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martedì 28 luglio 2009

LEGGE ELETTORALE E LO SPAURACCHIO DELLA PREFERENZA

/Intervento pubblicato da IL TIRRENO in data 28.07.09
/

Egregio Direttore,
il Suo fondo di domenica 26 luglio mette il dito nella piaga,individuando nella preferenza lo spauracchio che trasversalmente nel mondo politico italiano agita ogni idea di riforma elettorale.
Mi arrabbiai molto,da amico d'Israele,quando sentii dire che per il modello elettorale privato della preferenza ci si era ispirati all'unica democrazia occidentale di stanza in Medio Oriente: la non lieve differenza.infatti e dovendosi anche tener conto di strutturali differenze tra noi ed Israele,e' il fatto che le primarie israeliane sono uno strumento serio e"spietato",viste le eccellenti "vittime" spesso mietute.
Da noi,invece,vige un patto scellerato tra opposizione e maggioranza,in alcune realta' locali ribaltandosi il ruolo (ad iniziare dalla Toscana vergognosamente prodigatasi nell'eliminare uno strumento cardine in democrazia e gia' che c'era aumentando anche il numero dei consiglieri secondo le peggiori vecchie logiche spartitorie) : all'aziendalistico PDL amministrato da un leader maximo l'assenza di preferenza facilita le decisioni del capo.mentre al PD sorto artificiosamente da una simbiosi che non appare riuscita e legato ancora a vecchie modalita" d'azione politica,la cosa appare utile per mantenere in qualche modo unite le parti,tramite una variazione ad uso interno del manuale Cencelli che rafforza nel contempo l'apparato dirigente oggi assai in crisi.
Si marca cosi' la distanza tra cittadino e politica che ha radici ormai lontane nel trasversale rifiuto di adottare il sistema a doppio turno alla francese che,evidentemente,agli occhi di questi signori ha tre grandi difetti: consentire la più' ampia partecipazione di forze politiche alle elezioni senza per questo paralizzare il quadro politico,ricollegare l'eletto al proprio collegio (cosa ormai archiviata) e rimettere appunto nelle mani dell'elettorato la scelta,costringendo peraltro le liste a candidare quanto di meglio abbiano (necessita' oggi inesistente).
Gia'.ma come scrive Lei il problema e' forse "tutto qui".
Grazie per aver risollevato la questione ed un modesto invito a perseverare,interpretando l'indignazione dei cittadini ed agevolandone,mi auguro,la reazione onde riottenere ad ogni livello l'uso della preferenza,insostituibile strumento di democrazia liberale.
Cordialmente,
Gadi Polacco

Consigliere Nazionale

Federazione dei Liberali

venerdì 17 luglio 2009

Simboli religiosi nei luoghi pubblici

Dunque la Cassazione ha rilevato,motivando l'annullamento della pena inflitta dalla Corte d'Appello dell'Aquila al magistrato Luigi Tosti, che la circolare ministeriale del periodo fescista che prevede l'esposizione del crocifisso nelle aule giudiziarie appare "in contrasto con il principio costituzionale di laicità dello Stato": trattasi,si legge tra l'altro, di un "atto amministrativo generale che appare però privo di fondamento normativo e quindi in contrasto con il principio di legalità dell'azione amministrativa".
La questione ,definita dalla Corte "di estrema delicatezza", pare riguardare genericamente "l'esposizione dei simboli religiosi nei luoghi pubblici".
In realtà in una società aperta il problema dovrebbe essere facilmente risolvibile ed anche in maniera da non sollevare polveroni,salvo tentativi di parti estreme di strumentalizzare la questione : ove il diritto alla fede sia garantito, ciascuno è libero di esporre in casa e fuori casa,in auto,portandolo addosso  o quale immagine caricata su qualsiasi supporto informatico il simbolo religioso preferito, tanto per fare solo alcuni esempi.
Nel reciproco rispetto ed in quello delle leggi alle quali tutti i cittadini sono sottoposti, si possono erigere luoghi di culto con ben evidenti i singoli simboli religiosi.
Perchè quindi dover prevedere la presenza  d'ufficio di qualsivoglia simbolo religioso nei luoghi pubblici, nei quali si incrociano i cittadini delle varie fedi alla pari di quelli non credenti?
Il problema nasce quando qualcuno ,cosa più volte affermata in Italia,vuole dare ad un simbolo religioso,nel caso il crocifisso ma il discorso varrebbe anche diversamente,un valore "universale" imponendo una sorta di primato "erga omnes" in un campo dove la singola sensibilità è invece sovrana.
In realtà è questo il punto da superare per giungere finalmente ad una condizione nella quale possano riconoscersi,uguali come la Costituzione li vuole,tutti i cittadini.


