloccare lo svilupparsi della libertà, quindi a favorire questo tipo di collettivismo (invece di ostacolarlo) quale sperato rimedio contro le difficoltà. Non si tratta più di stabilire la superiorità sistemica del liberalismo sul collettivismo  in tema di libertà individuale e di prosperità (certa nei tempi lunghi, cosa del resto comprovata dall’esperienza storica). Si tratta di mantenere il miglior funzionamento del mercato rispetto alle situazioni concrete della vita in fisiologico cambiamento (siccome nei tempi lunghi saremo tutti morti, chiosava Keynes). E il funzionamento del mercato, come espressione della libertà di relazionarsi di ogni cittadino, non è un dato di natura (neppure come automatica applicazione dell’esperienza), è una complessa conquista umana che si regge su articolazioni molto delicate che hanno sempre bisogno di manutenzione al passar del tempo.

Quello di Keynes è un liberalismo costruttivo che si preoccupa delle condizioni economiche reali e non delle dispute tra modelli teorici (come fa chi snatura l’empirismo riducendolo in un libro sacro del passato, trascurando che l’empirismo è per natura la verifica dei cambiamenti nel presente). Rientra in quella linea di liberalismo non circoscritto alle idee ma applicato ai problemi del mondo che in campo istituzionale fu la linea di Cavour sul tema della separazione Stato religioni. Non a caso Keynes, a differenza dei suoi contestatori austriaci e dei loro seguaci, si è dichiarato uomo di partito liberale, cioè impegnato ad operare per il liberalismo e non a farci conferenze. E' stata proprio la diffidenza verso Keynes di questa parte del mondo liberale irrigidito nella teoria, ad agevolare il tentativo di appropriazione dell'opera di Keynes (capitato anche ad un altro grande liberale inglese, Beveridge) da parte dei laburisti e degli statalisti conservatori, in specie quelli italiani, che lo hanno usato snaturandolo e rovesciandolo (la tristemente famosa linea italica illiberale del considerare il disavanzo annuale indipendente dal debito pubblico accumulato). In parallelo, il mondo conservatore sedicente liberale (questo sì che è un ossimoro), muovendo dall'area anglosassone, ha inclinato verso le teorie della scuola austriaca con due principali effetti.

Uno,  allontanare l'attenzione del liberalismo dai problemi dello Stato per dirigerlo verso la concezione libertariana del regolarsi diretto degli individui senza lo Stato usurpatore (concezione tanto meno adatta alla realtà del mondo e meno portatrice di libertà individuale quanto più si estende il numero dei cittadini coinvolti). E l'altro, l'ossessione per il monetarismo come teoria della moneta in larga misura autonoma dalle problematiche della produzione reale e del debito pubblico effettivo (concezione dagli effetti politici tanto più illiberali quanto più applicata in modo meccanico). In altre parole, la scuola austriaca teorizza sui guasti dello statalismo, ma non si preoccupa di come evitarlo fuori della teoria e finisce per avere degli effetti politicamente  nefasti, specie quando esiste già. Questi effetti, non solo incentivano sperimentalmente posizioni politiche tipicamente illiberali, anche nei loro effetti economici, ma servono quale grancassa di posizioni conservatrici. Tanto che  l'ultimo dei professori austriaci e forse il massimo, von Hayek, avvertì questo scivolo non desiderato e, ad un suo libro molto importante, aggiunse un'appendice per sottolineare perché lui non fosse un conservatore (era il periodo di Reagan e della Thatcher). Questa dichiarazione è stata una conferma di fede nel liberalismo classico, che imponeva sì l'onestà intellettuale di rilevare le distanze strutturali del liberalismo dal conservatorismo, ma non arrivava a vedere che il liberalismo classico era un'epoca storica del liberalismo e non il liberalismo. Il liberalismo evolve con il tempo proprio perché è legato al mondo reale, non si rinchiude nel mondo delle idee. E le forme del liberalismo classico così innovative alla loro epoca, restano parimenti  innovative nel mondo di oggi, ovviamente diverso, solo se affrontano con lo stesso metodo le sacche di illibertà che affliggono oggi i cittadini. Keynes lo aveva colto.

