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mercoledì 18 febbraio 2015

Gemellaggio Livorno - Gaza. Riflessioni e una proposta.

LIBERALI LIVORNO
liberalivorno@gmail.com

Livorno, 16 febbraio 2015

Egregia Dott.sa Cepparello,
come Liberali livornesi Le rivolgiamo questa lettera aperta per richiamare la Sua attenzione di Presidentessa sulle conseguenze negative che avrà per la città di Livorno la mozione concernente il "Gemellaggio con la città di Gaza"  presentata dai consiglieri Esposito (M5S) e Bruciati (BL) ed approvata dal Consiglio Comunale dello scorso 11 febbraio 2015. Questo è stato il nostro giudizio immediato, ma nei pochi giorni trascorsi la questione si è assai aggravata sotto il profilo di immagine e credibilità  livornesi.
In effetti la delibera ha già di per sé  almeno quattro punti critici enormi,
1) Gaza è amministrata dittatorialmente con estrema durezza da Hamas  ( le elezioni, seppur discusse, sono di nove anni fa e furono seguite dall'estromissione delle altre componenti) , e quindi sono i palestinesi stessi ad essere sottoposti allo sprezzo dei più basilari diritti civili (democratici,civili,religiosi) e  alla pratica della sommaria pena capitale;
2) Hamas è ufficialmente un gruppo terroristico per l'Unione Europea – e  per l'Italia che ne è parte – e solo mentendo consapevolmente si può affermare che. con il gemellaggio, Livorno non si contaminerà con questa entità del terrore;
3) lo statuto di Hamas non riconosce il diritto all'esistenza d'Israel stato democratico (con il quale l'Italia ha piene relazioni diplomatiche) e contiene passaggi antisemiti  in netto contrasto con quanto storicamente si vanta a Livorno, in tema di "tolleranza" e convivenza nel reciproco rispetto tra gli eredi delle varie "nazioni" fondatrici;
4)  votare un testo che prevede gemellaggio con la popolazione di Gaza piuttosto che con la città di Gaza come richiesto dalle norme giuridiche (e infatti lo storico gemellaggio con Bat Yam è con la città e non con la popolazione) è un puro imbroglio linguistico almeno del tutto ipocrita. 
Del resto, il  giudizio negativo sulla delibera 11 febbraio non è stato solo di noi liberali, ma anche della rete e da parte di voci interne a M5S e PD che, con nomi e cognomi, si dicono sconcertate per l'approvazione. Comunque sia, questi giudizi hanno avuto negli ultimi giorni  due preoccupanti conferme. L'agenzia  palestinese Ma'an  da notizia  in dettaglio della lotta di potere, a suon di attentati e sparatorie, in corso a Gaza tra i dominanti di Hamas e i "fratelli" di Fatah, che non accettano di soccombere ai dettami  da Hamas nella striscia. E poi, nelle ultime ore, direttamente da Gaza,  i fratelli gemellati di Hamas hanno ammonito l'Italia e minacciato che un intervento in Libia sarebbe considerato una "crociata" e avrebbe conseguenze.
Stando così le cose, ci appelliamo a Lei, signora Presidentessa, perché voglia proporre al Consiglio di assumere una nuova posizione che eviti imbarazzi alla nostra città.  La via di uscita che proponiamo è seguire un esempio israeliano del 2008. In effetti, dopo gli accordi di Oslo del 1993, il Comune di Tel Aviv stipulò un gemellaggio con Gaza ma nel 2008, dinanzi all'evidente affermarsi dell'occupazione di Gaza da parte di Hamas e della sua natura prettamente terroristica, ostile e antisemita, il Consiglio Comunale di Tel Aviv non deliberò di cancellare il gemellaggio bensì di congelarlo sino a tempi migliori, ovvero quando potrà esservi un interlocutore accettabile e disponibile.
Noi liberali auspichiamo che Lei, signora Presidentessa, voglia  proporre di seguire la medesima  via per separare il popolo di Gaza dai propri aguzzini di Hamas, mantenendo l'indirizzo votato il 11 febbraio ma adeguandolo con una nuova deilbera alla realtà effettiva dei territori palestinesi e dei rapporti internazionali dell'Italia.
Con i  migliori saluti
 p. Liberali Livorno
Riccardo Volian