Gadi Polacco

giovedì 16 luglio 2009

ALMENO QUESTA CE LA SIAMO EVITATA.....SALTATA LA LAUREA HONORIS CAUSA A GHEDDAFI

Roma, 16 luglio 2009

Egregio professore,

il 2 luglio scorso, il Consiglio della facoltà di Architettura dell’Università di Sassari ha espresso parere negativo alla proposta della facoltà di Giurisprudenza, di conferire una laurea honoris causa, quale “esperto di diritto” (!) al dittatore libico Muhammar Gheddafi. In precedenza, il nuovo rettore dell’Università di Sassari Attilio Mastino aveva già manifestato, subito dopo l’elezione, pesanti critiche e riserve circa questa sciagurata idea.

Grazie dunque anche al nostro appello, grazie anche alla firma Sua e di altri circa 1350 docenti universitari, uno sfregio alla democrazia, al diritto e allo Stato di diritto è stato impedito.

Una volta di più, grazie di cuore.

Grazie per avere concorso, con noi, a scongiurare che si scrivesse l’ennesimo, mortificante capitolo del degrado politico e civile del nostro paese. Grazie per avere trovato, con noi, la forza di volontà necessaria per respingere questa nuova, grave offesa alla civiltà e alla cultura liberale.

Emma Bonino

IL SENATO ITALIANO PER GILAD SHALIT

*Al Senato della Repubblica una mozione
per la liberazione del caporale Gilad Shalit
*
Nella seduta del 14 luglio il Senato della Repubblica italiana ha
approvato all'unanimità la mozione 150 per la liberazione del militare
israeliano Gilad Shalit presentata dal presidente della Commissione per
i diritti umani, senatore Pietro Marcenaro . L'approvazione della
mozione 150 rappresenta la fase conclusiva di un impegno preso dalla
Commissione per i diritti umani del Senato all'inizio del mese.
Il primo di luglio, infatti, il padre di Gilad Shalit è stato ricevuto
dal Sindaco di Roma, Gianni Alemanno, per il conferimento della
cittadinanza onoraria a suo figlio, Gilad, prigioniero di Hamas da tre
lunghi anni e di cui non si hanno notizie certe. Nella stessa giornata,
Noam Shalit si è recato in visita presso il Presidente del Senato,
Renato Schifani, insieme al presidente della Commissione per i diritti
umani, senatore Pietro Marcenaro. Subito dopo è stato ascoltato in
audizione dalla Commissione per i diritti umani. Nelle due sedi è stato
preso l'impegno di coinvolgere l'Assemblea del Senato in una
dichiarazione solenne a favore della soluzione di questa drammatica vicenda.
La mozione, presentata in aula dalla Commissione per i diritti umani
nella seduta 262 del 2 luglio sostiene che "il rapimento del caporale
Shalit rappresenta un atto efferato, ingiustificabile sotto ogni punto
di vista. [...] tale atto è particolarmente odioso e inaccettabile e
contrasta con qualsiasi convenzione internazionale in materia di diritti
umani e trattamento di prigionieri [...]" e quindi "[...] impegna il
Governo a promuovere, in linea di continuità con la politica estera
italiana, ogni possibile azione perché Gilad venga liberato e perché il
processo di pace possa riprendere dall'assunto "due popoli, due Stati" e
dal riconoscimento reciproco delle sofferenze patite da ambo le parti in
tanti anni di conflitto e dagli elevatissimi costi umani".

Da L'UNIONE INFORMA
Newsletter dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

domenica 12 luglio 2009

IL TENORE CARLO BERGONZI COMPIE 85 ANNI : AUGURI AD UN'INEGUAGLIABILE ARTISTA CHE HA TANTI LEGAMI CON LIVORNO



Ho avuto il piacere di sentire il Maestro Carlo Bergonzi l'altro giorno, per fargli gli auguri in vista del suo 85° compleanno (in calendario lunedi 13 luglio 2009).
Squillante come sempre ,pur lamentandosi perchè le gambe non sono più quelle di una volta,mi ha nominato quasi uno per uno tutti gli amici livornesi che vuole salutare e rivedere presto, essendo egli legato da un grande affetto per la nostra città, risalente addirittura al 1950,quando era agli esordi e cantava ancora da baritono (proprio a Livorno si scoprirà tenore...e che tenore!).
Grande artista, grande personalità anche fuori dal palcoscenico, insomma un gran bel personaggio.
Auguri Maestro!

