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mercoledì 5 giugno 2013

Sui fondi ale paritarie

Si riporta di sotto il testo dell'articolo di Raffaello Morelli pubblicato dal Tirreno del 31 maggio sul perché non dare fondi pubblici alle paritarie. 


Sui fondi alle  paritarie, va evitata la polemica non utile al convivere tra diversi: come scrivere che, se chiudessero tutte le scuole cattoliche, lo Stato non potrebbe gestire l'istruzione per chi ne ha diritto. Si regredirebbe al potere temporale e spero non si voglia.

Evitato questo, seguiamo l'impianto educativo della Costituzione. Il diritto dei genitori di educare non è un mondo a sè ma rientra nel sistema educativo dell'articolo 33. Lo Stato da libertà di scelta al cittadino, da una parte lasciando ad ognuno libertà di organizzare l'insegnamento preferito, dall'altra organizzando l'istruzione pubblica garantita a tutti senza preferenze. Allora libertà di insegnamento non significa che lo Stato rinunci alla funzione di garanzia finanziando preferenze di singoli. Trasformare la libertà di insegnamento in diritto ad educare è la pretesa comunitaria di preesistere allo Stato e di esigerne l'intervento per farsi finanziare una libertà isolata.

La scuola parificata non configura la libertà di insegnamento bensì la libertà di impresa, che  chiede allo Stato il titolo di parificata adottandone i programmi. La scuola parificata rientra nel sistema pubblico ma non è identica alla pubblica. Attua una propria finalità specifica, che non coincide con quella pubblica. Anche se onlus, ne ricava un'influenza (cioè un utile) e non può costruirsela con i soldi pubblici.

Finanziare le parificate non rientra nella sussidiarietà. Per la Costituzione art.118, c. 4,  le istituzioni favoriscono  l'autonoma iniziativa di cittadini. Qui,  il verbo favorire non è sinonimo di dare moneta e la frase autonoma iniziativa si riferisce ad iniziativa con autonomia finanziaria e decisionale. Le scuole parificate non hanno per definizione questa autonomia e non rientrano nella sussidiarietà che assiste l'autonoma diversità del cittadini. Sostenere che finanziamento dello Stato sarebbe diverso da oneri dello Stato, è  surreale mentre l'Europa vigila sui decimali del nostro deficit. Volere più soldi alla scuola pubblica non quadra col finanziare le paritarie.

Infine se fosse vero – ed è contestato ­–­ che le paritarie costano molto meno, il problema sarebbe il perché del divario. Continuare a tamponare il problema scegliendo  il privilegio per alcuni senza risanare, è un danno ulteriore. L'uso coerente delle risorse delle Istituzioni è un caposaldo democratico.



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