Al termine di queste considerazioni sui rapporti tra liberalismo e costruttivismo, desidero rilevare che la posizione di quei liberali che amano esibire la loro classicità, fa al liberalismo politico un danno involontario  ma paragonabile a quello fatto dai suoi avversari. Diffondono il vezzo dell’esser liberali solo esibendo la propria individualità, gongolando nel dire che i liberali sono quattro gatti (quasi che fosse disdicevole scoprire che sono di più) e chiudendosi nella contemplazione dei liberali dei secoli scorsi. Così, tagliano il legame del liberalismo con il tempo (che ne è il dna) e danno il monopolio dell’oggi alla demagogia di chi esalta il tempo presente come non tener conto dei fatti risultanti dal tempo passato. Che non abbiano questa intenzione, non conta. Rendono l’essenza liberale incapace di incidere, incomprensibile e quindi senza attrattiva.

4 luglio 2012

Tagliando ZTL a prezzo pieno ma con validita' ridotta. Meno male che non era questione di cassa....

IL Tirreno ci informa della "beffa" dei tagliandi ZTL riservati,a pagamento, per alcune privilegiate categorie.
Entrata in vigore a giugno, la gabella di 58,00€ e' stata fatta pagare per intero,ma il tagliando scadra' a fine 2012.
Meno male che non era questione di cassa...
"Ma mi faccia il piacere", direbbe il grande Toto',aggiungendo"ed io (pur fortunato ammesso al tagliando) pago!".

mercoledì 20 giugno 2012

La convergenza dei Liberali

venerdì 27 aprile 2012

Diciamolo chiaro: il Porto di Livorno non può rinunciare ad una struttura produttiva come il bacino e le riparazioni navali


La vicenda del Concordia ha reso chiaro che Livorno deve sperare nella copertura del Presidente Rossi e non sull'ambiguità che, sin dall'affacciarsi a Livorno di Azimut Benetti ed ancora oggi in coerente continuità storica, ha contraddistinto l'Amministrazione cittadina. Questa cerca ora  di mettere il cappello sul percorso  positivo per la nostra città tracciato dal Presidente toscano. Ma fin qui è stata recalcitrante, ed impegnata a dare una mano al potere del gruppo Benetti, di cui ha agevolato – al di là dei contratti – la difesa degli interessi di imprenditore, oggi impegnato a Livorno e domani forse (lo dichiara lui stesso).

Perché, a parte  il ricordo dell'ambiguità strutturale con cui si è appunto gestito fin dall'inizio il contratto Benetti (non scordiamo che il bacino è demaniale), l'interrogativo concreto da cui partire è questo: qual è la prospettiva strutturale per la città e per il porto. Capiamo, e siamo nel cuore alla Fiom, la posizione dei dipendenti Benetti, che si sono lanciati in un'appassionata difesa della linea del loro datore di lavoro. Purtroppo così facendo trascurano però le stesse parole del "padrone", che già ieri ha posto nuovamente condizioni per restare ,temendo forse di veder svanire l'ambigua tolleranza che gli ha consentito,ad oggi, di soffocare le riparazioni navali a favore della propria operazione prevalentemente  immobiliare. Il contributo oggettivo più stabile che Livorno può dare all'economia dell'intera Area Vasta della Costa Tirrenica, è quello delle riparazioni navali. L'ipotesi di produzione dei megayacht ha naturalmente una sua importanza ma non presenta un legame certo e definitivo con la città e con il  territorio. Una riprova viene dal fatto che solo oggi, in pratica, la Benetti afferma che avrebbe bisogno del bacino per i megayacht , dopo che per anni non si è minimamente preoccupata della sua manutenzione, anzi confidando nel degrado conseguente all'abbandono.