www.liberalivorno.blogspot.com

domenica 15 febbraio 2015

LIVORNO : L'AVVIO DEI CAMBIAMENTI SUL SOCIALE E SULLE FARMACIE

In materia di gestione del sociale, il gruppo PD in Comune si scaglia contro i provvedimenti dell'Amministrazione nascondendosi dietro alcuni loro aspetti discutibili (e da migliorare) per attaccare invece il loro significato complessivo (che è condivisibile). Con  la volontà di riportare in Comune i servizi sociali, la Giunta ha voluto opportunamente tagliare la consolidata politica assistenziale dell'era PD, quando si confondeva l'attenzione ai poveri con i privilegi quasi monopolistici concessi soprattutto all'ARCI ed anche alla Caritas, il che metteva la gestione assistenziale in mano ai privati con i soldi pubblici. 
Ciò mostrava una  mentalità vetero statalista che distorce il significato di sussidiarietà e terzo settore, concependoli solo come costoso surrogato scelto dal potere  per tessere i suoi legami e imporsi ai cittadini (a cominciare dai più deboli). L'attuale Amministrazione, insediata dal rifiuto dei metodi assistenziali ed inefficaci messi in atto per anni, ha voluto giustamente dare un segno di forte discontinuità, che, seppure con alcune precisazioni ancora da fare, percorre la giusta strada. Ne è la riprova la reazione del PD, il quale, sognando la  dissolta egemonia, cerca di chiamare a raccolta tutti gli altri candidati sindaci per fare un giro nel mondo associativo, nonostante che in larga parte quei candidati si fossero schierati proprio contro la concezione proprietaria del PD riguardo l'associazionismo. 
Anche in materia di gestione delle farmacie, l'Amministrazione M5S ha voluto dare un segno di forte discontinuità indicando di voler far ricuperare alla gestione la redditività che c'era (seppure bassa) e che è stata affossata negli anni più recenti dalla gestione disarticolata ed inefficiente di amministratori indicati dalla partitocrazia consociativa. In questo caso, tuttavia,  la gestione è già in mano al Comune, anche se non ancora diretta. Quindi l'operatività non può fermarsi agli intenti e divenire immediatamente concreta. Il consigliere Cannito ha richiamato l'esigenza di eliminare le retribuzioni contrattate un dipendente alla volta, di rifare la pianta organica, ridisegnare il rapporto con l'ASL e il centro di prenotazioni, di restituire la professionalità ai farmacisti, di rivoluzionare i sistemi di approvvigionamento e magazzino, di reintrodurre la produttività anche premiandola. Il fine è introdurre nella gestione delle farmacie  una mano manageriale, dal momento che sarebbe antisociale mantenere una direzione politica che non consenta all'azienda farmacie comunali il normale utile di gestione prodotto da ogni farmacia di privati.
Nel complesso pare evidente che faticosamente stia emergendo l'intento rinnovatore dell'Amministrazione Nogarin, che peraltro resta invischiata nella mancanza di un suo definito progetto originario e dalla mancanza di un adeguato appoggio da parte delle strutture amministrative formatesi in epoche precedenti ed affezionale a quel ricordo (quella seconda mancanza che viene poco percepita, al punto da premiare nelle norme di concorso interno il gruppo dirigente al quale si assegna la parte del leone sia nei premi che nelle valutazioni concorsuali delle altre categorie di dipendenti).
Liberali Livorno

www.liberalivorno.blogspot.com

mercoledì 11 febbraio 2015

GEMELLAGGIO CON GAZA (OVVERO HAMAS) : TANTO TUONO' CHE PIOVVE, TRA CERCHIOBOTTISMO, ARRAMPICATE SUGLI SPECCHI, IMBARAZZI, SILENZI ,ASSENZE E QUALCHE STRAFALCIONE.

