Visitate il sito de LO SGUARDO LUNGO

Banner pubblicitario

lunedì 30 marzo 2009

SE A LIVORNO SI PROPONESSE, COME A FIRENZE, LA CITTADINANZA A BEPPINO ENGLARO QUALI SAREBBERO LE REAZIONI DEL PDL LOCALE?

Il conferimento a Beppino Englaro della cittadinanza onoraria di Firenze ha suscitato forti proteste del Popolo della Libertà che lo ha definito un " voler apportare con un atto simbolico il proprio irresponsabile contributo alla campagna di legittimazione dell’eutanasia" .  Noi liberali abbiamo da tempo scritto  che eutanasia e   caso Englaro ( ed anche il testamento biologico)  sono concetti riferiti a realtà differenti. Si possono confondere solo per limitata comprensione o per basso strumentalismo. Tuttavia l'episodio fiorentino fa sorgere un altro interrogativo traslabile a Livorno. Visto che i due candidati Sindaci del Popolo della Libertà, a Firenze Giovanni Galli e a Livorno Marco Taradash, fanno uscite a due su importanti TV toscane e dunque  tra i due esiste  un collegamento politico non formale, ci chiediamo : il candidato Taradash  condivide o no la polemica del Popolo della Libertà fiorentino contro la cittadinanza ad Englaro ? L'interrogativo esulerebbe dalla campagna livornese dato che l'argomento ha un orizzonte più ampio, ma siccome sulle cose livornesi tutto tace, almeno cerchiamo di capire come  la pensa il Popolo della Libertà in merit, dato che un'analoga iniziativa potrebbe essere anche assunta a livello locale.

FDL - I liberali di Livorno

La Federazione dei Liberali è anche su Facebook!

giovedì 26 marzo 2009

TESTAMENTO BIOLOGICO : NON HO BISOGNO DI UNA LEGGE PER SEGUIRE LA MIA COSCIENZA...

Da liberale e da credente non ho bisogno di una legge per seguire ciò che mi detta la mia coscienza : ho bisogno invece di una legge che consenta ad ogni cittadino di determinare la propria volontà liberamente. Non è ciò che si profila in Italia dopo il voto sul testamento biologico ed anche il richiamo del Ministro Sacconi ai soli valori cristiani,quasi che altri credenti o non credenti non avessero etica e morale, appare fuori luogo. Confido in un referendum attraverso il quale ridare a ciascuno di noi il diritto e la responsabilità delle proprie scelte.