Un porto delle dimensioni di quello labronico, che voglia almeno ambire a svolgere un ruolo primario, non può rinunciare ad una struttura produttiva come il bacino e le riparazioni navali. Non ci pare davvero che la città sia carente sotto il profilo delle cubature immobiliari abitative e delle promesse da marinai.

Raffaello Morelli
Gadi Polacco

Federazione dei Liberali

martedì 24 aprile 2012

PARTITI RESTITUITE SUBITO LA META' DEI "RIMBORSI" ELETTORALI!

www.liberalitaliani.org

Il dibattito circa la modifica della normativa sui rimborsi ai partiti è surreale. Si parla di controllare meglio i fondi ricevuti e non si parla delle due questioni essenziali.
La prima è chiedere l’immediata restituzione di almeno la metà dei rimborsi riscossi dai partiti per le elezioni 2001, 2004, 2005, 2006 e 2008, che sono stati (lo dice la Corte dei Conti) quattro volte le spese dichiarate ed hanno consentito di lucrare 1,5 miliardo di euro. Questo tesoretto deve essere restituito subito per almeno la metà. Si tratta di 750 milioni di euro che con la crisi attuale farebbero oltretutto molto comodo all’Erario.
La seconda è attuare dopo 64 (sessantaquattro) anni l’art.49 della Costituzione dando ai partiti precise norme democratiche a cominciare dalla personalità giuridica. Ciò consentirebbe
  • - di praticare il finanziamento volontario diretto del cittadino alla politica, rendendolo fiscalmente detraibile,
  • - di abolire subito i rimborsi elettorali in base ai voti,
  • - di prevedere, come opzione alternativa al finanziamento dai cittadini, un contributo preelettorale minimo ed uguale per chiunque lo chieda con 3 milioni di firme autenticate; in tal caso, visto l’onere per l’Erario, i bilanci dei partiti richiedenti saranno controllati da organi tecnici pubblici.

L’amara striscia disegnata dallo studio: www.fuoricentrostudio.com centra il drammatico problema civile di un modo sbagliato di finanziare la politica.

domenica 1 aprile 2012

Dar voce politica ai liberali.

"Intervistato dal Giornale di Sicilia, il segretario Stefano De Luca, confermato la settimana scorsa,  ha dichiarato che il suo PLI "vuol trasformare il Terzo Polo in un grande soggetto politico di centro" e che per farlo "noi siamo disposti a perdere l'identità liberale per creare una grande coalizione che abbia come caratteristica la laicità dello Stato".

Ne prendiamo atto con delusione. Noi Liberali Italiani stiamo sviluppando un ampio progetto nuovo, dinamico, giovanile attraverso la convergenza di tutti i liberali nella lista liberale per il 2013 (di cui sono stati indicati  i punti chiave, www.liberalitaliani.org). In Italia l'essenziale è dar voce politica ai liberali, che manca, che sola può catalizzare la politica riformatrice imperniata sulla centralità del cittadino e di cui il paese ha urgente bisogno. Perdere l'identità liberale regredendo ai giochi di palazzo, significa rinunciare alla propria funzione in cambio di uno sperato piatto di lenticchie. Oltretutto, è impossibile rinunciare alla identità liberale e insieme ottenere una grande coalizione con il carattere della laicità dello Stato, dal momento che la laicità dello Stato si impernia sull'identità liberale, sul suo metodo critico, sul suo realismo partecipativo senza utopie, da Cavour a Baslini. 

Pertanto ci auguriamo che le parole al Giornale di Sicilia non abbiano seguito".

Così Raffaello Morelli dei Liberali Italiani ha commentato l'intervista di De Luca al Giornale di Sicilia.

venerdì 23 marzo 2012

venerdì 16 marzo 2012

Il Comune emana un'ordinanza in forte odor di gabella (e le associazioni di categoria sarebbero d'accordo)...

