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venerdì 24 dicembre 2010

L'espressione del sentrimento religioso deve essere ^motivata" oppure elevata "erga omnes"?

Egregio Direttore,
da cittadino credente acattolico,per usare una definizione cara alla
burocrazia, nonchè liberale dovrei sentirmi offeso da un Presepe in
Comune od una statua della Madonna all'entrata del porto?
Fautore di una società aperta,quindi laica come peraltro la Costituzione
prescriverebbe, vorrei uno Stato neutrale che proprio perchè tale sia
forte nel poter assicurare a tutti la libera osservanza di qualsivoglia
credo (unitamente al non credere),in reciproco rispetto e
nell'osservanza delle comuni leggi civili : la società laica non è
infatti nemica del sentimento religioso,anzi lo tutela e lo valorizza
nelle sue varie espressioni.
La neutralità della sfera pubblica dinanzi alle varie forme religiose si
può ottenere in due modi : una rispettosa ma rigorosa separazione, in
verità la via direi preferita in ottica liberale,o alternativamente
un'uguale attenzione nei confronti di tutte, non essendo compito dello
Stato o comunque della sfera pubblica stilare classifiche di tipo
fideistico.
Premesso quanto sopra credo quindi di potermi lamentare,senza essere
tacciato di "bieco laicismo anticlericale", delle "giustificazioni" e di
talune argomentazioni che ormai sembrano essere divenute di moda per
spiegare,anche da parte di amministratori pubblici che pur si dichiarano
laici, scelte come quelle per le quali mi chiedevo retoricamente,aprendo
questa lettera,se dovessi sentirmi offeso.
Ecco allora che,quasi mettendo le mani avanti, ci si affanna ad
affermare che il tal simbolo non deve essere inteso in maniera offensiva
per i credenti variamente tali e che ha "valore universale" e di
"accoglienza" nei confronti di tutti (i non credenti in genere non
vengono però mai presi in considerazione),con affermazioni quindi
elevate a regola "erga omnes".
Proprio perchè non capisco di cosa dovrei offendermi (nel caso
inaccettabili sono le affermazioni,quelle si ostili,in base alle quali
vi sarebbe un'unica "nostra cultura" dinanzi alla quale gli "altri" si
dovrebbero accontentare di essere tollerati...) devo allora chiedermi a
cosa è dovuta quella che,comunemente,si definirebbe "coda di paglia".
Non credo che le risposte siano poi tante : in alcuni casi penso si
tratti di politici intimamente laici,se non anche laicisti,che adottano
pensieri che in realtà non condividono in funzione politicamente
strumentale,tradizione ormai trasversale nel panorama politico italiano.
In altri ,invece,la "coda di paglia" tende a coprire il sincero
pensiero che vorrebbe proprio il contrario di quanto si afferma,ovvero
una società con una cultura dominante ed appunto gli "altri"
tollerati,se non in qualche caso esclusi.
Emerge quindi la necessità di un ambito pubblico che,senza ipocrisie e
strumentalizzazioni,si apra invece totalmente e senza diversi pesi e
misure nei confronti di tutti,agevolando l'affermarsi di una società che
valorizzi anche ogni espressione del credere.
L'ispirazione,in questo campo come in altri,ce la può dare la società
americana nella quale è pacificamente normale vedere gli uomini pubblici
partecipare, o addirittura patrocinare , iniziative in occasione delle
più importanti varie festività religiose , per non parlare dei mondi
dell'informazione e dell'intrattenimento che analogamente
contribuiscono a diffondere l'abitudine a condividere, cosa ben diversa
dall'omologazione indistinta, le diverse espressioni culturali e del
credere.
E allora, season's greetings a tutti!
Cordiali saluti,
Gadi Polacco

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