Gadi Polacco

Consigliere Nazionale Federazione dei Liberali

mercoledì 25 marzo 2009

L'ON. CASTAGNETTI E IL SUO VERO CAPO

L'on. Castagnetti ( importante esponente prima della DC, poi della
Margherita ed ora del Partito Democratico ) ha dichiarato :" noi
abbiamo due appartenenze, una alla Chiesa, una alla politica. Per
me, come per Franceschini, per tutti noi cattolici, insomma, il vero
"capo" è lui: il Papa."
Questa dichiarazione virgolettata attribuita all'on. Castagnetti dal
primo quotidiano nazionale centra il cuore del problema, decisivo
per l'Italia, del rapporto tra politica e religione. E non conta neppure
se l'attribuzione è puntuale oppure no. Se non lo fosse potrebbe
essere prontamente smentita, ma anche in tal caso, a parte il suo
vero autore, compendierebbe con grande efficacia il vero nodo
tuttora non sciolto del confronto politico italiano.
Ciò che rende così diversa ed irrigidita la politica italiana rispetto a
quella dei grandi paesi occidentali, non è affatto il rapporto tra livello
di religiosità e istituzioni ( almeno negli Stati Uniti i credenti sono
assai più numerosi e praticanti che da noi ). E' la circostanza che da
noi molti credenti ( che soprattutto sono cattolici perché cattolico è il
credo largamente più numeroso ) non sono stati ancora capaci di
sciogliere il nodo del loro personale rapporto tra le proprie
convinzioni religiose e le regole che presiedono alla convivenza con
gli altri.
Da un secolo e mezzo ( con conferme sia nell'esperienza
applicata sia nella progressiva accettazione da parte di altre culture
) , la cultura liberale ha indicato come strada maestra del vivere
insieme la separazione dei ruoli, quello istituzionale dello Stato che
regola la convivenza democratica e quello religioso della Chiesa cui
lo Stato garantisce ogni espressione pubblica delle credenze
individuali. Di fatto, tuttavia, in Italia la cultura della separazione è
sempre più apertamente contestata e comunque mal sopportata da
quei cittadini che, pur non appartenendo ad ordini ecclesiali,
vorrebbero, per spirito cortigiano, imporre nella convivenza
comportamenti comunitari. Innanzitutto una identità religiosa
univoca ove le diversità non sono ammesse ( o se ammesse, solo
con uno statuto speciale che le rinchiude in una sorta di ghetto ). Di
conseguenza, nel discutere le regole che lo Stato è chiamato di
volta in volta a stabilire, il confronto e il dibattito politici non si
svolgono sulle culture, sulle idee e sulle proposte civili che
consentano una convivenza il più possibile rispettosa della libertà
dei cittadini membri. Il tentativo è modellare le istituzioni pubbliche
sulla fede religiosa che i cortigiani dichiarano prevalente.
Per raggiungere il loro scopo, i cortigiani ricorrono spesso anche a
totali falsità, come quando sostengono che in Italia sarebbe in
pericolo la libertà di religione. Ma a parte queste assurdità che
trovano udienza solo in piccole cerchie di tifosi e non nel grosso
dell'opinione pubblica, i cortigiani riescono a diffondere una grave
confusione concettuale anche in personaggi politici di primo piano.
Specie in un paese come il nostro, in cui è forte l'abitudine ad
essere formalmente ecumenici e a nascondere le differenze dietro i
miti del conformismo e dell'unità in modo da impedire la libertà
individuale dei cittadini. E così , anche politici di primo piano, fanno
completa confusione circa i principi e le persone che devono
presiedere al processo di confronto democratico per costruire le
istituzioni.
In una democrazia anche solo un pò ispirata al principio della
separazione, è fisiologico che un capo religioso esprima come
meglio crede i suoi dettami religiosi, che, per definizione, sono
rivolti ai suoi credenti e sono atti di proselitismo verso gli altri
cittadini, senza alcuna valenza sul piano civile. Il fatto non
fisiologico – e pericoloso per la convivenza – è che questi uomini
politici, con i loro comportamenti, si sforzino di applicare quei
dettami nelle istituzioni. E per di più inducano altri cittadini, credenti
o no, a riconoscere la guida politica ad una fede religiosa e ad un
gran sacerdote, chiamando a riconoscere come capi persone mai
sottoposte a scrutinio democratico e mai liberamene elette dai
cittadini.
Questa propensione , che in Italia è ancora oggi molto diffusa
(principalmente nei due partiti più grossi), provoca la rigidità politica.
Fa danno al paese. Ed è potenzialmente preoccupante perché
spalanca le porte alla logica dei fondamentalismi, che non è
davvero riferibile esclusivamente all'estremismo islamico. Per
dissolvere tale rigidità, non basta che questi uomini politici non
dicano queste cose. Occorre che questi uomini politici divengano
capaci di sciogliere questo loro nodo personale, separando il credo
privato dalla politica pubblica. E cambino la loro mentalità in senso
più liberale. Accettando che la convivenza è solo tra diversi. Per
natura.
Raffaello Morelli
25 marzo

domenica 22 marzo 2009

E' IN CORSO IL "KEBAB DAY" A LIVORNO


Non ci saranno dati ufficiali e nemmeno statistiche perchè l'importante....è mangiarsi un buon kebab o qualsiasi altra cosa si voglia.

Dal punto d'osservazione "presidiato" in centro città, comunque, oltre all'assaggio di un buon kebab e di ottime "burekas" per ingannare il tempo,ordinato e regolare è parso il continuo andirivieni di consumatori.

Non sono state registrate particolari e profonde dichiarazioni politiche, bensì accurate richieste di informazioni propedeutiche all'ordinare la cena.

La libertà, è noto, consiste anche nella sana frivolezza enogastronomica.

Buon "kebab day" a tutti,

Gadi Polacco


Foto : Ora di cena ad un Kebab in centro città

mercoledì 18 marzo 2009

DOMENICA 22 MARZO 2009 - KEBAB DAY A LIVORNO. MA LO "SCONTRO" NON E' TRA "5 E 5" E KEBAB, ANZI.

Le questioni di principio sollevano ancora attenzione,anche quando si parte da un semplice kebab: è questo un primo buon segno,almeno per un liberale,derivato dalla lettura degli articoli dei mezzi d'informazione e dei lanci d'agenzia che hanno amplificato la proposta del "kebab day" labronico, previsto per il 22 marzo 2009.

