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venerdì 30 aprile 2010

I liberali e il centro (da La Stampa del 30.04.10)

Osservazioni liberali sul CentroAlcune osservazioni liberali a proposito del dibattito tra Luca Ricolfi («L'equivoco del centro», sabato 24) e Ferdinando Adornato («Un solo centro scommessa vincente», lunedì 26). L'equivoco del centro consiste nel volersi chiamare così e nel perché. Si vuole chiamare centro perché il nome significa equidistanza rispetto agli estremi, come 55-60 anni fa significava essere contro il Pci e il Msi. Ma né Popolo della Libertà né Partito Democratico sono partiti estremi. Poi, e ancor più importante, siccome il difetto del Pdl e del Pd è quello di anteporre lo schierarsi simbolico ai programmi e ai comportamenti di governo, per essere davvero loro avversari occorre prima aver un disegno politico alternativo. Non a caso questo non sta avvenendo. Non si pensa a un'alternativa di cultura, bensì a un'alternativa di potere. Chi, Udc e Api, è accomunato oggi nell'avanzare la proposta di un solo centro, è unito soprattutto nel rifuggire l'idea di adottare la cultura liberale e di chiamarsi liberale. Un progetto alternativo vero può invece sorgere solo dall'assumere senza vergogne una cultura che dica come dare spazio al cittadino, cioè una cultura del proporre e non una cultura dell'esser contro e basta. Una cultura liberale.I liberali sono sempre all'opposizione di Berlusconi non perché Berlusconi esiste ma perché esprime idee antiliberali e, se riesce, le attua. I liberali hanno da oltre cinque anni detto perché era un grave errore il Pd: non perché fosse cattocomunista, ma perché non aveva né anima né progetto. I liberali sostengono la laicità delle istituzioni non perché sono contro la religione o le organizzazioni religiose ma perché sostengono che l'identità di un popolo è plurale e che lo Stato deve essere separato dalle religioni per non fare della fede una fonte legislativa. I liberali sono storicamente a favore delle autonomie locali e quindi del federalismo, ma siccome l'Italia è nata centralista, affermano che sono indispensabili i dettagli dei meccanismi per il federalismo fiscale, cosa che la Lega finora non ha fatto.Le proposte liberali sono perciò liberali e vanno ben oltre il moderatismo o il radicalesimo, che appartengono ad altre epoche politiche. Per questo, né in Germania, con l'attuale vice cancelliere Westerwelle, né in Inghilterra, con l'emergente Clegg, c'è chi etichetta i liberali come al centro.RAFFAELLO MORELLI PRESIDENTE FEDERAZ. LIBERALI

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