Gadi Polacco




CARLO BERGONZI (biografia dal sito www.carlobergonzi.it)

Carlo Bergonzi è nato il 13 luglio 1924 a Vidalenzo di Polesine Parmense, a un solo chilometro di distanza dalla Villa Verdi di Sant’Agata.
Fin da ragazzo incline alla musica, cantava nella chiesa parrocchiale.
Iscritto al
Conservatorio “Arrigo Boito” di Parma
, all’età di sedici anni i suoi maestri decisero che la sua voce era baritonale.
Dopo questo periodo la guerra interruppe i suoi studi che per ben tre lunghi anni dovette disertare in quanto prigioniero in Germania.
Terminata la guerra riprese il sogno, mai abbandonato, di studiare canto.
Debuttò come baritono nel 1947 ma, insoddisfatto, dopo due anni decise di cambiare impostazione e, dopo tre mesi di studio come autodidatta (sulle incisioni di Aureliano Pertile, dirà in una intervista), nel gennaio del 1951 si presentò come tenore nell’opera Andrea Chénier al Teatro Petruzzelli di Bari.
A coronare la gioia per la riuscita della serata, nasceva proprio in quella stessa occasione il suo primo figlio Maurizio.
Incoraggiato dal successo, decise di preparare con ferrea volontà altre opere. Ora nel suo repertorio se ne contano settantuno, dalla produzione romantica a quella verista, ma ancor più vasti sono i suoi programmi concertistici.
Nel 1951, cinquantenario della morte del Maestro, Bergonzi fu scelto dalla
RAI per eseguire una serie di opere verdiane, fra le quali “I due Foscari”.
Il titolo di quest’opera rimase a lui particolarmente caro, tanto che negli anni successivi lo scelse quale nome per il suo albergo ristorante sito in Busseto.
I primi passi sul palcoscenico dei teatri di provincia gli avevano procurato quella grande e proficua esperienza, che gli consentì di varcare successivamente la soglia dei più famosi teatri del mondo.
Il suo vero lancio internazionale avvenne al
Metropolitan di New York con Aida nella stagione 1956/57.
Da allora ben trentatre stagioni in quel meraviglioso teatro (vecchio e nuovo) lo hanno visto protagonista con anche varie inaugurazioni.
La direzione del Metropolitan, unitamente a colleghi, fans e amici, volle nel dicembre 1981, con un Gala entusiasmante e commovente, festeggiarlo per il 25esimo anniversario di carriera in quel teatro.
Altri prestigiosi teatri lo videro innumerevoli volte calcare il palcoscenico, tra cui la
Scala di Milano, dove per nove stagioni ha cantato le migliori opere del suo repertorio, inaugurando una stagione con La Forza del Destino nel lontano 1965. Del 1993 è l’addio definitivo alla Scala con un grande trionfo.
Molti altri teatri importanti hanno applaudito le sue esibizioni nelle città di
Buenos Aires, Chicago, San Francisco, Vienna, Londra, Barcellona, Madrid, Berlino, Salisburgo, Tokio, Roma, Napoli, Torino, Genova, Bologna, Parma, Venezia e Trieste...
E fra i più importanti teatri estivi l’
Arena di Verona (21 stagioni con un solo anno d’interruzione), Terme di Caracalla, lo Sferisterio di Macerata ed altri ancora.

 

Le incisioni di Bergonzi sono innumerevoli, 25 opere complete ed in aggiunta diversi recitals e duetti con i più importanti Maestri e colleghi. Maestri come Bruno Walter, Tullio Serafin, Herbert von Karajan, Carlo Maria Giulini, Antonino Votto, Gianandrea Gavazzeni, Solti, Mitropoulos, Schippers, Pretre, Cleva, Patané, Santi, Molinari Pradelli, Bernstein... Colleghi come Tebaldi, Callas, Price, Stella, Kabaivanska, Cossotto, Sutherland, Verrett, Scotto, Simionato, Caballé, Nilsson, Arroyo, Deutekom, Sills, Moffo, Bumbry, Rysanek...