Facendosi quasi scudo del consenso delle associazioni di categoria,il Comune annuncia una nuova regolamentazione per l'accesso degli autocarri (ovvero mezzi da lavoro che spesso sono furgoncini) nelle zone ZTL e ZSC.
L'intento e' nobile,ovvero la "riqualificazione del centro urbano tesa a migliorare la qualità ambientale e la vivibilità" : in diversi pero' potranno evitare di contribuire al bene comune semplicemente pagando quella che ha odor di gabella,ovvero la somma di 58,00 € entro giugno.
Insomma, giusto il tempo di terminare la campagna tagliandi auto,in scadenza a fine mese,e via verso la nuova frontiera degli autocarri con nuovi introiti che certo non faranno male alle casse comunali.
Qualche chiarimento pare pero' necessario, perche' quanto pubblicato dall'Amministrazione sul proprio sito dei dubbi li lascia.
Ad esempio,tutto pare impostato al rifornimento di merci a negozi ed attivita' varie, ma viceversa cosa si prevede per chi necessiti di usare,ad esempio,dei furgoni per acquistare e ritirare merci da quei punti vendita?
E cosa fare con le legittime attivita' che pero' non rientrano nelle tipologie previste dall'ordinanza?
Si pensa forse che lo schizzofrenico mercato,specialmente in tempi di crisi,possa essere ingabbiato nelle fasce orarie previste?
Tanto valeva allora,in ossequio alle esigenze di cassa,estendere a tutte le attivita' l'esonero previo obolo,invece di addentrarsi in distinguo forieri di confusione.
Almeno e' questo cio' che per ora appare....
Liberali Livorno
www.liberalivorno.blogspot.com

domenica 19 febbraio 2012

Celentano a S.Remo,una doppia presa in giro.

I soldi dei cittadini per lo sfogo logorroico e presuntuoso di un "santone" autonominatosi tale e. per l'enorme pubblicita' ad Avvenire e Famiglia Cristiana.
Di questo si dovrebbe parlare.

Gadi Polacco
www.liberalivorno.blogspot.com

venerdì 10 febbraio 2012

LIVORNO NEL PANTANO POLITICO : E' NECESSARIA UNA CONCRETA PROPOSTA ALTERNATIVA AI POLVERONI SENZA COSTRUTTO

A Livorno, negli ultimi tempi, il dibattito politico è molto acceso ma improduttivo. Non perché, come si dice, vi sia troppa conflittualità (per i liberali il conflitto democratico è il motore della convivenza tra i diversi punti di vista). Perché il conflitto non è sulle idee e sui progetti, è a proposito di pregiudizi ideologici e piccoli calcoli personali di bottega, senza collegamento con i problemi reali della città. 

Nella maggioranza, si letica praticamente su ogni cosa tra chi concepisce l'amministrare quale gestione del potere a piacimento senza rispetto del programma elettorale, per omissioni o per aggiunte, e quelli che vorrebbero almeno rispettare il programma ma non sanno staccare la spina ad un gruppo dirigente compiaciuto di pavoneggiarsi. Nella (cosiddetta) opposizione, si letica accesamente sulle persone senza richiamare un solo argomento di programma livornese, tra chi vuole conquistare il bastone del comando come investimento sulla propria carriera futura e chi contesta ai primi posizioni ideologiche indecenti, cui peraltro era stato ben lieto di affidarsi elettoralmente.

Oramai a poco più di due anni dal cambio di Sindaco, la città non dispone di alcun progetto che induca lo  sviluppo indispensabile per evitare almeno il progressivo declino. E' urgente che chi ha idee sul cosa fare e voglia di farlo, cominci apertamente a discutere per scegliere una proposta di alternativa concreta ai polveroni senza costrutto.




