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venerdì 5 giugno 2009

I liberali ed il voto alle europee 2009

FEDERAZIONE   dei   LIBERALIIl PresidenteRoma 5 giugno 2009Cari amici liberali, alla vigilia del voto per le europee, balza agli occhi che la campagna  non ha pressoché mai avuto l'Europa come argomento. Ancora una volta è confermata la radicata convinzione liberale secondo cui Berlusconi è riuscito ad imporre il bando della politica. Il PD, tutto chiuso nella convinzione di essere moralmente superiore e quindi  insostituibile, continua a non capirlo. Né per tempo, né dopo l'insuccesso del voto utile nel 2008. In queste settimane si è intestardito nell'imperniare la campagna elettorale sul Noemigate, sul confondere vita pubblica e vita privata e non ha voluto, una volta di più, sciogliere le contraddizioni culturali interne  e produrre un progetto politico concretamente alternativo. Per fronteggiare questa situazione, l'intero mondo dei liberali (liberali, repubblicani, riformatori tutti insieme) , fin dall'aprile dello scorso anno, aveva correttamente indicato la necessità di raccogliere le firme per presentare alle europee liste autonome. Il che avrebbe dato un preciso segnale della volontà di aggregare politicamente quelli che si sono intestarditi per decenni in differenziazioni che esistono ma che sono secondarie e improduttive rispetto ai progetti politici degli avversari del liberalismo nella convivenza. Vale a dire un'esigenza di aggregazione necessaria non tanto al mondo liberale, quanto al paese.Questa ipotesi, dopo qualche mese di marcia in sintonia degli interessati, si è progressivamente afflosciata. Ha vinto la pigrizia. Troppi hanno temuto il faticoso lavoro necessario, anche se hanno sventolato grandi utopie nel segno di una tradizione più nostalgica che attenta al cambiamento. Per quanto ci riguarda, abbiamo allora tentato di aggirare l'ostacolo intessendo rapporti con gli ex diniani. Loro avevano avuto un 2008 politicamente frenetico: a febbraio erano tra i fondatori del PD, ad aprile erano stati eletti con il Popolo della Libertà, a maggio l'avevano lasciato per passare al gruppo misto e a giugno e luglio ci avevano espressamente escluso di essere interessati alle europee. Però a gennaio 2009 gli ex diniani avevano legato con il MAIE, gli italiani in Argentina, avevano ottenuto il titolo di presentare la lista senza previa raccolta delle firme e si dicevano pronti a fare una battaglia per rilanciare la liberal democrazia con destinazione ELDR. A tal fine, dagli ultimi giorni di gennaio ai primi di aprile, abbiamo avuto contatti molto stretti ( circa 22/23 incontri fisici di circa 90 / 120 minuti l'uno con la partecipazione di più persone, oltre numerosissime telefonate). A poco a poco, gli ex diniani ci hanno detto espressamente che non volevano un simbolo nuovo e giovane, imperniato sulla parola e quindi sul concetto di Liberali e riformatori, ed invece hanno insistito per l'inserire, nel loro vecchio simbolo aggiornato in "LD per Melchiorre", la scritta Federazione dei Liberali. Noi abbiamo replicato che senza un chiaro disegno politico che si imperniasse dichiaratamente sui liberali, il solo nostro nome sarebbe stato preclusivo degli altri soggetti dell'intera area, e non avrebbe potuto evitare che la lista fosse una lista di divisione e non di aggregazione. Per di più essendo caratterizzata essenzialmente dal nome della onorevole Melchiorre, degnissima persona, ma sconosciuta al grande pubblico e senza un curriculum ed un'immagine liberale. Quanto fosse fondata questa previsione, lo mostrano il programma e il tipo di campagna che poi hanno effettivamente svolto.In sostanza, a queste europee 2009, non c'è una lista che sia liberale o possa rappresentare i liberali. E sia chiaro. Anche per limiti organizzativi dei liberali. Per il rispetto dei fatti tipico dei liberali, si deve peraltro osservare che, a parte le dichiarazioni degli ex-diniani (che dicono di puntare all'ELDR ma che hanno rifiutato di chiamarsi liberali, azzardando solo negli ultimi giorni a tentare una timida immagine liberale), stanno nel partito liberale europeo (ELDR) i radicali e l'Italia dei Valori. I radicali hanno diversi punti di contatto con i liberali, salvo la tendenza – che spunta  sempre fuori – al considerarsi il centro del mondo ( il che non è tanto liberale). Per questo si sono intruppati nelle liste PD prima, nel loro gruppo parlamentare poi e ora non si decidono ad uscirne per dar vita ad un gruppo dell'intera area liberale. L'Italia dei Valori non è percepita come liberale o contigua ai liberali in Italia (e chi non è liberale in Italia non può essere molto credibile come liberale). Viene dominata dalle impostazioni di segno giustizialista, ha una vita interna rigidamente verticistica e chiusa ed è golosa del populismo demagogico, che può far guadagnare consensi ma corrode il lavoro istituzionale per mettere la libertà del cittadino al centro della politica. In questo stato di cose, occorre essere realistici e dire che l'atteggiamento più coerente è non attribuire il proprio voto alle Europee, non attribuirlo in uno dei molti modi tecnicamente possibili. Il che non è una rinuncia. E' il dissenso partecipato di chi, nello stesso momento, vuol continuare ad impegnarsi per aggregare politicamente tutta l'area liberale, repubblicana, riformatrice, litigiosa per decenni fino ad oggi, colmando così quel buco di liberalismo che è la malattia del nostro paese. Questo è il vero contributo positivo al pluralismo della nostra convivenza. Tanto più importante perché l'eliminazione del pluralismo è il reale obiettivo dei due grossi partiti, convergenti nel  far balenare il potere e praticare il conformismo, per ridurre gli spazi di rappresentanza a chi non si piega al volere dei gruppi dominanti. Tra quindici giorni avremo un altro episodio del medesimo attacco al pluralismo, con il tentativo dei Referendum Elettorali di attribuire ad un solo Partito la maggioranza assoluta dei seggi. Non a caso PD e Popolo della Libertà sono d'accordo in pieno su questo. E qui , con il Comitato Batti il Referendum Elettorale, cui ha aderito anche la maggioranza della FdL, è stato compiuto un passo avanti sulla strada di comportamenti politici utili nel merito e utili nella prospettiva di mettere insieme l'area dei liberali, repubblicani e riformatori. Scegliere il VOTO CON IL NON VOTO non è solo difendere il pluralismo applicando la norma costituzionale prevista per i referendum abrogativi ma è anche l'occasione di rafforzarlo, ponendo le premesse adatte ad avviare poi il riempimento del buco di liberalismo nel paese.Cordiali salutiRaffaello  Morelli

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