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domenica 4 agosto 2013

Lettera liberale al Sen. Silvio Berlusconi

                       3 agosto 2013

 

Egregio Senatore Berlusconi,

Le scrivo come liberale invitandoLa a contribuire alla pacificazione e con ciò alla possibilità politica di affrontare senza distrazioni  i problemi del paese.  I liberali, appunto perché liberali, non hanno mai votato dal 1994  le coalizioni politiche da Lei promosse e sono stati cofondatori dell’Ulivo. Allo stesso tempo, hanno sempre sostenuto che la questione non era sconfiggerLa in termini giudiziari bensì politici, cosa che non sarebbe riuscita con  tesi indistinte e lontane da proposte praticabili.

Oggi solo Lei può rimuovere il macigno che paralizza il confronto politico, vista l’attenzione ossessiva ad esso dedicata. Lei ritiene la condanna definitiva in Cassazione frutto di persecuzione ed ha tutto il diritto costituzionale di sostenerlo (solo gli illiberali continuano a dire che le sentenze non si commentano). Peraltro è ovvio che ogni sentenza va rispettata. E siccome Lei ha espresso l’intenzione di restare in campo politico,  oggettivamente si separano i Suoi destini di singolo e la Sua posizione di capo politico.   Le sofisticate tecniche legali che adotterà in sua difesa, non possono più confondersi con la prospettiva delle Sue idee politiche. Il confonderli mina il governo Letta (cosa da Lei sempre esclusa) e alimenta polemiche  forti e sterili sul non rispetto della sentenza (vedi strada della “grazia”).

La sentenza definitiva della Cassazione attiva due procedure, la decadenza da senatore e l’arresto. Lei separerebbe la difesa personale dalla prospettiva politica, accelerando nei prossimi giorni le procedure con due Suoi atti autonomi, le dimissioni da Senatore e il consegnarsi in carcere. E’ evidente che questi due atti costituirebbero per Lei  grossi sacrifici umani, ma un capo deve avere la capacità di farli, soprattutto perché con ciò toglierebbe il grosso macigno che distrae la politica dai problemi reali e darebbe fiato all’Italia.

Lei non perderebbe  il Suo ruolo di guida politica (per i cittadini sostenitori delle Sue tesi) e spianerebbe la strada a riforme su questioni essenziali per il paese, a cominciare, come ha detto il Presidente Napolitano, da quei problemi relativi all'amministrazione della giustizia, già segnalati lo scorso marzo dal gruppo di lavoro presidenziale.

Le rivolgiamo questo invito come liberali Suoi avversari politici perché convinti che togliere all’immobilismo conservatore la scusa Berlusconi sia sciogliere i vincoli dell’Italia. 

Con i migliori saluti

Raffaello Morelli - Liberali Italiani

venerdì 2 agosto 2013

Porta a Mare e altri insediamenti: troppe lacrime di coccodrillo, quasi che la cosa non fosse nota....

Egregio Direttore,
opportunamente Il Tirreno pone una questione assai pragmatica nel titolare a argomentare che "mentre il commercio piange arrivano 200 nuovi negozi" :  cosa bizzarra, sembra proprio che la cosa fosse stata messa da una parte, mio malgrado devo dire anche a livello di associazioni di categoria, secondo una vecchia tradizione di questa città, ovvero l'attendere l'ultimo minuto,se non anche dopo, per lamentarsi e cercare di cambiare cose ormai impostate da anni.
Il sito de Il Tirreno può testimoniare invece che delle voci,da lungo tempo, si sono levate a far rilevare certe cose e a mettere in guardia dinanzi a certi pericoli.
Attingo quindi  all'archivio del giornale ,per dare un esempio, per ricordare che, correva l'anno 2003, scrivevate : «Occorre guardare alla Porta a mare con pragmatismo, senza per questo nascondersi le insidie e le perplessità che un simile progetto inevitabilmente contiene». Parola di Gadi Polacco, che alla circoscrizione 2 è vicepresidente e capogruppo della Lista Amaranto (che ha detto sì al «parere d'approvazione condizionato votato a maggioranza dal consiglio».
 La Lista Amaranto ritiene importante che il documento raccolga le istanze di dotare di «una sorta di particolare "Pir" il commercio dell'area, con il coinvolgimento delle associazioni dei commercianti»: l'ampio spazio per insediamenti commerciali va «gestito favorendo al massimo il riposizionamento e l'evoluzione del commercio già insistente sul territorio, aprendosi poi a quello della città intera e completando conseguentemente l'opera attingendo a risorse esterne, senza turbare il già massiccio carico commerciale insito nel centro cittadino». I timori? Riguardano «le reali possibilità di coabitazione tra nuovi residenti e lavorazioni nautiche» e il rischio «di creare un'"isola" all'interno della città», senza contare le «inderogabili esigenze di piena e normale attività della Lips».

Il parere della Circoscrizione 2, per contestualizzare in sintesi la cosa, diceva in pratica :
- attenzione al carico di nuovo commercio che viene immesso sul centro città, dove è già presente oltre il 40% del commercio cittadino, che occorre filtrare e indirizzare affinchè sia nuova merceologia o spostamento,in miglior condizione di lavoro,di merceologia già esistente,onde evitare una possibile overdose;
- attenzione (la Lips ormai ce la siamo giocata) alla salvaguardia delle riparazioni navali, attività alla quale un porto che voglia definirsi tale non può rinunciare,che devono convivere con la nuova vocazione dell'area.
Nel corso di questi dieci anni e più queste cose le abbiamo ripetute, in verità in sparuto numero,comunque n diversi e quel parere condizionato della Circoscrizione 2 di allora appare "profetico",alla luce delle discusisoni in atto.
L'assenza di fatto dalla partita delle sigle del commercio, con grande dispiacere questo è il mio modesto pensiero, oltre a quello dell'Amministrazione portano oggi alla situazione che ben avete descritto.
Ma almeno le lacrime di coccodrillo o l'illusione (tale sin dall'origine) che "Porta a Mare diventi luogo per attività commerciali legate principalmente alla diportistica" per favore ci vengano evitate.
Grazie per l'attenzione e cordiali saluti,

Gadi Polacco

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Federazione dei Liberali - Livorno
www.liberalivorno.blogspot.com