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Federazione dei Liberali - Livorno
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lunedì 6 febbraio 2012

REGISTRAZIONE DEL DIBATTITO,SVOLTOSI A PISA, SU "SEPARAZIONE STRATO E RELIGIONI", PRENDENDO LO SPUNTO DAL LIBRO "LO SGUARDO LUNGO", DI RAFFAELLO MORELLI

Venerdì 3 febbraio 2012
 
si è tenuto all'Università di Pisa, Palazzo de La Sapienza,presente l'autore Raffaello Morelli ,  un incontro organizzato dall'Editore ETS su:
 
Separazione Stato e religioni  
 
prendendo lo spunto dal libro "Lo sguardo lungo".

Interventi di :

  • Mario Montorzi ,docente di Storia del diritto medioevale all'Università di Pisa

  • Gianmario Cazzaniga , docente di Filosofia Morale, Università degli Studi di Pisa

  • Raimondo Cubeddu, ordinario di filosofia politica all'Università di Pisa

  • Bruno Di Porto, docente di Storia del Giornalismo e Storia Contemporanea all'Università di Pisa


 
 
 
Potete ascoltare l'audio dell'incontro trasmesso  da Radio Radicale al seguente indirizzo:


venerdì 3 febbraio 2012

L'EUROPA INVITA AD ADOTTARE IL TESTAMENTO BIOLOGICO : L'OCCASIONE PERSA DEL COMUNE DI LIVORNO

Sì al testamento biologico, informano le agenzie di stampa (il testo è ripreso da Italialaica) ma un fermo no all'eutanasia e al suicidio assistito. Questo il concetto chiave contenuto nella risoluzione votata dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa,a fine gennaio, in cui si chiede ai governi dei 47 Stati membri di emanare leggi che permettano ai loro cittadini di esprimere la propria volontà sui trattamenti e le cure che desiderano ricevere in caso che nel momento in cui i medici debbano prendere una decisione non siano più in grado di indicare cosa desiderano. Nel documento arrivato in aula mancava qualsiasi riferimento all'eutanasia o al suicidio assistito, ma un certo numero di parlamentari, tra cui gli italiani Luca Volontè (Udc) e Renato Farina (Pdl) hanno insistito per avere una sorta di clausola che specificasse che la risoluzione non trattava queste due questioni e che «l'eutanasia, intesa come l'uccisione volontaria o per omissione di un essere umano dipendente per il suo supposto beneficio dovrebbe essere sempre proibita».
Nella risoluzione viene anche chiesto agli Stati che non lo hanno ancora fatto, come l'Italia, di ratificare e attuare in ogni sua parte la Convenzione sui diritti dell'uomo e sulla biomedicina, conosciuta anche come Convenzione di Oviedo. L'Assemblea stila una lista di principi e di misure concrete che gli Stati devono seguire nel regolamentare il testamento biologico, come quella di evitare moduli complicati o oneri troppo alti in modo da assicurare che tutti possano accedere al testamento biologico.
Il nostro Comune avrebbe potuto da tempo rivelarsi "virtuoso" ,almeno su questo fronte,ed invece dopo roboanti annunci e lunghi silenzi,ha partorito un piccolo accrocco che non è ne carne ne pesce mentre altri Comuni,anche tra quelli a noi vicini,hanno proceduto invece coerentemente e speditamente.
Insomma, un'altra occasione persa.

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Federazione dei Liberali - Livorno
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martedì 10 gennaio 2012

Diretta incontro su Stato e religioni. Mercoledi 11 gennaio 2012




La Fondazione Luigi Einaudi di Roma ha organizzato un incontro sul tema:
 
Stato e religioni  
 
prendendo lo spunto dal libro "Lo sguardo lungo"
 
mercoledì 11 gennaio, dalle ore 17 alle ore 20
 
L'evento potrà essere seguito in diretta streaming 
Interventi di:
 
Luisella Battaglia, Paolo Bonetti, Luca Diotallevi, Valerio Di Porto,
Emanuele Fiume, Raffaello Morelli e Valerio Zanone.
 
Moderatore:
 
Franco Chiarenza
 
 
 
Nelle ore successive gli interventi potranno essere rivisti nella stessa pagina dello streaming.

 

 

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