Dunque la mozione sul gemellaggio con Gaza, ovvero Hamas (gruppo
riconosciuto come terroristico anche dall'UE) è passata. Lo spettacolo
reso dal Consiglio Comunale è stato assai scarso : il trionfo del
cerchiobbotismo ( con l'ipocrita riproposizione di una mozione parallela
sul gemellaggio con Bat Yam che però data luglio 1961....!...) , palesi
imbarazzi, imbarazzati silenzi e utili assenze, senza farsi mancare
anche qualche strafalcione.
Il prezzo ideologico è stato quindi pagato, con tanto di ormai trite e
ritrite riproposizioni di mantra antisraeliani "a prescindere", per
dirla alla Totò.
Il passaggio tragicomico lo si è avuto quando,in vari interventi,si è
ricordato che soldi però non ce ne sono (a parte vaghe promesse della
Giunta di recuperare qualcosa in qualche recondito angolino del
bilancio) ma,nonostante ciò, si è affermato che si supererà l'ostacolo
Hamas arrivando direttamente alla gente (esilarante)......
Comunque,seguendo quanto opportunamente detto dal Cons. Bruciati (ma
ovviamente lui si riferiva solo a Gaza), di persone al mondo che "se la
passano peggio" (di noi) ce ne sono purtroppo tantissime : pertanto è
lecito attendersi che il Comune di Livorno ora attiverà, con altrettanta
cerchiobottista par condicio, innumerevoli gemellaggi, partendo dalla
Russia e dall'Ucrania,passando dal Medio Oriente, sorvolando l'Africa e
non dimenticando l'Asia.
Circa il Genocidio Armeno, storia solo per chi vuole negarla,da anni la
Camera dei Deputati si è espressa e quindi sarebbe opportuno , piuttosto
che seguire rituali stanchi in Consiglio Comunale, attivarsi
direttamente e concretamente per far conoscere questa tragica pagina
della storia, coinvolgendo primariamente le scuole.
Ricordiamo però che ieri, appena ieri, era la giornata in ricordo di
un'altra tragedia, direttamente coinvolgenteci, le Foibe.

Gadi Polacco

giovedì 5 febbraio 2015

Raffaello Morelli sull'elezione di Sergio Mattarella a Presidente della Repubblica