 




CARLO BERGONZI E LIVORNO
1950 (cantando da baritono)
«Un giorno, nell'autunno del 1950, ero a Livorno e cantavo Butterfly con Galliano Masini. Dopo il primo atto, durante il quale la voce aveva fatto qualche capriccio, tornai in camerino e provai a fare degli esercizi prendendo delle note alte. Con stupore, mi accorsi che arrivavo con facilità al do. "Ma io sono tenore" mi dissi. "Quello che ho fatto finora è tutto sbagliato, devo cambiare." Terminata la recita, tornai a casa deciso a tentare una nuova strada. ( dal sito www.carlobergonzi.it)

Da tenore:
1953, protagonista in RIGOLETTO al Teatro Goldoni
1956, protagonista in ANDREA CHENIER al Teatro Goldoni
1980, protagonista in CAVALLERIA RUSTICANA al teatro Goldoni

Come spesso egli ricorda, cosa che lo lega particolarmente  a Livorno (oltre alla stima ed al ricordo per Galliano Masini) , proprio al Teatro Goldoni venne ascoltato dall'emissario del prestigioso MET di New York, venendo ingaggiato nella nostra città,dove avrebbe poi cantato con enormi successi per decenni.

2004, presiede il concorso internazionale lirico intitolato al compianto Maestro Antonio Bacchelli
2005, ospite d'onore per LA GIOCONDA, Teatro Goldoni.

lunedì 6 luglio 2009

IL DOPPIONE DEL POPOLO DELLA LIBERTA' AL COMUNE DI LIVORNO

Un commento dei liberali sui due gruppi del Popolo della Libertà al Comune di Livorno (  www.liberalivorno.blogspot.com   ). 

La valutazione del Coordinatore provinciale del Popolo della Libertà sulla costituzione di due gruppi consiliari in Comune da parte della coalizione Taradash, è una cosa di rilievo per tutti i livornesi.

Non solo perché è insostenibile secondo le norme vigenti (il Presidente Bianchi ha detto la parola definitiva e non per cavilli burocratici), ma soprattutto perché mette in discussione la trasparenza nel rapporto tra cittadini e partiti, forse senza neppure rendersene conto.

Lo dimostrano i fatti. Il Popolo della Libertà prima ha voluto la coalizione con candidato Sindaco Taradash, poi , avendo capito che la lista Popolo della Libertà non poteva scalzare Cosimi, all'ultimo le ha affiancato una distinta lista civetta, Governare Livorno. Un numero non insignificante di livornesi si è riconosciuto in Governare Livorno e ha fatto penare il consenso al Popolo della Libertà. A questo punto i responsabili del Popolo della Libertà volevano dichiarata finita la ricreazione e far confluire tutti gli eletti in un solo gruppo consiliare. Anzi hanno indotto il Coordinatore regionale allo sprezzo delle regole, ottenendo da lui il riconoscimento , come gruppo del Popolo della Libertà, del gruppo costituito dalla minoranza degli eletti della lista Popolo della Libertà. 

Ora, è davvero singolare che chi parla di continuo di rappresentare gli italiani, non voglia riconoscere che la maggioranza dei consiglieri eletti nella sua lista con il voto dei cittadini ( purtroppo non è riuscito per tempo a togliere le preferenze in Comune ) si è opposta formalmente alla fusione tra gli eletti delle due liste. Ed è ancor più singolare che chi attacca di continuo la vecchia partitocrazia, cerchi poi di adottarne le peggiori pratiche, pretendendo di far comporre i gruppi consiliari non dagli eletti ma dai coordinatori di partito.

Non potevano pensare ai problemi degli equilibri interni al momento di comporre la coalizione e di fare le liste? La consigliera Amadio, non era il numero uno della lista Popolo della Libertà e non è risultata la  prima per numero di preferenze? E se hanno avuto un'amnesia, perché insistono su un rimedio che è anche peggio? Per parte nostra, non avremmo pensato di dover dar ragione  alla consigliera Amadio, dalla quale siamo assai distanti in termini politici. Ma quando leggiamo che chi non si attiene a quanto deciso dal Popolo della Libertà, se ne dissocia e avalla l'uso improprio di simboli e sigle "in questo caso legalizzando anche la contraffazione di marchi politici" , non crediamo più possibile far finta di nulla. Trasparenza e coerenza nel dibattito e nei comportamenti è il cuore della democrazia. Almeno per noi.