La dinamica sarà semplice ed il principio non può essere strumentalizzato per fare notizia : ciascuno che lo vorrà andrà a gustarsi il proprio kebab dove preferisce, riaffermando quindi il proprio diritto a mangiare cosa e dove vuole.

Il secondo buon segno è che tutti i mezzi d'informazione visionati hanno ben inquadrato l'appello : nato da una boutade, così credo e fermamente spero, da boutade si sviluppa a dimostrare che i principi si possono difendere anche con l'ironia e senza prendersi quindi troppo sul serio.

E pertanto, anche se scherzando si può dire la verità, l'auspicio ora è che la cosa si sviluppi mantenendosi, con trasversale soddisfazione gastronomica (anche in senso politico)di molti, nei binari tipici dell'ironia livornese.

Analogamente ironiche mi sono quindi apparse alcune interpretazioni di taluni mezzi d'informazione che hanno voluto immaginare un confronto tra "5 e 5", o cecina che dir si voglia (denominazione che rischia però di minare la livornesità dell'amata torta,fate attenzione cari giornalisti), e kebab.

Ciò in realtà non è perchè il moderno mangiare, tanto per tentare di dare una costruttiva prospettiva alla vicenda, si articola ormai in varie modalità : si mangia fuori casa per lavoro, nella pausa del lavoro non rientrando alla propria abitazione, per stare in compagnia, perchè non si ha voglia o tempo di cucinare , magari per sentirsi meno soli o per cercare di socializzare,e così via dicendo.

Si mangia fuori, quale ne sia il motivo, secondo i propri gusti ma anche secondo le proprie tasche.

Ecco perchè non può che essere positivo , posto il diritto alle proprie libere scelte, avere un ventaglio di opportunità tra le quali scegliere.

Livorno non è, in campo di varietà d'offerta, seconda a nessuno : così è , comunque,in tutto il mondo libero e talvolta anche in quello purtroppo non libero.

Se così non fosse, peraltro, la grande tradizione enogastronomica italiana non avrebbe potuto affermarsi nel mondo, come è avvenuto.

Il consumatore, anche a Livorno dove non mancano certamente vari e validi professionisti della somministrazione alimentare, non ha quindi bisogno di chi lo instradi sulle proprie scelte.

Sarà quindi il libero mercato a premiare chi lavora bene e con onestà, quale sia la cucina che propone.

Quindi domenica 22 marzo vada per il kebab, ma se poi si preferisse altro il principio sarà ugualmente salvaguardato.

Gadi Polacco

www.liberalivorno.blogspot.com

martedì 17 marzo 2009

DOMENICA 22 MARZO 2009 - KEBAB DAY A LIVORNO


"Libero kebab in libero Stato"

Per quanto la cosa appaia strumentale all'apparire ,le elezioni sono alle porte, peraltro copiando un'uscita che e' gia' costata all'immagine di Lucca,da liberale ed imprenditore impegnato nell'associazionismo commerciale non posso che oppormi alla crociata labronica della Lega contro i locali che propongono kebab e piatti etnici.
Posto che la legalita' deve essere un obbligo per tutti,senza distinzione di menu tanto per rimanere in tema, invito la Lega ad evitare di catalogare quali frequentatori di ambienti malfamati quei cittadini che esercitano il proprio sacrosanto diritto di andare a mangiare dove e cosa preferiscono.
Altresi' invito ad avere rispetto per quei cittadini imprenditori che,nel dovere di aderire come tutti alle leggi, hanno pero' l'altrettanto sacrosanto diritto di gestire le proprie attivita' e di veder rispettato il proprio diritto al lavoro.
Infine,da elettore di questo Comune,auspico che la Lega proponga all'elettorato, come certamente e' in grado di fare, idee utili alla citta' piuttosto che avventurarsi lungo la via della crociata gastronomica,sperando che poi non tocchi alla pizza napoletana,alla bagnacauda od al cous-cous,tanto per citare qualche vario esempio.
Lancio quindi un trasversale invito,Lega compresa per sdrammatizzare il dibattito, a dare vita al "kebab day" labronico,con appuntamento presso il kebab preferito domenica 22 marzo sera.

Seppur non necessarie per gustarsi un kebab,segnalazioni di adesione all'iniziativa possono essere comunque lasciate quale commento a questo post, oppure scrivendo a gadi.polacco@liberali.it
Grazie e buon libero appetito,
Gadi Polacco
Consigliere nazionale della Federazione dei Liberali