Caro direttore, il tuo editoriale sull'elezione del presidente Mattarella, 'E' già qualcosa', ha di sicuro un titolo felice. Di certo, è già qualcosa che in quattro votazioni i grandi elettori abbiano saputo compiere una scelta (tra l'altro, di una persona esperta in politica e in dottrina costituzionale, sobria nel parlare e coerente nelle proprie convinzioni cattoliche di rito democristiano). E le tesi che sostieni sono riflessioni talvolta d'area, talvolta realistiche e, nel complesso, un contributo utile al dibattito che dovrà aprirsi sul nuovo stato di cose. Tuttavia, proprio in vista di tale dibattito, nutro dubbi sulle righe conclusive del tuo articolo. Riconosco che qui fai un'affermazione importante: "L'elezione di Sergio Mattarella non cambierà la Storia". Ma ciò confligge con la frase successiva, ovvero nel merito che avrebbe questa elezione di configurare la possibilità di una nuova sintesi strategica e politica tra le culture riformiste, finora divise. Infatti, tale nuova configurazione richiederebbe un forte cambiamento dell'impostazione seguita da anni. Mentre l'elezione di Mattarella è stata rapida solo perché si è proseguito nella vecchia via, uniformandosi ai desideri del potere 'leaderistico' prevalente, evitando altresì di impegnarsi su progetti di regole, in prospettiva, diverse. Nel centro-sinistra, in realtà ognuno ha agito pensando solo alle proprie posizioni: 'Sel' contro il patto del Nazareno e contro il programma del Governo; la minoranza Pd contro l'interpretazione 'renziana' del patto medesimo e per rafforzare le richieste di modifica alle principali riforme in corso; il Ncd di Alfano e l'area popolare contro la possibilità di perdere il posto al 'tavolo' del Governo (se non acquiescenti) anche a costo di perdere di coerenza nel proprio disegno; Renzi e la sua 'corte' per ricompattare, al momento, il Pd con il sogno di sanare la ferita dei 'franchi tiratori' del 2013, anche a prezzo di incrementare il 'trasformismo', inaugurando cioè una terza maggioranza; Forza Italia, dal canto suo, si è talmente fissata sulla 'mistica' del Nazareno e delle sue 'briciole di potere' da mostrarsi sprovveduta e farsi raggirare anche sulle trattative tattiche. Insomma, nessuno ha indicato nuove 'piattaforme di convergenza' a proposito del da farsi per il Paese. In ciò sta la mancanza del cambiamento e il segno della conservazione. L'elezione di Sergio Mattarella è una 'cappa' conservatrice, in termini politici, che non muta per il carattere della persona eletta, molto dignitosa ma di costante fede conservatrice (confermata nel suo discorso al parlamento in seduta comune, in cui i richiami alla comunità hanno sovrastato quelli alla libertà). Si dimise da ministro tentando di impedire l'approvazione della legge Mammì, che toglieva il monopolio alla Rai; promosse una legge elettorale che modificò il sistema secondo le indicazioni decise dai cittadini, ma senza abbandonare il proporzionale ed evitando il pieno maggioritario di collegio, che rende davvero arbitri i cittadini; più di recente, si batté fino in fondo per evitare l'ingresso nel Ppe di Forza Italia, che sottraeva alla Margherita il monopolio dei rapporti con i popolar conservatori europei. All'Italia non servono le 'cappe' conservatrici del disastro in cui si trova. Né servono le 'mitiche sintesi', soffocatrici delle diversità individuali e culturali. Serve, invece, la convergenza tra diversi su un progetto, magari limitato, che però attivi veramente un cambiamento non 'parolaio'. Eppure, Renzi continua con le sole parole. Retoricamente dice: "La vicenda 'quirinalizia' non rientrava nel Nazareno", rassicurando, da un lato, l'ossessione 'antiberlusconiana' e, dall'altro, dando a Berlusconi il messaggio di voler 'fare come prima', quando i numeri di Forza Italia si sono rivelati determinanti, in varie occasioni, su riforme costituzionali ed elettorali. Dice che, ora, si è messo "il turbo alle riforme", confondendo la propria spregiudicatezza con i numeri in parlamento, ma i contenuti non hanno un 'disegno', se non la momentanea convenienza tattica. Con le parole si promette speranza, ma la speranza di oggi può acuire le difficoltà di domani, quando non seguono fatti che migliorino la vita quotidiana. Per avviare un progetto, magari limitato, di effettivo cambiamento non servono sintesi: è indispensabile la rappresentanza politica e parlamentare di una formazione caratterizzata dalle idee e da comportamenti laici e liberali, che storicamente lavorano al cambiamento, di continuo e in modo fisiologico, attraverso scelte concrete e la verifica delle cose. Tale formazione non si costruisce 'sventolando figure' che non hanno mai rappresentato l'impostazione dei laici impegnati a convergere, bensì di quelli fedeli a simboli sempre uguali a se stessi nel 'solipsismo'. Del resto, la metodologia individuale non è la politica dei grandi personaggi che pensano a far prevalere un individuo, ma il puntare sempre a regole di convivenza imperniate sullo stare ai fatti e sulle esigenze quotidiane del cittadino. Non solo i principi, ma i fatti stessi, ci dicono che i laici non possono volere e praticare il 'leaderismo'. Così come i fatti hanno provato il fallimento sia di chi ha sognato Forza Italia, nella sua prima e poi nella sua seconda maniera, estranea alla mentalità laica, sia di chi ha concepito il Pd quale 'indistinzione' culturale, portando ad annegare i principi laici e liberali, nonché privando il Paese del contributo della sinistra medesima, alternativo ai conservatori. Vogliamo prenderne atto tutti e darci una mossa per costruire tale formazione, senza più confondere il realismo con piccole convenienze asfittiche, che consegnano sempre il Paese al leader di turno?





Presidente della Federazione dei liberali italiani